La traina d’inverno di Nautica Editrice il 21 Ago 2016 Nonostante la temperatura esterna raggiunga punte molto basse, all’inizio dell’inverno l’acqua non si è ancora portata alle temperature fredde. Anzi, specialmente nel sud, si possono ancora riscontrare delle temperature autunnali. Questo è indicativo per poter tentare ancora la traina con il vivo alle ricciole. Questi pesci, infatti, cominciano ad allontanarsi verso profondità in cui la temperatura dell’acqua è costante, proprio con l’arrivo dell’inverno, ma in alcune zone si trattengono fino a dicembre inoltrato, consentendo ancora qualche bella cattura. Sono da considerare due fattori principali per questa tecnica: la presenza delle aguglie sulle secche e l’arrivo dei calamari. Entrambi questi fattori possono garantire la presenza dei grandi pelagici. Comunque, in questo periodo sono sempre presenti le ricciole di 2-3 chili, che attaccano volentieri anche le esche artificiali. Gli altri pesci predatori ancora presenti o in arrivo in dicembre sono i dentici, le palamite e le spigole. Trattandosi di traina invernale, bisogna partire dal presupposto che i predatori abituali di questa tecnica, con il raffreddarsi delle acque, tendono a scendere di fondale per garantirsi una temperatura più costante. Questo condiziona abbastanza le tecniche di pesca e di conseguenza le attrezzature. La traina invernale ancor più che quella autunnale o primaverile, si pratica a fondo, quindi il tutto sarà impostato per garantire le esche in prossimità della fascia d’acqua a stretto contatto con il fondale. Prenderemo in considerazione la traina con le esche artificiali, usando come sistemi d’affondamento, il monel, le piombature dirette o l’affondatore a palla (downrigger). Le esche artificiali più impiegate d’inverno e che in alcune condizioni e con alcune prede, danno ottimi risultati sono i minnow con paletta metallica nelle misure che vanno dai 9 ai 14 centimetri. Per quanto riguarda le colorazioni, rischiamo di entrare in una diatriba senza fine e senza soluzione, di conseguenza cercheremo di seguire un filo logico e di adattarci alla realtà. La realtà va intesa partendo dalla considerazione che un’esca artificiale non va assolutamente vista come la vediamo noi, bensì con le colorazioni che assumerà in acqua ed in corsa. Da questo presupposto, deve partire la scelta dell’esca a seconda della condizione. I fattori che influenzeranno ulteriormente la scelta dell’esca, sono: la profondità d’azione, la trasparenza dell’acqua e la mangianza presente in loco. Per fare un esempio, mettiamo il caso ci siano delle condizioni di acqua torbida e cielo coperto, la scelta ricadrà su un’esca dai colori brillanti, mentre con il sole alto, opteremo per un’esca scura. Così come se la mangianza principale è composta da sardine, caleremo una colorazione simile. Ci sono sempre però, le colorazioni inesistenti in natura, quelle, in genere, vengono scelte secondo esperienza personale e molto spesso, sono proprio quelle a dare i risultati più incredibili. La pesca si effettua su fondali varianti tra i 12 ed i 25 metri, in quanto sono le fasce dove è più probabile incontrare i predatori invernali. La morfologia del fondo ideale è quella mista alga e roccia, anche le pozze di sabbia isolate tra le alghe sono un buon punto di riferimento. La pesca con le esche artificiali si effettua ad una velocità compresa tra i 3,5 ed i 5 nodi. La montatura standard per downrigger è composta da 2 metri di doppiatura sulla lenza madre, girella e 1,5 metri di terminale. Si calano in acqua 50/60 metri di lenza, si aggancia alla pinza e si cala a velocità di traina, fino a raggiungere la profondità stimata. Le piombature dirette si inseriscono su una doppiatura di 2/2,5 metri effettuata sulla lenza madre. Tramite una girella che passi tra gli anelli, si aggancia il terminale che sarà lungo dai 7 ai 15 metri a seconda delle esperienze personali. La zavorra varia tra i 250 ed i 500 grammi a seconda della profondità e della lenza calata in acqua. Per finire, il monel è l’ultimo e forse il più funzionante sistema d’affondamento. A questo si fissa una girella che passi tra i passanti con un nodo a spirale apposito per il monel, a tale girella si lega il terminale lungo una quindicina di metri. Per la quantità di monel da calare ci regoleremo effettuando delle prove ed inserendo dei segnalini effettuati con del filo colorato. È da tener presente che sia con il monel che con piombature dirette, in virata, le esche tendono ad abbassarsi, con relativo rischio di ferrata sul fondo. Pescando con esche artificiali le prede classiche dell’inverno sono la spigola, il dentice e la palamita, ma non di rado può capitare di ferrare ricciole di branco, o tonnetti. Comunque, è questo il fascino della traina invernale: vale la pena di qualche pescata a vuoto e, con un pò di costanza, il pescatore insistente viene sempre premiato. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!