Palinuro: 90 anni di venti favorevoli di Corrado Ricci il 2 Dic 2024 Sommario Il compleanno della celebre nave golettaLa storiaNel nome del nocchiereLunga navigazioneLa campagna 2024Anello di congiunzioneAmbasciatore di MarevivoCambio di guardiaBella accoglienza al ritornoUna mostra documentariaDUE COMANDANTI RICORDANO Il compleanno della celebre nave goletta La lunga storia del Palinuro, nave scuola della Marina Militare, tra formazione e rappresentanza dopo la perdita del Colombo. In principio fu una nave appoggio per la pesca dei merluzzi. Il ricordo di due ex-comandanti Novant’anni e non sentirli. La longevità del Palinuro desta meraviglia. Questione di cure e passione, che si risolvono in percorsi di crescita professionale. Al pari del Vespucci, deputato alla formazione degli ufficiali, è la seconda nave a vela maggiore della Marina Militare; lì a prendere dimestichezza col mare sono gli studenti della Scuola Navale Militare Morosini di Venezia e gli allievi della Scuola Sottufficiali della Marina Militare di Taranto della categoria nocchieri. Il suo armamento a nave goletta evoca il fascino dell’antica marineria, perpetuando l’arte che ne è alla base. Tre alberi e il bompresso costituiscono i pinnacoli della cattedrale del mare che spiega al vento un mix imponente di vele: quadre sull’albero di trinchetto e auriche sugli alberi di maestra e mezzana, vele di strallo e fiocchi per un totale di 1000 metri quadrati circa di tela, manovrati attraverso 17 chilometri di cordami, tra cavi e cime. Uno spettacolo avvincente il suo navigare a vela spiegate, grazie al complesso e ardito gioco di squadra, con l’auspicio impresso sul motto in latino: Faventibus Ventis, col favore dei venti. Ciò tra acrobazie sui pennoni e coffe per sbrogliare e bordare le vele e le azioni a piede d’albero per cazzare, lascare e bracciare le stesse. Da oltre dieci anni è stata ottimizzata la sicurezza, traslando sul mare le norme per i lavori in quota a terra. Così le linee vita hanno fatto la loro comparsa al fianco delle griselle, così come i cordoni ombelicali dei tradizionali imbraghi sono stati configurati col sistema di arresto della caduta ammortizzato. Il Palinuro durante l’attraversamento del Canale di Corinto La storia La nave – lunga 69 metri fuori tutto e larga 10 – entrò nel servizio operativo della flotta militare il 16 luglio del 1955 per fronteggiare la perdita del Cristoforo Colombo (gemello del Vespucci), consegnato all’ex Unione Sovietica quale risarcimento dei danni di guerra e il disarmo della goletta Ebe (sezionata dal Cantiere Argo delle Grazie e rimontata nel Museo della Scienza e della tecnologia di Milano dove troneggia in una sala bacino). Accadde 16 anni dopo il varo dagli scali dei Cantieri Navali Dubigeon di Nantes e l’iniziale attività svolta col nome di Commandant Louis Richard per conto di una società privata francese. All’inizio la nave venne impiegata per la pesca dei merluzzi nei Banchi di Terranova; allora fungeva da appoggio alla flottiglia degli agili dory che calavano i palamiti per catturare il pesce prelibato. Dopo l’acquisto da parte dello Stato italiano, la nave venne sottoposta a importanti lavori di adattamento: prima nei Cantieri navali di Castellammare di Stabia, poi nell’Arsenale della Spezia. La fisionomia fu resa simile, sotto diversi aspetti, a quella del Vespucci, con il quale condivide la tipologia di costruzione con lamiere chiodate d’acciaio: così l’assemblaggio delle strutture dello scafo e il rivestimento del fasciame, con corsi di colore bianco e nero alternati nell’opera morta e l’effetto visivo dei portelli che richiamano i pennoni degli antichi vascelli. Consegna del mezzo modello realizzato dai ragazzi del Corso Operatori del Legno di Confindustria Nel nome del nocchiere Il nome assunto, nel suo nuovo corso, è quello del mitico nocchiero della nave di Enea, stimato per la grande perizia marinaresca, come racconta Virgilio nell’Eneide. La polena di Palinuro si staglia sulla prua della nave. La rappresentazione in oro zecchino lo interpreta con gli occhi chiusi, perché vinto dal dio sonno, ma con la barra del timone ben stretta fra le mani, e quindi vigile per la percezione del vento attraverso gli altri sensi: la capacità di ‘sentire’ gli elementi, propria dei grandi marinai. Lunga navigazione Si stima che siano oltre 350.000 le miglia inanellate dalla nave nel corso della sua vita sulla cresta dell’onda e alla ricerca dei venti, dal Mediterraneo al Mar Nero, ai mari del Nord Europa, varcando le Colonne d’Ercole e attraversando il Canale di Corinto. Nel corso della