LA SPIGOLA, REGINA DEL SOTTOCOSTA di Redazione Nautica il 14 Mag 2019 PREDA DA TRAINA COSTIERA, LA SPIGOLA Da sempre indiscussa preda top della traina costiera, la spigola rappresenta uno dei target più gettonati, amati e ricercati di tutti i trainisti, che pur di aver ragione di questo splendido predatore, affrontano levatacce e giornate intere a trascinare esche artificiali E’ un predatore a 360 gradi che cerca le sue prede sia sul fondo che a mezz’acqua. Si nutre prevalentemente di crostacei, cefalopodi, pesce azzurro e piccoli pesci costieri. Quando caccia sulla sabbia nel rimescolamento delle onde cerca anellidi, granchi, sogliole, seppie, mormore e triglie. Quando invece, approfittando della risacca creata in pochi centimetri d’acqua dal mare frangente o lungo, caccia sulle rocce, si nutre di cefali, salpe, occhiate e sparaglioni. E’ talmente eclettica nella sua alimentazione, che nel suo stomaco si può trovare di tutto, specialmente quando la si pesca in foce dove riesce a mangiare anguille e perfino pesci d’acqua dolce come piccoli cavedani ed altri. Il fatto che la sua alimentazione sia così varia la rende insidiabile con moltissime tecniche, ma per la traina rimane indiscutibilmente una preda del massimo rispetto. La spigola vive nell’immediato sottocosta, prediligendo le aree sabbiose miste ad alga o roccia. Spesso si lascia sedurre dall’acqua dolce, risalendo le foci dei fiumi anche per diversi chilometri, ma ai puristi della traina non interessano le spigole corte e gorde sedotte dalle comodità ed dall’assenza di predatori antagonisti, tipiche delle acque salmastre, bensì quegli esemplari che vivono in acqua libera. La spigola soprannominata “di mare” vive lungo le scogliere sommerse, meglio se con ampie pozze di sabbia. Si avvicina alla costa verso gennaio per iniziare la riproduzione in febbraio/marzo. Questo predatore non può contare sulla velocità per catturare le sue prede, ma solo su uno scatto fulmineo di pochi metri. Per questo motivo ha messo a punto una strategia di caccia basata sull’agguato, celando la propria presenza tra le alghe o le rocce ed aggredendo le proprie vittime con una potente scodata. E’ un pesce territoriale ed aggressivo, ma a queste caratteristiche unisce una smodata sospettosità. La traina classica prevede di insidiare le spigole su fondali misti roccia-sabbia-alga di profondità variabili dai 6 ai 14-16 metri. L’ideale è quando si hanno cigliate o piccole formazioni rocciose isolate sulla sabbia che degradano dalla costa, da battere eseguendo rotte parallele eseguite sulle diverse profondità. Come accennato, è un predatore che sfrutta piccoli anfratti e posidonia, per celarsi ed aggredire le prede dal fondo verso la superficie. C’è anche da considerare che al passaggio dell’imbarcazione si spaventa e reagisce spesso intanandosi o riparandosi tra le alghe. Questo impone di trainare le esche molto lontane dalla poppa per dar modo al pesce di tranquillizzarsi e riuscire dal proprio nascondiglio. Le lenze Per ottenere un affondamento calcolato e costante il sistema migliore è utilizzare lenze affondanti. A questa famiglia appartengono il monel ed il dacron piombato, entrambi molto efficaci nella traina di fondo con artificiali, ma con coefficienti d’affondamento molto diversi. Per la traina con artificiali si utilizzano prevalentemente monel da 40-50 libbre e dacron piombato da 36-45 libbre. Considerando che la traina alla spigola si pratica a 3,5-4 nodi e che il monel a questa velocità affonda circa 90 cm ogni 10 metri di lenza calata, mentre il dacron piombato affonda circa la metà, per pescare con le esche molto lontane dalla poppa è consigliabile utilizzare il dacron piombato su fondali da 6 a 12 metri ed il monel da 10 a 16 metri. Ogni tipologia di minnow ha un suo affondamento preciso, che varia a seconda della velocità di traina e spesso è influenzato anche dalla corrente. Per capire esattamente a che profondità lavora un’esca, conviene effettuare delle prove su fondali sabbiosi, calando lenza lentamente fino a toccare il fondo. Usando il monel si applica un segnale con del filo colorato, mentre con il dacron che cambia colore ogni 10 metri, si memorizza quanti colori sono stati calati. In questo modo si hanno più parametri esatti della profondità di lavoro dell’esca. Sia utilizzando il monel che il dacron piombato, bisogna aggiungere un terminale di circa venti metri. Di questo ci saranno una quindicina di metri di nylon 0,50 e cinque metri di fluorcarbon da 0.40-0,45. I due spezzoni si uniscono con un nodo di congiunzione tipo nodo si sangue o uni-su-uni ed al termine del fluorcarbon si annoda una clip per velocizzare il cambio degli artificiali. Per questa tecnica si usano quasi esclusivamente minnow dai 9 ai 14 cm, sia affondanti che galleggianti a seconda della profondità da raggiungere, preferendo i modelli più sottili che sembrano attrarre maggiormente le spigole. La ricetta con la spigola https://www.nautica.it/cambusa-ricette-barca/crudo-spigola-al-rosso-tropea/ Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!