Una fishing machine a pesca in mare aperto di Nautica Editrice il 21 Ago 2016 Andare per mare è una delle emozioni più vive che l’uomo possa regalare a se stesso: la dimensione dilatata degli orizzonti, i silenzi profondi, i colori mutevoli, la danza degli uccelli, le scie spumeggianti, il ronfare del motore, il vento che fa risuonare le vele e che fischia sulle sartie, le sculture mutevoli delle nuvole, il sole che abbaglia e che poi affoga nel suo stesso rosso, le notti cariche di stelle, tutto questo è la magia che donano le acque marine. Ma ciò si sa, da sempre, e ricordarlo è solo riproporre sensazioni che tutti conoscono. E nel mare c’è la grande vita dei suoi abitanti, nei diversi habitat di superficie, di mezz’acqua, di profondità, un universo in parte conosciuto e molto ancora da scoprire, sempre che l’uomo non lo distrugga prima. Da quando esistono le barche esiste la pesca: nata prima come mezzo di nutrizione e sopravvivenza, è divenuta attività del tempo libero da quando si è creato il concetto di sport. Oggi, dunque, chi va per mare sente, prima o poi, il desiderio di cimentarsi nella pesca, intesa non come prelievo ma come misura di capacità, di abilità tecnica, di conoscenzascientifica e naturalistica, come voglia di lottare con un’entità che nel suo elemento è ben più forte dell’uomo stesso. E’ nata così la pesca di altura, destinata alle prede più grandi ed affascinanti, come tonni e squali, da combattere nel modo più sportivo possibile e da rilasciare in libertà una volta domate. Quindi, chi possiede una barca in grado di garantire sicurezza in mare aperto è un potenziale pescatore. Ma non tutte le barche nascono appositamente per praticare la pesca di altura, e molte necessitano di correttivi e di accessoristica speciale per consentire la pesca, sia a traina che in deriva. Molte vocazioni alieutiche naufragano solo perchè la barca non rende agevole l’azione, specialmente per i principianti.Per una più facile comprensione di cosa sia veramente indispensabile e di cosa sia utile, abbiamo chiesto l’intervento di Roberto Steiner, uno dei più esperti pescatori sportivi mediterranei, che ha anche il pregio di essere un costruttore di quelle che gli americani chiamano “fishing machine”. Steiner, nativo di Cattolica e abitante a Riccione, ha iniziato la sua attività nautica presso un grosso cantiere, formandosi per dodici lunghi anni un enorme bagaglio tecnico; quindi ha iniziato una propria attività operando per diversi cantieri. Quindi l’incontro con il cantiere Zaniboni, sulle cui carene Steiner ha realizzato le sue barche da pesca. Con la ragione sociale Steiner Craft, ha preparato alcuni modelli per la pesca che rispondono alle esigenze del più smaliziato dei pescatori di altura. Sono scafi di m 7,30 x 2,40 omologati per la navigazione oltre le sei miglia, dove gli spazi sono studiati per le attrezzature e per le azioni sportive. Come dovrebbe essere una barca ideale per la traina di altura e per la pesca in deriva, lo abbiamo chiesto a questo espertissimo uomo del mare.Le dimensioni ideali oscillano fra un minimo di 6 metri ed un massimo di 12, misure oltre le quali non si hanno rispettivamente sicurezza in mare o maneggevolezza in azione di pesca. La prua deve essere piuttosto alta per far bene fronte al mare, con una carena a V profondo che vada aprendosi verso poppa per rendere minore possibile il rollio: deve essere un compromesso intelligente fra qualità marine e stabilità. Grande importanza ha il pozzetto, che deve essere più ampio possibile per consentire le manovre tipiche del “big game” e per ospitare, oltre ad una sedia da combattimento, anche i movimenti di più persone e delle attrezzature. La murata dalla parte interna del pozzetto deve essere alta fra i 50 ed i 55 centimetri per consentire ai pescatori di appoggiare le ginocchia in tutte le circostanze in cui si debba fare forza con il corpo. Se la murata esterna è alta, così da costringere a sforzi assurdi per operare, occorre che vi sia un’apertura a mare del pozzetto (sportello) sia per issare le prede che per avvicinarsi ad esse.Un breve accenno alla motorizzazione. Essa deve essere sufficientemente potente da portare la barca sulla zona di pesca nel minor tempo possibile (e per sfuggire a mutamenti meteorologici improvvisi), ma anche in grado di procedere a lungo a bassa velocità, come nel caso della traina.Vediamo ora quali sono le cose che si possono aggiungere ad uno scafo non ideato appositamente per la pesca per renderlo idoneo a questo sport di altura. Steiner sostiene che spesso sono i piccoli particolari quelli che contano. Infatti, dopo aver ribadito che per avere un pozzetto agibile si potrebbero togliere eventuali inutili sedute, insiste sulla indispensabile presenza diuna pompa che succhi acqua di mare per lavaggi e per le vasche eventuali, e una pompa con doccetta e acqua dolce che serve sia agli uomini che a togliere il salino dalle attrezzature. Sempre nel pozzetto sarebbe utile ricavare uno o due gavoni, dove inserire una vasca per il pesce vivo da esca (svuotabile a mare ma dove ricambiare facilmente l’acqua) e un porta pastura per il drifting. Se si pesca con esche artificiali, una delle vasche può essere sfruttata per i pesci di media taglia non rilasciati dopo la cattura. Comunque, più gavoni esistono meglio è. Gli spazi razionali sembrano essere una delle preoccupazioni di