sua navigazione ha fatto scalo in tanti porti, alcuni più volte. E ha sempre destato meraviglia svelandosi nella sua eleganza fatta di legni laccati, ottoni brillanti, cime di canapa. La campagna 2024 Nell’anno del novantennale, particolarmente intensa è stata l’attività addestrativa e di rappresentanza. Queste le tappe: Brindisi: 8-13 giugno; Napoli: 19-25 giugno; Montenegro: 1- 4 luglio; Bari: 6-9 luglio; Ancona: 12-15 luglio; Trieste: 17-22 luglio; Lussinpiccolo (Croazia): 24- 26 luglio; Durazzo (Albania): 30 luglio-2 agosto; Messina: 7- 12 agosto; Capo Teulada/Cagliari: 17-20 agosto; Valencia (Spagna): 25-28 agosto; Barcellona (Spagna): 30 agosto – 4 settembre; Port Mahon (Spagna): 7-19 settembre; Brindisi: 25 -30 settembre; Venezia: 3-10 ottobre; Napoli: 17-20 ottobre; Livorno: 23-28 ottobre, fino all’arrivo alla Spezia, il 29 ottobre. Anello di congiunzione A Barcellona, il Palinuro è stato l’anello di congiunzione tra passato e futuro della vela: incastonato tra i bolidi della coppa America e numerose barche d’epoca chiamate a raccolta per le regate annuali, con ormeggio baricentrico, nel porto catalano. In quel contesto l’Associazione italiana vele d’epoca ha promosso un’iniziativa per consolidare le relazioni con la forza armata sulla rotta delle sinergie con Marivela per i raduni e le sfide tra barche storiche. A Barcellona, nel centocinquantenario della nascita dello scienziato, è stato ricordato, con una mostra, il rapporto tra Guglielmo Marconi e la Marina Militare per lo sviluppo delle comunicazioni radio. Un altro grande del passato è stato omaggiato nel corso della campagna: l’ammiraglio e campione di vela Agostino Straulino. È accaduto nella sua terra natale, Lussinpiccolo, cementando in un unico sentire di riconoscenza la comunità italiana dell’isola croata. Non è mancato un imbarco solidale, quello di alcune ragazze alle prese con la sclerosi multipla impegnate in un progetto inclusivo sostenuto dalla Fondazione Tender to Nave Italia. Ambasciatore di Marevivo Anche nell’ultima campagna, come avviene dal maggio 2023, il Palinuro, insieme al Vespucci, è stato strumento della campagna ecologica “Only One: One Planet, One Ocean, One Health” promossa dall’associazione ambientalista Marevivo per la sensibilizzazione al tema della transizione ecologica, attraverso l’esposizione a bordo, durante le soste nei porti, di una mostra. Cambio di guardia Il 6 ottobre scorso, a Venezia, è avvenuto il passaggio di consegne al Comando della nave. Al capitano di fregata Samuele Mondino è subentrato il parigrado Francesco Giangarrà, che spiega: “Una grande responsabilità assumere il comando della nave e dare continuità alla sua missione formativa e di rappresentanza. Sono onorato di guidare uno splendido equipaggio, fatto di professionisti del mare, maestri per gli allievi e anche per me. Siamo una bella squadra. È composta da 7 ufficiali, 25 sottufficiali, 47 marinai. Lo zoccolo duro e puro è quello dei nocchieri impegnati alle manovre a vela. Ogni anno sono oltre il centinaio gli allievi imbarcati per il programma addestrativo. Quest’anno sono stati quasi 9000 i visitatori saliti a bordo per conoscere e apprezzare la nave e il suo equipaggio. Il contatto è sempre fonte di arricchimento, occasione di simbiosi con la comunità civile, in Italia e all’estero. Fuori dai confini nazionali, la nave cementa il senso di appartenenza degli italiani che vivono lontano dal Paese e si fa ambasciatrice dello stesso nei porti ospitanti. Le visite delle personalità locali fanno parte del rituale”. Bella accoglienza al ritorno Nel golfo della Spezia, a fine campagna, il 29 agosto ottobre, un’accoglienza speciale: un ‘abbraccio’ nautico in fregio all’insenatura delle Grazie, con gli effetti speciali dei getti d’acqua di un rimorchiatore della Marina. A stringersi attorno al Palinuro, alcune barche storiche, fra cui le golette Pandora e Oloferne delle associazioni Vela Tradizionale e Nave di Carta e il brigantino La Grace, battente bandiera della Repubblica Ceca. Una scena d’altri tempi ma anche proiettata al futuro per effetto dell’inchino di Tornavento, la barca a vela del disabile Marco Rossato, e delle visite a bordo degli studenti dell’istituto Nautico della Spezia e del corso Operatori del legno della scuola professionale di Confindustria. Questi hanno esibito e donato il frutto della loro applicazione tra i banchi di lavoro del laboratorio allestito in Arsenale: il modello di un mezzo scafo con le linee del Palinuro. Una mostra documentaria Un altro modello – al pari di un dipinto realizzato dal sottordine