Io pesca, tu barca

Si fa presto a dire fisherman, barca che deve rispondere a specifiche esigenze tecniche, ma che spesso richiede la scelta di un compromesso per mettere d’accordo con la propria passione, la pesca, famiglia, amici, e soprattutto il proprio conto in banca.

Un persistente stato di agitazione in grado a volte di sfuggire alla razionalità per aprirsi al piacere puro delle emozioni, un’iniezione di ottimismo in grado di dare una luce diversa alla giornata.

Tradotto in termini meno filosofici possiamo chiamarla passione, ovvero, come recitano i sacri testi, il godimento entusiastico per un interesse o per un’attività che crea forte attrazione, eccitazione o, come detto, soprattutto emozioni.

In pratica il condensato di sensazioni che alberga in ogni serio pescatore e che lo porta senza rimpianti ad affrontare estate o inverno, sveglie all’alba, freddo e caldo estremi a seconda delle stagioni, ignorando la fatica, l’impegno di tempo rubato al lavoro e agli affetti, per non parlare – oltre una certa età – dei dolori delle articolazioni e soprattutto di quelli del portafoglio. Perché una buona attrezzatura da pesca ha i suoi costi, e soprattutto perché per i pescatori più impegnati la parte fondamentale dell’attrezzatura si chiama barca.

barca da pesca
I grandi fisherman dotati di tuna-tower sono indubbiamente affascinanti, ma per i nostri mari e le nostre prede barche fra i 7 e i 10 metri risultano altrettanto valide grazie alla loro maneggevolezza

Quale barca

È la barca che fa il pescatore? Forse anche no, però sicuramente aiuta, e aiuta nei termini di prestarsi al meglio alle sue esigenze, partendo magari da un concetto non trascurabile per il quale una barca da diporto non potrà mai essere una barca da pesca, mentre un buon fisherman può tranquillamente adattarsi alla crociera…sempre che le dimensioni lo consentano.

Come dire che un fisherman di 12 metri può essere una straordinaria macchina da pesca, ma anche una confortevole barca da diporto con qualcosa in più, non solo in termini tecnici e costruttivi, ma anche in quelli di…apparire per essere.

Nota non casuale perché a volte per alcuni pescatori o presunti tali il fisherman è un po’ come un SUV, che nasce per il fuoristrada ma il più delle volte per non rovinarlo lo si porta solo in autostrada. Così, proprio come i SUV, a volte i grandi fisherman – quasi tutti di produzione americana – con i loro divergenti al vento, le lucide sedie da combattimento piazzate al centro del pozzetto e tutte le canne in resta, offrono un’immagine molto seducente che evoca grandi avventure: immagine a cui molti armatori sono sensibili, anche se poi invece di marlin e pesci vela si limiteranno a pescare occhiate in rada con il pram di servizio.

Con occhio realistico, partendo dal principio che chi si accontenta gode, potremmo comunque dire che ogni barca può essere una barca da pesca, a seconda però della tecnica praticata. Tecniche leggere come il bolentino o la piccola traina possono essere praticate anche con barchini di pochi metri privi di particolari caratteristiche; se però passiamo a una traina più impegnativa, al bolentino di profondità, al drifting o al big game, le cose cambiano e la barca da pesca deve rispondere a precisi requisiti.

Da notare poi che fra il vecchio gozzo archetipo di tutte le barche da pesca e i moderni fisherman si è inserita una tipologia di barca che, superate le prime diffidenze, si è rivelata perfetta per tutte le tecniche di pesca.

