Testo e foto di Antonio Coppi

Un’isola del Dodecaneso dove di certo non si capita per caso, soprattutto se si è alla ricerca dell’italianità così presente in alcuni luoghi storici della Grecia. Famosa nell’antichità per il culto di Artemide, Leros è dunque una meta da scoprire ma anche un posto dove tornare, magari più e più volte.

L'Arsenale Lakki
L’Arsenale

Entrando a vela nell’ampia rada di Lakki faccio un lungo bordo con mure a sinistra per passare davanti ai resti ancora imponenti dell’arsenale italiano. “Bandiera Italiana a riva!”.  Saluto così – con il tricolore che sale sulla crocetta di sinistra – i nostri soldati morti per la difesa dell’isola durante la sanguinosa battaglia di Leros nel novembre del 1943 e quelli poi trucidati dalle truppe tedesche dopo l’inevitabile resa.

Baia di Lakki
Baia di Lakki

Un po’ di storia

La conformazione e la posizione geografica di Portolago – come la chiamavano i circa novemila Italiani di stanza dal 1912 al 1943 nell’isola di Leros, posta quasi al centro del Dodecaneso – la rendevano una base navale ideale. Il suo ingresso, intagliato tra due alti promontori rocciosi a picco sul mare, era facilmente controllabile con le batterie poste alla sommità delle alture. La profondità delle acque, intorno ai settanta metri, ne consentiva un utilizzo ideale anche per i sommergibili: e infatti molte delle nostre navi subacquee attraccavano alle banchine dell’arsenale.

I loro nomi “Naiade”, “Sciré”, “Gemma”, “Ondina”, “Zeffiro”, “Perla”, “Anfitrite”, “Neghelli”, “Jantina”, “Foca” (tutti affondati nella immane tragedia dell’ultima guerra mondiale) si perdono nelle nebbie dei ricordi delle passate generazioni, ma rappresentano pagine gloriose della storia della nostra Marina Militare.

Dopo l’8 settembre del 1943, i soldati italiani al comando dell’ammiraglio Luigi Mascherpa (poi fucilato dai repubblichini a Parma nel maggio del 44), affiancati da un piccolo contingente di fucilieri e da alcune unità navali inglesi, resistettero alla massiccia offensiva tedesca. Dal 6 al 16 novembre del 1943 si combatté la battaglia di Leros, che vide la morte di centinaia di militari di entrambe le parti, la distruzione di diversi caccia Stukas e bombardieri tedeschi, l’affondamento di unità navali italiane, di due cacciatorpediniere inglesi e un cacciatorpediniere greco, il “Principessa Olga”.

baia di Lakki
Ingresso della baia di Lakki

La navigazione

La prima volta che ho toccato le coste dell’isola risale all’anno 2004: provenivo da Turgutreis, il marina turco prospiciente le isole centrali del Dodecaneso. Attirato dalla descrizione della costa orientale dell’isola fatta dal portolano, quella volta non mi impegnai nel passaggio tra Kalimnos e Leros, ma scelsi Agia Marina, dando fondo davanti a un mulino a vento, costruito a livello dell’acqua su una punta di scogli protesa verso mare.

Agia

La piccola banchina che costituisce il porto di Agia era affollata di barche da pesca e al molo non era consentito l’attracco, riservato alla Guardia Costiera e ai traghetti che collegano giornalmente questa isola alle altre dell’arcipelago, da Rodi a Kos, Kalymnos, Lipsi, Archi e Patmos.

Per fortuna c’era vento da NW non troppo fresco perché, come scoprii in seguito, con venti forti il moto ondoso che si forma nella baia rende l’ormeggio scomodo e spesso pericoloso, al punto che i traghetti giornalieri vengono deviati al porto di Lakki, nella parte opposta dell’isola, ben ridossato e protetto da tutti i quadranti.  A Lakki attraccano le navi e i traghetti da e per Atene, Agatonisi e Samos.

L’abitato di Agia Marina è raccolto lungo la via principale e il porto, con i bar che d’estate sono sempre affollati. Sull’edificio prospiciente il molo dei traghetti spicca ancora uno stemma sabaudo con la scritta Regia Dogana, rimasto a ricordarci un passato anche troppo recente, come moltissimi altri edifici costruiti secondo lo stile del Trentennio; tra questi, “l’ospedale dei matti” che, in realtà, ospitava i dissidenti esiliati.

Gli anziani locali parlano ancora perfettamente la nostra lingua e non mancano mai di rammentare quanto gli italiani fecero per Leros e per le altre isole dell’Egeo: strade scavate a colpi di piccone, case ed edifici pubblici sorti dovunque, fame ed analfabetismo sconfitti.