al nostromo della Sezione velica spezzina della Marina Militare, Adriano Gandino – è invece esposto nella mostra documentaria allestita al Cantiere della Memoria nel porto antico delle Grazie con le foto d’autore scattate da Marco Filzi, ex comandante della nave. L’ufficiale, ora in servizio presso l’Ufficio Vela dello Stato Maggiore della Marina (Marivela), ha vissuto in simbiosi col Palinuro dal 2013 al 2014, conducendolo in un’avvincente missione addestrativa. Immagini di grande suggestione, le sue; testimoniano, insieme al talento fotografico, passione per il veliero e impegno a svelarlo nei suoi particolari per diffondere la consapevolezza di chi lo conosce da vicino quale tesoro dell’Italia sul mare, icona della marineria. La mostra è visitabile fino al 19 marzo, festa di San Giuseppe, patrono della Spezia e dell’Arsenale dove, intanto, fervono i lavori di manutenzione e dove è avvenuta la consegna di due nuovi palischermi costruiti dalla ditta Moroni. In programma ora i tradizionali lavori di manutenzione utili a poter riprendere il mare nella primavera del 2025. Durante questa sosta ritorneranno a bordo le maestranze spezzine che, grazie al loro lavoro annuale, riescono a mantenere in splendida forma un pezzo di storia che merita di essere ricordato e raccontato. Ma il merito maggiore della cura va all’equipaggio che, grazie alla passione e alla sapiente conoscenza di ogni centimetro del veliero e sotto l’attenta guida del comandante, preserva il Palinuro come tesoro di cultura nautica. DUE COMANDANTI RICORDANO Per dedicarsi alla passione per la fotografia – quando era comandante del Palinuro, tra il 2013 e il 2014 – Marco Filzi doveva aspettare di entrare in porto o che la nave fosse ai lavori. La restituzione della nave in immagini è sempre stata suggestiva. Pochi gli scatti con la nave scuola a vele spiegate. “Per lo più click rubati… In quei momenti a bordo c’era da dare l’esempio: massima concentrazione per permettere al Palinuro di dare il meglio cogliendo le opportunità del vento” racconta l’ex-comandante, i cui scatti d’autore accompagnano questo servizio e la mostra al Cantiere della Memoria. Ora lui continua ad occuparsi di vela e formazione lavorando a Marivela ma l’esperienza sul Palinuro è stata la più bella della sua carriera, passata anche attraverso l’imbarco sul Vespucci. Differenze tra le due navi scuola in navigazione? “Notevolissima. In pratica il Vespucci, con la sua mole possente e la prevalenza di vele quadre, galoppa solo col vento in poppa. Il Palinuro, più agile e snello, riesce a stringere il vento e fare una buona bolina”. Gradi? “Sessanta circa. Se si stringe di più la velocità cala e subentra un notevole scarroccio”. L’esperienza più adrenalinica? “Con mare… calmo: nel canale di Corinto, largo 24,5 metri”. Configurazioni adottate? “Pennoni bracciati di “punta alla marca” (inclinati al massimo – ndr), palischermi al traino, rimorchiatore per tenere la prua al centro del canale, plancia armata con tre timonieri, parabordi approntati. Cinquanta minuti con il fiato sospeso…”. Comportamento durante le burrasche? “Non le abbiamo cercate, semmai evitate rallentando la tabella di marcia nei trasferimenti da un porto all’altro. Ma quando sono arrivate, in due occasioni, la nave le ha affrontate con… slancio. Nessun danno, tranne qualche piatto e qualche bicchiere in frantumi”. (spazio) C’è chi invece ha visto la libreria di bordo staccarsi dalla parete. È il comandante Stefano Gilli. Accadde nel 2001, nel mare della Danimarca. “Sembrava di essere finiti dentro una lavatrice nella fase di centrifuga: il vento arrivò a 65 nodi. Agganciarsi alle lifeline, montate tra prora e poppa, era l’unico modo per muoversi sul ponte spazzato da onde che arrivavano sopra i palischermi”. Situazione imprevista? “Si sapeva. Ma c’era da raggiungere Oslo dove era in programma la visita a bordo di alcuni esponenti della Casa Reale norvegese. Un impegno fortemente voluto dallo Stato Maggiore”. Qualche particolare? “I 600 cavalli del motore “Gelsomino” non servivano neanche per farci fare qualche nodo in avanti. Anzi, con prora al vento ne facevamo 2 di nodi ma all’indietro. La navigazione fu complicata, nessuno dormiva, nessuno mangiava; il mio oblò era costantemente sott’acqua. Ma col contenimento della superficie delle vele per effetto di ardite manovre e del vento che qua e là le ridusse a brandelli riuscimmo ad arrivare sani e salvi in porto. La stampa locale ci descrisse come eroi mitologici sfuggiti per miracolo alla furia di Nettuno”. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!