Molte infatti le caratteristiche vincenti del gommone, barca leggera, manovrabile, con un ottimo rapporto prestazioni-consumi, carrellabile, e dotata di un comodo bordo libero – leggi tubolare – ideale per salpare prede importanti. Assecondato da un’ampia serie di accessoristica fisherman in grado di renderlo adatto ad ogni tecnica, nella fascia delle imbarcazioni medio-piccole il gommone è oggi diventato uno dei mezzi preferiti dai pescatori ricreativi.

carena fisherman

L’importanza della carena

Poiché siamo in Mediterraneo, occorre proporzionarsi alle nostre prede abituali, e per quanto riguarda le dimensioni la barca ideale per la pesca nei nostri mari oscilla fra i 7 e i 10 metri. Con una barca di queste dimensioni, che offre maneggevolezza e prestazioni, si può praticare qualsiasi tecnica di pesca, usufruire di allestimenti specifici di alto livello, disporre di grandi spazi di stivaggio e, nel caso di cabinati e walk-around, usufruire di spazi abitativi confortevoli in grado di consentire pernottamenti o piccole crociere.

Nell’analisi delle caratteristiche tecniche di un fisherman, uno dei punti più controversi riguarda la carena. Considerando che parliamo di una barca che di miglia ne macina molte e spesso anche in condizioni meteo avverse, si tratta di trovare il giusto compromesso per il proprio tipo di pesca.

La normalità dei casi prevede una carena che offra buona tenuta di mare, eccellente stabilità di forma e buone prestazioni velocistiche, ovvero un mix che contiene elementi progettualmente contraddittori, che richiedono necessariamente un compromesso.

catamarano
Benché in Italia siano poco diffusi, i catamarani risultano vincenti anche nella pesca ricreativa offrendo stabilità, prestazioni e una superiore disponibilità di spazio

Infatti per navigare bene anche in condizioni di mare formato, una carena deve essere necessariamente molto stellata, ma una carena a V profonda, magari con i famosi 22 gradi minimi di diedro che caratterizzano le carene Hunt, non può avere grande stabilità di forma, mentre al contrario linee d’acqua relativamente piatte non possono garantire grande comfort di navigazione.

Per chi deve raggiungere hot spot di pesca lontani magari qualche decina di miglia, come spesso avviene in Adriatico e qualche volta nelle nostre isole maggiori, una potente motorizzazione e una V di prua molto accentuata sono d’obbligo, caratteristiche meno necessarie per pescare sottocosta o con certe tecniche, come dire: provate a pescare a bolentino con una barca di questo tipo che rolla anche con poca onda e rimpiangerete di non aver fatto un mutuo per acquistare uno stabilizzatore.

motori elettrici
I motori elettrici di prua, diventati ormai un must, hanno notevolmente modificato l’azione di pesca

Il riferimento non è casuale, perché oggi che le maggiori aziende del settore hanno realizzato modelli adatti anche a piccole imbarcazioni, nonostante la spesa non indifferente uno stabilizzatore giroscopico vale tutto il comfort che trasformerà piacevolmente le vostre battute di pesca.

In alternativa, una carena con uscite di poppa moderate, che non necessita di motorizzazioni importanti, plana con facilità, aiuta a contenere i consumi e può ben rispondere alle esigenze di chi pesca prevalentemente sottocosta, magari con tecniche statiche come il bolentino o le numerose varianti del vertical jigging.

Un discorso a parte meritano le carene a catamarano, poco diffuse in Italia fra i pescatori pur presentando notevoli vantaggi.

Il primo è indubbiamente la stabilità, ma non bisogna trascurare il rapporto potenza/prestazioni/consumi, considerando i vantaggi del cuscino d’aria che si forma nel tunnel fra i due scafi che contribuisce sensibilmente al sostentamento dinamico. Né possono essere trascurate la manovrabilità e la grande spaziosità dei piani di calpestìo che, non dovendo cedere nulla alle forme di carena, possono mantenere un baricentro più basso e quindi essere ben sfruttati anche a prua per facilitare l’azione di pesca.

Opera morta?

In un fisherman, l’opera morta è…terribilmente viva, nel senso che le sue caratteristiche sono fondamentali per rispondere alle esigenze del pescatore. Si potrebbe allora cominciare col  dire che la prua della coperta di un fisherman tradizionale (in questo caso non terremo conto di particolari fasce dimensionali), salvo alcune tecniche particolari come lo spinning, interessa poco se non occasionalmente ai fini dell’azione di pesca, quindi anche se non specificamente progettata per questo scopo può essere adattata a prendisole.