La fortezza di Pandeli
La fortezza di Pandeli

La pizzeria costruita in riva al mare, poco oltre la piazza principale, serviva enormi pizze stra-condite che bastavano per quattro persone normali, oltre ad alcuni piatti tipici come la terrina di patate, formaggi e bacon. Oggi fa solo pizze d’asporto, buone anche se non speciali come quelle di qualche anno fa. Il mulino a vento sull’acqua, davanti al quale quel primo anno gettai l’ancora del Fabinou, è la perla all’occhiello del ristorante Mylos, tra i più rinomati e cari di Leros.

Agia Marina occupa la costa meridionale del golfo che segna profondamente il lato Est dell’isola. Di fronte ad Agia, sulla costa settentrionale, si stende il lungo litorale di Alinda, il centro turistico costellato di alberghi, pensioni e ristoranti. 

Pandeli Grecia
Pandeli

Dove mangiare

Per una buona mangiata di pesce a un prezzo onesto, il ristorante Argo offre una buona scelta di piatti di cucina locale, tra i quali spicca la casseruola di cozze, una ricetta diversa dalla solita zuppa, che il simpatico gestore Nektalios suggerisce ai clienti abituali. Subito a Sud di Agia Marina, sempre sulla costa orientale, il vicino paese di Pandeli è il sito più conosciuto dell’isola, dominato dalle possenti mura della Fortezza, ancora più bella di notte, perché sapientemente illuminata.

Taberna Karaflas

Il paesino, dove molti italiani hanno comprato casa, è orlato sul fondo da una spiaggia di sabbia e sassi che prosegue fino al piccolo porto peschereccio. I ristoranti di pesce invadono il suo breve litorale e alcuni occupano con i loro tavolini la striscia di sabbia fino alla battigia, consentendo al turista il raro piacere di cenare con i piedi lambiti dalla risacca.

Da Maria e Mikali si mangiava allora e fino a tutto il 2020 il miglior pesce azzurro dell’isola, accompagnato da un delizioso misto di verdure cotte al vapore.

Purtroppo Mikali, il maestro della griglia, stanco delle decine di migliaia di sgombri, aguglie, tonnetti, sardine e acciughe cucinate nella sua vita, ha abbandonato questa attività e ha trasformato il ristorante in un piccolo market, gestito dalla moglie Maria e dalla figlia.

La madre di Mikali, Despina (Assunta) deceduta all’età di 94 anni, parlava un italiano perfetto e fluente (mi verrebbe da dire con Giosuè Carducci: pieno di forza e di soavità). Sempre disponibile a fare da interprete con i molti personaggi locali che non parlavano inglese, mi prese in simpatia e una sera mi raccontò che verso la fine della guerra aveva conosciuto un giovane tenente italiano e si erano perdutamente innamorati. Lui voleva assolutamente portarla in Italia.

Lei, figlia unica non ancora diciottenne, non se la sentì di lasciare i genitori, che si opponevano fermamente. Così dopo qualche lettera – che ci metteva mesi per arrivare – la loro storia finì. Mentre lo raccontava le luccicavano gli occhi. Una delle tante storie di una guerra sciagurata, in ricordo della quale a Leros esiste un impressionante museo, ricavato nelle gallerie sotterranee che servirono da rifugio durante i bombardamenti.

Porticciolo di Pandeli, baia di Vromolithos e sullo sfondo la baia di Lakki

A sud di Pandeli

A Sud di Pandeli, senza soluzione di continuità, si apre l’ampia baia di Vromolithos, la cui vista dall’alto offre il più bel panorama dell’isola, fronteggiata a circa venti miglia di distanza dalla costa anatolica.

Durante l’estate, la baia, ridossata dai venti settentrionali e occidentali, è affollata di barche alla fonda – per lo più provenienti dalle coste turche – che, in barba ai severi e restrittivi regolamenti vigenti sia là sia in Grecia, bivaccano per uno o due giorni senza le prescritte formalità, godendosi la vasta offerta di pesce dei ristoranti di Pandeli.

La baia di Partheni
La baia di Partheni

Qui, passando tra i tavolini del bar Castelo, sovrastato dall’omonimo albergo in faccia al mare, dopo una breve ma ripida salita si raggiunge il ristorante Taberna Karaflas che offre dalla sua grande terrazza una splendida vista sulla baia e sulle vicine impervie alture di Kalimnos, colorate di rosa dal tramonto.

Cenare su quella terrazza, mentre appaiono le prime luci della costa turca di Turgutreis e Yalikawak, serviti da Antonia, la bella e simpatica compagna di Dimitri che parla anche italiano, rappresenta uno dei momenti topici (pochi per la verità) delle vacanze a Leros.

