Pianosa, parco nazionale dell’Arcipelago toscano di Patrizia Magi il 29 Lug 2020 Pianosa un Eden ritrovato Piccolo e piatto, quasi invisibile all’orizzonte, questo candido lembo di terra fatto di conchiglie, situato a 8 miglia dall’Isola d’Elba, lasciato alle spalle il suo triste passato di luogo di reclusione è oggi un affascinante paradiso naturalistico. È solo una piccola e sottile fettuccia perlacea che separa il blu del mare dall’azzurro del cielo, la bella isola di Pianosa. Alla quale gli antichi Romani appiopparono subito – bisogna dire con poca fantasia – il nome di Planasia, per via della sua modesta altezza: 29 metri nel punto più elevato. Difficile intravederla all’orizzonte, specialmente se il mare si increspa nascondendola dietro candidi riccioli d’onda o se la foschia ne avvolge il già basso profilo. Solo d’estate una nuvoletta di calore che talvolta gli si forma sopra finisce per farla scovare, se si guarda verso il largo dalla costa meridionale dell’isola d’Elba, dalla quale dista otto miglia. Proprio da questo versante, precisamente da Marina di Campo, d’estate parte tutti i giorni la motonave per raggiungerla. E va prenotata, perché l’isola – inserita nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano dal 1996 – è disabitata e “a numero chiuso”. Può quindi accedervi un massimo di 250 persone al giorno, che possono muoversi in autonomia solo nel borgo vicino all’approdo. Una barriera di scogli che termina con il picco del Marzocco, delimitando uno specchio d’acqua nel quale si possono ancora vedere i resti di una peschiera romana. Per esplorare il resto dell’isola è necessario partecipare a uno dei tanti tour guidati proposti. Ce ne sono in bici, a piedi, in bus, in kayak, con maschera e pinne e persino in carrozza, mentre alcuni centri sub elbani sono autorizzati a fare immersioni in fantastici diving point predisposti in prossimità della costa. Le norme da rispettare per godersi questo piccolo paradiso non sono poche ma necessarie per proteggere il magnifico ambiente naturale di questo lembo di arenaria conchillifera che il tormentato passato di luogo di reclusione ha permesso restasse pressoché integro. E che vale la pena visitare – anche se non è possibile con la propria barca (alle unità non autorizzate è vietato avvicinarsi a meno di un miglio dall’isola) che sarà bene lasciare per un giorno in uno dei tanti porti o rade dell’Elba. Leggi tutto l'articolo Abbonati Questo articolo è disponibile solo per gli abbonati. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!
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