Già scendendo verso poppa troviamo una caratteristica più importante: i passavanti, ovvero lo spazio che consente il passaggio da poppa a prua, devono essere comodi, protetti, e supportati da funzionali tientibene, perché a volte, come nel drifting, può essere necessario schizzare a prua sia per  disancorare al volo e affrontare più liberamente il combattimento, sia per seguire le ultime difese della nostra preda, per lo più un tonno, che ci mette a dura prova.

Il vero cuore di un fisherman è però il pozzetto, perché è lì che si svolge la vera azione di pesca, e da certe prerogative non si può derogare. Deve quindi offrire ampi spazi di movimento totalmente privi di sovrastrutture o ingombri di vario tipo (salvo, quando prevista, la sedia da combattimento), e meno che mai deve presentare possibili appigli per le lenze che, in fase di pesca o di preparazione, potrebbero incattivarsi con relativa citazione di tutti i santi del calendario.

barca da pesca
In un buon fisherman, l’altezza del bordo libero ha la sua importanza, sia per gestire le varie fasi del combattimento sia per facilitare il recupero della preda

L’antisdrucciolo

Altra fondamentale caratteristica è l’antisdrucciolo del piano di calpestìo, che dovrà offrire il massimo grip anche in caso di superficie bagnata o magari resa insidiosa dai residui di qualche preda.

Una presa a mare con relativa manichetta consente la costante pulizia delle superfici, particolarmente facilitata in quelle barche che ai lati del pozzetto presentano dei canali di scolo per far defluire l’acqua, mentre sarà bene considerare anche la portata degli ombrinali dato che in caso di mare formato, che non sarà certo un freno per i pescatori più accaniti, le eventuali ondate che dovessero riversarsi a bordo dovranno anche defluire con la massima rapidità.

Infine, a livello di struttura, importanti anche le impavesate, che internamente devono avere un’altezza e un’imbottitura ad altezza ginocchia per offrire un valido appoggio in fase di combattimento, mentre il bordo libero non deve ostacolare con la sua altezza le operazioni di raffiatura e guadinatura della preda.

Negli open da pesca la plancia di comando è il vero e proprio regno dello skipper (che va distinto dall’angler), che da qui dovrà dirigere le operazioni di ricerca e soprattutto assecondare l’angler in fase di combattimento.

Una buona plancia deve quindi consentire non solo una comoda e funzionale postura di guida, considerando ad esempio che nella traina si passano spesso al timone diverse ore, ma anche un controllo costante e confortevole degli strumenti impegnati nell’azione di pesca, vale a dire principalmente chart-plotter ed ecoscandaglio.

Riservata ai grandi fisherman, la sedia da combattimento può risultare utile anche per installare dei portacanne a riposo.

Chiamiamoli  accessori

Uno degli accessori più decorativi di un fisherman, anche se si fatica un po’ a chiamarlo accessorio, è il/la tuna-tower (la diatriba sul maschile/femminile è storia antica e mai risolta), che per i meno addetti ai lavori tradurremo come una sorta di torre di avvistamento realizzata con una robusta struttura tubolare in alluminio o acciaio, che può tornare utile in particolari tecniche come il big game e la traina d’altura.

Utile sicuramente, ma non obbligatoria (costi a parte) anche in considerazione del fatto che il suo peso e la sua altezza alterano notevolmente il baricentro della barca e può quindi essere montata unicamente su imbarcazioni di solida costruzione e di dimensioni adeguate. La tuna-tower fa molto “figo”, e più ponti ha più figo è, anche se poi nella pratica e soprattutto nei nostri mari non è poi così fondamentale. Di certo risulta utile nella traina d’altura e nel big game, soprattutto se ha i comandi riportati sulla seconda plancia, per avvistare voli di gabbiani alias mangianze sotto le quali predano tonni e grossi predatori.