Steiner: ritiene indispensabili, oltre ai gavoni, vani di diversa misura porta attrezzi, stipetti, dove sistemare le attrezzature non a casaccio ma suddivise per i vari tipi di pesca, e per le dimensioni del singolo tipo di pesca. In altre parole, mai mescolare misure di ami, spessori di finali, dimensioni di girelle, e così via. Ogni cosa al suo posto, un posto per ogni cosa. Conviene farsi costruire appositamente questi vani che non sarà difficile sistemare in posizioni strategiche per chi deve usare il contenuto. Una particolarte raccomandazione di Steiner, per le barche che usino motorizzazioni fuoribordo o abbiano la batteria posta verso la poppa, è quella di sistemare due batterie (una per il motore ed una per i servizi di bordo, radio e strumentazioni) in posizione più alta possibile e ben protetta: in qualsiasi circostanza, la radio deve poter funzionare sempre. Se ritenuto valido, si può trasferire il posto dove collocare le batterie. A questo proposito, una vera barca per la pesca deve possedere un efficiente ecoscandaglio, che è la base per ogni attività. Per la pesca di altura è utilissimo anche il loran. Infatti, l’ecoscandaglio fornisce la natura del fondo e la profondità, elementi indispensabili per stabilire a quale profondità trainare; ma dà anche la possibilità di “vedere” i tonni nella pesca a drifting. Il loran consente di risalire la pastura elettronicamente, con scarsissime possibilità di errore. La sedia da combattimento è inseribile sia a poppa che a prua. Steiner ama incondizionatamente quella di prua che, secondo lui, agevola abbastanza il pescatore e con lui chi è alla guida della barca. Infatti, in caso di abboccata di un grosso pesce, per lottare con lui è molto più facile se l’imbarcazione, dovendo muoversi subito, può procedere in avanti con una manovrabilità che è immediata, senza dover volgere la poppa, con la marcia in dietro e con il pilota che per padroneggiare la situazione è obbligato a girarsi continuamente. Inoltre, il coordinamento fra pescatore e guida risulta automatico. Infine, se è vero che il recupero di un grande pesce dovrà per forza avvenire da poppa, la lotta rimane più sicura per la lenza che si trovi libera a prua senza l’ingombro del motore, nè la presenza di eliche o comunque di elementi sporgenti immersi. Un interessante considerazione di Steiner riguarda anche il colore del pagliolo: esso deve essere preferibilmente tale da evitare i fastidi (che non si avvertono subito) del riflesso solare. Questo particolare, spesso trascurato, influisce molto su un equipaggio che sia costretto ad una fatica di molte ore. I portacanne sono basilari per una barca da pesca. Innanzi tutto devono avere, per la traina, la possibilità di offrire diverse inclinazioni longitudinali e trasversali, così da poter sistemare più canne in azione contemporanea senza che le lenze possano darsi fastidio. Devono essere sistemati se la barca non ne dispone, e se presenti bisogna metterli in posizione idonea. E’ determinante che siano solidamente fissati: troppo spesso lo sforzo, magari improvviso, cui sono sottoposti può addirittura sradicarli o spezzare i posizionamenti non ben realizzati. Un uguale discorso vale per i porta divergenti: su questi punti di sostegno delle lunghe aste si scaricano forze rilevanti, e non basta che il divergente sia robusto, ma bisognerebbe che la sua base fosse montata su un’anima di legno affogata letteralmente nella resina. Per una barca da adattare è un compito da affidare ad un esperto per evitare errori. Un’altra soluzione per fissare dei porta divergenti è quella di impiegare staffe e controstaffe in acciaio, ma si deve ricordare che talvolta anche queste non reggono allo sforzo. Quindi, questi strumenti devono essere inseriti necessariamente nella struttura di costruzione, affidandosi a chi sia in grado di lavorare la vetroresina con una certa maestria. Steiner puntualizza anche che a bordo (magari nello stesso pozzetto) devono esserci dei portacanne da riposo, dove sistemare gli attrezzi durante i trasferimenti e quando non si vogliono impicci in mezzo. Si possono mettere lungo la murata o, se gli spazi lo consigliano, in verticale magari dietro al sedile di guida come scelto da Steiner stesso.Pur non essendovi una norma precisa, quando una barca si muove in traina è utile filare in mare sei lenze da altrettante canne, in modo che l’azione si allarghi e si svolga su profondità variabili, secondo la tecnica di pesca e le specie insidiate. Ecco perchè si deve poter sfruttare anche i divergenti che allargano due lenze fuori scia.Tutte le barche a motore che possono uscire dalla fascia delle sei miglia hanno spazi interni che consentono di vivere a bordo, e di conseguenza arredamenti idonei. Ma Steiner avverte che anche il più spartano dei fisherman, anche la più sensazionale delle “fishing machine” deve avere un paio di cuccette dove riposare, magari a turno, un piccolo ma valido wc separato, ed un cucinotto dove sia possibile preparare qualcosa di caldo. In mare le necessità divengono problemi.Come si vede, anche se la vostra barca non è stata pensata per la grande pesca di altura, potrà comunque divenire un discreto mezzo con il quale misurarsi con le grandi prede del mare. E se non doveste riuscirci, andate da Stainer e lui penserà a tutto, magari a darvi una sua barca. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!