Se poi i piatti di pesce si accompagnano al profumato bianco Biblya Xora (12 euro la bottiglia in negozio, a fronte di vini bianchi che costano intorno ai 4 euro) si dimentica presto la giornata passata in sentina o nel vano motore, a tentare improbabili riparazioni!

Alinda
Alinda

Un po’ di geografia

Leros è contornata da molti scogli e da sette isolotti, che la coronano un po’ dappertutto, alcuni ornati di chiesine bianche e blu, come in tutti i classici dipinti dell’Egeo. Aghios Kiriaki e Piganousa a Est, Velona e Glaronisia a Sud, nel canale di Leros; Stroggyli e Tripiti a Nord-Ovest. Il più grande, Arkangelos, offre un bellissimo ancoraggio, ben ridossato da tutti i venti dei quadranti settentrionali. Sulla spiaggetta sorge una trattoria, ben nota anche agli abitanti di Leros come meta di escursioni del fine settimana.

L’isolotto di Piganousa e poi Kalymnos e sullo sfondo Kos visti dalla fortezza di Pandeli

Le belle baie, come Alinda sulla costa orientale, Partheni e Blefoutis a Nord e Xirocambos a Sud sono orlate di piccole spiagge a volte sabbiose, ma più spesso di ciottoli e scogli. Solo Gourna offre un’ampia spiaggia di sabbia, ma assolutamente non curata, come quasi tutte quelle delle isole greche. Pensare che basterebbe un normale rastrello da bagnini, come quelli che vediamo sui nostri litorali, e un’ora di lavoro di uno dei tanti migranti rimasti sull’isola, per dare un aspetto invitante e balneare a questi lidi.

Aghios Isidoros
Aghios Isidoros

Lungo la sponda nordoccidentale della baia di Gourna, la chiesina di Aghios Isidoros sembra spuntare dall’acqua. La si raggiunge passando da un viottolo di cemento largo una ottantina di centimetri e lungo una cinquantina di metri, poco al di sopra del livello dell’acqua, bagnandosi i piedi anche con mare calmo.

La particolarità del posto, già di per sé stesso suggestivo, è che il viottolo, per il gioco delle correnti e della risacca, è esposto alle onde che vi frangono sui due lati, con un fenomeno naturale ben visibile anche in calma di vento: il mare ha due direzioni diverse sulle due sponde della scogliera.

Il lato a mare riceve le onde dal largo, mentre quello orientale è battuto dalle onde che ritornano dalla spiaggia antistante, lontana diverse centinaia di metri. Leros è dotata di ben tre aree attrezzate per il ricovero delle imbarcazioni da diporto.

Agmar Marina
Agmar Marina (da Google Earth)

Agmar Marina, situato subito a fianco del piccolo aeroporto, di fronte alla rada di Partheni, dispone di travel lift per l’alaggio, di una vasta area per il rimessaggio a terra e di un cantiere per i lavori meccanici e di falegnameria. Non dispone però di pontili in loco e, perciò, utilizza banchine inserite nell’area portuale di Lakki, distante una decina di miglia via mare o una quindicina di chilometri via terra.

La baia di Partheni
La baia di Partheni

Il cantiere e il marina di Leros

Una nuova realtà – Artemis – è sorta da qualche anno un miglio più a Sud, anch’essa dotata di cantiere e di un’ampia area per il rimessaggio a terra. L’unica struttura che può veramente vantarsi di essere un porto turistico è Leros Evros Marina, nata una trentina di anni fa grazie alla lungimiranza e la perspicacia di un avvocato ateniese, Costantin (Costas) Kalantzopoulos, che prima l’ha sognata e poi, con le sue sole forze, l’ha costruita giorno dopo giorno dal nulla, affrontando mille difficoltà burocratiche e l’ostilità di alcuni personaggi locali.

Acquistato il terreno antistante l’insenatura orientale della rada di Lakki, ha aggredito un rilievo roccioso quasi a picco sul mare facendone una cava di grandi massi con i quali ha costruito un’imponente diga.  Già tranquillo di per sé, il bacino così creato con la nuova protezione foranea è sempre calmo e totalmente ridossato da tutti i quadranti, quali che siano le condizioni del vento e del mare nella baia, facendo di Leros Evros Marina uno dei porti turistici più sicuri dell’Egeo.

Leros Evros Marina
Leros Evros Marina

Il marina si è ampliato

Di anno in anno, Costas ha continuato a costruire banchine in cemento, pontili galleggianti, scali di alaggio e bagni (questi ultimi rinnovati da pochi anni) e ha acquistato macchine di movimento terra, due travel lift, un carrello per il trasporto e il posizionamento delle barche nei piazzali, macchine fabbricate in  Italia da Cimoli, di Modena.  Ha poi realizzato uno “Skipper Club”, un magazzino di articoli nautici e tanto altro ancora.