Più utile, su barche di minori dimensioni, un valido Bimini o un T-Top, là dove il primo è semplicemente una struttura meteoprotettiva in robusta tela, mentre il secondo realizzato in vetroresina può alloggiare strumenti e oggettistica varia o addirittura essere utilizzato come mini tuna-tower. In entrambi i casi la struttura può comunque servire come supporto per antenne, strumenti e portacanna a riposo.

Altro must per un fisherman, soprattutto se dedicato a determinate tecniche, traina in primis, è la vasca del vivo, in genere inserita nella struttura del pozzetto, ma volendo realizzabile anche con un sapiente fai-da-te.

Quella sorta di “vaschetta” inglobata nello specchio di poppa che certi piccoli fisherman offrono come succedaneo è di scarsa utilità: perché una vasca del vivo faccia il suo dovere è bene che sia capiente (60-70 litri) e di forma adatta alle nostre esche vive che saranno preferibilmente calamari e aguglie, dunque preferibilmente ovale o almeno priva di angoli acuti che potrebbero bloccare in particolare il nuoto delle aguglie.

La possibilità di ricircolo per mantenerla ben ossigenata e alla giusta temperatura è un altro must da tenere presente. Da citare anche la tuna-door, ovvero quella porticina che si apre in genere sullo specchio di poppa, utile per salpare con facilità grosse prede, ma anche per facilitare l’accesso ai motori fuoribordo.

Tralasciando il discorso sull’elettronica, che richiederebbe un articolo a parte, fra gli accessori di minor impegno, anche se fondamentali ai fini dell’azione di pesca, vanno considerati i portacanna. Di primaria importanza quelli dinamici destinati a supportare le canne in fase di ricerca, quando a volte vengono rilasciati a poppa cento e più metri di lenza con tanto di esca.

Che siano a incasso sul capodibanda o montati su una piastra, robustezza e qualità dell’acciaio devono essere i principali criteri di scelta date le forti sollecitazioni alle quali sono sottoposti e il continuo confronto con la salsedine. Altrettanto importante il loro montaggio, che generalmente ne prevede due per lato dell’imbarcazione, di cui quello più a poppa montato in asse con la barca, mentre quello più a prua con un’inclinazione di circa 45°.

Da tener presente che portacanne a morsetto possono essere facilmente montati anche sul pulpito delle barche a vela, che oggi non disdegnano di tenere una canna a riva durante i trasferimenti.

Barche più importanti con equipaggi ben rodati possono montare anche un numero maggiore di portacanna, magari installandone alcuni sul fly, possibilmente senza ostacolare l’azione dei divergenti, che per i meno addetti ai lavori sono quelle lunghe antenne che, quando aperte, sono destinate a mantenere distanziate le lenze più esterne, e che sono una delle caratteristiche dei fisherman più importanti.

Tralasciando l’accessoristica più secondaria vale la pena parlare e nel caso spendere due parole (e un po’ di soldi) per il già nominato stabilizzatore giroscopico, perché a seconda della tecnica praticata e dovendo magari pescare con mare formato offre un ineguagliabile comfort migliorando l’azione di pesca. Il settore presenta oggi sul mercato molti modelli che possono essere montati anche su barche di 8-9 metri con un costo di circa 13-15.000 euro: se il portafoglio lo consente, è un accessorio che vale la spesa.

Nei grandi fisherman il pozzetto offre grandi spazi di movimento.

Cavalli da pesca

Anche se oggi non esiste barca a vela che affronti un trasferimento senza mettere a riva una canna, il fisherman è istituzionalmente una barca a motore: già, ma quale motore? Per anni la motorizzazione Diesel con trasmissione in linea d’asse è stata considerata la miglior soluzione, ma lo sviluppo dei fuoribordo negli ultimi anni ha colmato il gap tecnico-alieutico rendendo questa tipologia di motore la scelta preferenziale dei pescatori, che si parli di piccole potenze o delle plurimotorizzazioni oggi adottate anche da barche importanti.

