Scheda tecnica

Lunghezza massima f.t. m 8,01
Lunghezza al galleggiamento m 7,70
Larghezza massima m 2,99
Rapporto lunghezza/larghezza 2,6
Pescaggio m 2,00
Dislocamento Kg 2.000
Deriva kg 630
Tipo di armamento sloop
Albero in alluminio con due ordini di crocette (carbonio nella versione race)
Boma lega leggera di alluminio (carbonio nella versione race)
Vang rigido
Bompresso fisso
Verricelli 2 sui paramare e 2 sulla tuga
Superficie randa mq 25 square-top
Superficie fiocco mq 21
Superficie gennaker mq 74
Motorizzazione Volvo Penta 20 HP
Trasmissione S-Drive
Serbatoio acqua 50 litri
Serbatoio gasolio 40 litri
Categoria CE A/2 persone – B/5 persone
Progetto Pierre Roland
Costruttore Marée Haute
www.mareehaute.fr
Importatore F&B Yachting
www.fbyachting.it – tel. 0185-1990856
Prezzo base 110.000 Euro (Iva esclusa)

La gallery


Descrizione della barca provata

Sembra un Imoca in miniatura, ma in realtà è una barca con un suo carattere originale, pensata per correre veloce nelle brezze e affrontare i venti atlantici, grazie a una costruzione robusta e tecnologicamente avanzata.

Django 8SNel Nord della costa atlantica francese, a Trégunc, un paese sulla sponda settentrionale del golfo di Biscaglia, dieci anni fa un gruppo di appassionati di mare e tecnologia ha dato vita a un piccolo cantiere, il Marée Haute. Erano gli anni della crisi economica più cupa, ma i bretoni – è cosa nota – sono caparbi e, soprattutto quelli di Marée Haute, avevano dalla loro le idee molto chiare: costruire barche robuste e leggere, fast cruiser facili da condurre in regata ma sufficientemente versatili per destinarli alla crociera, spartana, ma non scomoda.

Il Django 8S è l’ultimo modello di una gamma che ne conta sei e si inserisce fra il D7,70 e il D9,80 (gli altri sono il D6,70, il D12,70 e l’SF18). Ha visto la luce a maggio 2019 ma il suo esordio ufficiale è stato lo scorso gennaio a Düsseldorf. Un gioco di parole legato al suo nome – 8S in francese si legge infatti “vitesse”, ossia velocità – dichiara immediatamente che l’ultimo nato non si scosta affatto dalla filosofia produttiva del cantiere.

Video originale del cantiere

La carena infatti deriva da quella del 7,70, il suo predecessore, ma il progettista ha modificato le appendici, soprattutto sostituendo la doppia deriva con un’unica pinna profonda con bulbo terminale, in modo da poter sostenere più vela e stringere il vento con un angolo minore. Coerentemente, nell’ottica di poter portare più tela a prua, è stata aggiunta una delfiniera su cui armare ogni tipo di asimmetrico.

L’impostazione della coperta e del pozzetto persegue l’obiettivo di avere manovre semplici ma sportive. Da questo punto di vista non ci sono sostanziali differenze rispetto a quelle del predecessore più piccolo: pozzetto aperto con due corte panche a ridosso della tuga, trasto della randa sullo specchio di poppa a portata di mano del timoniere – così come lo sono i due winch per le scotte del fiocco – e due winch sulla tuga per le drizze. Proprio la tuga vede una modifica sostanziale, con una maggiore altezza per dare più volume agli interni per un uso della barca in ottica croceristica. Sembra che questa scelta non abbia ridotto più di tanto la visuale verso prua, almeno da quanto risulta da una nostra semplice valutazione mettendoci seduti in pozzetto con la barca collocata sull’invasatura del salone tedesco.

Interni essenziali, dicevamo, con qualche differenza fra le due versioni: la race, più tirata, e la performance. La prima, con albero in carbonio, ha gli interni che prevedono due divani contrapposti in quadrato e una cuccetta a poppa sul lato di sinistra. Il resto dello spazio, a prua e a poppa sulla dritta, è destinato alle vele e attrezzature. Nella versione performance invece, la zona prodiera è stata attrezzata con un cuccettone doppio e sulla dritta a poppa è stata aggiunta una seconda cuccetta. Un bagno sulla sinistra e un cucinino sulla dritta del quadrato garantiscono una discreta autonomia in una crociera spartana, come già detto, ma all’insegna del divertimento e della semplicità.