Leros Evros Marina è come la fabbrica di San Pietro: ci sono sempre lavori in corso, vuoi per allargare il passaggio sulla diga foranea, vuoi per preparare un attracco esterno per grandi yacht e un distributore di gasolio, quest’ultimo ancora in mente Dei.  Questo approdo ha significato per l’isola il benessere, incrementando notevolmente il turismo e tutte le attività commerciali, edilizia compresa.

Man mano che il marina si è ampliato e il numero degli ospiti è aumentato (oggi i posti barca tra terra e mare superano il ragguardevole numero di 800), Costas Kalantzopoulos ha però dovuto delegare ai familiari la gestione amministrativa e organizzativa, con la conseguenza che questa bella struttura presenta alcune carenze, non sempre compensate dalla cordialità del personale.

In particolare le strette regole che limitano l’accesso alle sole ditte convenzionate incidono sul costo e spesso anche sul livello qualitativo dei piccoli e grandi lavori di manutenzione con i quali tutti gli armatori devono fare i conti. 

Tutti gli ordini devono passare per la segreteria amministrativa. Impedendo di commissionare le riparazioni ad artigiani esterni alla struttura – spesso più qualificati – e imponendo dei sovrapprezzi che alle volte superano di oltre il doppio il valore effettivo del lavoro, il Marina si è alienata la simpatia di molti armatori. 

Un esempio: per quattro rammendi di circa dieci centimetri ciascuno sul bimini, tra l’altro eseguiti senza applicare rinforzi di alcun genere, mi sono stati addebitati 180 euro (!)… ed erano fatti così male che ho poi dovuto sostituire tutto il telo rivolgendomi a un tappezziere esterno, spendendo 100 euro! 

Come conseguenza di questo e di alcuni gap organizzativi, la direzione non sempre riesce a mantenere un buon rapporto con i diportisti. Qualcuno, dopo la prima esperienza negativa, sceglie di volgere la prua verso altri lidi. Ultimamente, a un amico che stava partendo dopo due giorni di sosta nel marina, è stato detto che se avesse lasciato l’ormeggio dopo mezzogiorno avrebbe dovuto pagare una giornata in più.

Anche il servizio di assistenza mostra qualche lacuna, dovuta al continuo avvicendamento del personale, non sempre sufficientemente addestrato. Una vera eccezione sono i bravissimi operatori dei mezzi di alaggio e movimentazione delle imbarcazioni, che aggiungono alla loro ottima preparazione tecnica una grande disponibilità e cortesia.

Quando il marina era più piccolo era una sorta di club di amici, come lo aveva voluto Costas, un vero gentleman che parla correntemente francese e inglese, con alle spalle una vita di viaggi e di esperienze negli Usa e in Europa.  Lui gestiva tutto personalmente e aveva anche il tempo di passare con gli ospiti qualche piacevole ora a chiacchierare davanti a un bicchiere di ouzo.

Oggi il numero degli armatori “stanziali” è decuplicato, il patron è spesso lontano per i suoi impegni ad Atene e all’estero, e chi lo sostituisce nella gestione del Marina non riesce a imitarlo.

Conclusioni

Malgrado ciò e a parte qualche disservizio per i problemi sopra accennati, questo marina è, a mio avviso, uno dei migliori di tutta la Grecia, tanto che, da oltre un decennio, è il mio porto di armamento, dove la barca a terra sverna al sicuro e dove in banchina passo qualche settimana a svolgere personalmente quei piccoli lavori manuali che in un altro approdo commissionerei a bravi artigiani esterni.

Da qui sono passati molti vecchi amici, qualcuno è rimasto e altri si sono avvicendati. Le serate in pozzetto tra una chiacchiera e un bicchiere di aspro krasì si succedono piacevolmente, ma passano troppo in fretta.

L’isola è collegata ad Atene con il proprio aeroporto, dal quale si raggiungono anche Rodi e Astipalea. I collegamenti via mare sono garantiti dai comodi catamarani della Dodekannisos Seaways, che serve le principali isole, e chi viaggia con la propria auto utilizzando i grandi traghetti della Blue Star Ferries deve adattarsi a orari spesso antelucani, perlomeno fino a giugno.

Anche se in questi ultimi cinque anni la splendida regolarità delle stagioni e del vento in Egeo si è gradualmente modificata in peggio, i venti tra maggio e ottobre spirano quasi costantemente dal primo e dal quarto quadrante, rendendo l’isola di Leros – posta al centro del Dodecaneso e a qualche decina di miglia dalla prima delle Piccole Cicladi a Ovest e dalla Costa Turca a Est – un felice punto di partenza per le crociere a vela verso tutte le destinazioni dell’Egeo Centrale.