Tanto che ormai quasi tutti i fuoribordo dispongono di una funzione “trolling” dedicata appunto alla pesca, in grado di gestire al meglio e per ore le bassissime velocità richieste dalla traina.

Se poi consideriamo la facilità di intervento per operazioni di piccola e grande manutenzione, il contenimento dei consumi ottenuto dalle varie soluzioni tecnologiche, il posizionamento del motore che libera spazio in pozzetto, e l’ampia disponibilità di potenze è facile capire il successo del fuoribordo che, vale la pena accennare anche all’aspetto economico, viene spesso venduto in package con gommoni e piccole imbarcazioni. 

A destra, protetta da un T-Top, la console di un open da pesca deve ospitare in modo sempre ben leggibile tutta la strumentazione elettronica

Gli entrobordo di grande potenza restano relegati nel mondo dei megafisherman, che al momento non hanno altre alternative salvo lo sviluppo futuro di nuove tecnologie.

In un’epoca sempre più green, difficile inoltre non spendere due parole sui motori elettrici, al momento relegati nel settore delle piccole potenze, perché al di là del rispetto ambientale – sul quale, sia detto per onor di cronaca, non tutti sono d’accordo – se c’è un risvolto pratico per questi motori questo è la pesca ricreativa.

La proverbiale silenziosità dell’elettrico, infatti, consente di non allarmare i pesci in fase di ricerca e avvicinamento e, quando le andature sono necessariamente minime, sostituiscono egregiamente il classico ausiliario di piccola potenza.

Le motorizzazioni fuoribordo, mono o multiple, hanno ormai soppiantato nel mondo dei pescatori i motori in linea d’asse, per lunghi anni dominatori del mercato.

Al di là di motori che ai loro massimi possono raggiungere i 100 HP ed essere eventualmente accoppiati, questa importante caratteristica ha portato allo sviluppo di una nuova tipologia di motori elettrici, che montati a prua con compiti ben specifici e funzioni particolari sono diventati in pochi anni un must irrinunciabile per i pescatori più tecnologici.

La possibilità di restare fermi nello stesso punto a prescindere dalle condizioni meteo solo premendo un pulsante e senza dover spendere tempo e fatica per calare e recuperare l’ancora, in particolare quando si pesca su profondità notevoli, è impagabile, tanto quanto grazie alle più recenti funzioni si può ad esempio far seguire alla barca una determinata rotta tracciata sulla base di waypoint già identificati in fase di ricerca, lasciando quindi piena libertà d’azione per le fasi di pesca.

A seconda della potenza, questi motori, posizionati a prua per facilitarne l’azione, possono “trainare” barche anche di 7-8 metri ma dipendono ovviamente dall’autonomia delle batterie, che per questioni di consumo e di voltaggio non possono essere quelle di bordo, ma devono necessariamente essere al litio di buona capacità.

Fisherman no limits

Pur nutrendo qualche dubbio sulla maneggevolezza e la praticità in pesca dell’appena varato “Special One”, difficile non restare abbagliati da quello che viene considerato con i suoi 52 metri di lunghezza il più grande fisherman mai costruito.

Realizzato in alluminio dal cantiere Royal Huisman su progetto dello studio olandese Vripack Yacht Design, è articolato su sei ponti, è in grado di superare i 30 nodi ed è indubbiamente una gran bella barca, che per quanto progettata tenendo come linea guida la passione dell’armatore per la pesca d’altura, offre inevitabilmente anche spiccate caratteristiche di rappresentanza e convivialità.

Dal punto di vista fishing di certo non mancherà lo spazio di manovra in pozzetto, o per il posizionamento delle canne. Magari, come detto, resta qualche dubbio sulla manovrabilità per la gestione del combattimento con i grossi marlin, unica preda degna di tale barca. No news ovviamente sui costi di questo oggetto. In ogni caso, dal basso dei nostri fisherman “umani”…buona pesca signor armatore!