Estate verticale di Nautica Editrice il 21 Ago 2016 Dopo un inizio che sembrava fosse proiettato a un successo senza precedenti, il vertical jigging si sta stabilizzando come tecnica pur sempre catturante, ma senza regalare niente a nessuno. Se prima si poteva fare un paragone plausibile con la traina con il vivo, adesso le due tecniche si sono separate e camminano su strade, seppur parallele, ma differenti. Il vertical jigging si è ridimensionato, non regalando più catture facili e alla portata di tutti, ma a fronte di molti che si sono disappassionati e demotivati, magari passando al ligth che a fronte di un minor impegno fisico garantisce un bottino più sicuro da portare a casa, c’è una schiera di irriducibili che ha fatto del vertical jigging la propria filosofia di pesca. Per avere successo in questa tecnica bisogna vedere la pesca in maniera diametralmente opposta rispetto al resto dei pescatori sportivi. La battuta di pesca va vissuta come una continua esplorazione dei fondali. Bisogna conoscere bene il comportamento dei pesci, le loro abitudini, sapere quali sono le relazioni tra le varie specie di pesce e il tempo meteorologico. Nell’ottica di pescare in più poste e di ottimizzare la rotta della barca in base alle distanze dal porto di partenza, è indispensabile aprire la carta nautica e idealizzare un percorso che preveda il tour delle poste in base alla loro distanza dalla barca. È opportuno però rapportare la tipologia della secca all’orario. Questo è molto importante in quanto dovranno essere selezionate le aree dove presumibilmente è più probabile incontrare le ricciole, in modo da capitarci in orari ben precisi. Gli attacchi di questi pesci, infatti, si verificano con maggior frequenza nelle prime ore di luce e con il sole allo zenit, in prossimità delle secche e delle cadute rocciose, mentre durante tutto l’arco della mattinata e nel pomeriggio è più probabile incontrarle sul fango a mezz’acqua fuori dalle formazioni rocciose. Comunque la battuta di pesca va pianificata a tavolino, in modo da avere ben chiaro l’itinerario da effettuare, con tutte le possibili varianti del caso. Considerando che su alcune poste, dovremo ripassarci più volte a orari diversi, perché, come vedremo, nel vertical jigging è basilare calare l’esca al momento giusto. La giornata estiva a vertical jigging si comincia di buonora sulle secche o le cigliate su cui si presume ci possano essere le ricciole. Il momento magico dura poco, quindi bisogna approfittare del poco tempo in cui il sole basso favorisce la caccia di questi grandi carangidi. Finito il sorgere del sole, si può continuare la ricerca spostandosi sulla base delle secche o appena fuori dalle cigliate. Con il protrarsi della mattinata è preferibile andare a cercare scogli isolati o piccole formazioni rocciose nel fango. Man mano che il sole si alza il pesce scende a profondità maggiori e questo ci impone di avere già nell’itinerario alcune poste profonde, meglio ancora se si tratta di formazioni piccole e isolate, meta obbligata dei predatori nei momenti di stasi, in particolar modo dei dentici. Per gli irriducibili della ricciola, nelle ore intermedie della mattina una meticolosa ricerca nei canali tra due secche o al pascolo sul fango, può dare ottimi risultati. Le ore della mattinata possono essere impiegate per la ricerca di palamite a mezz’acqua, dei dentici a filo delle cigliate o di pesci grufola tori sul fango con jig piccoli o pescando con l’inchiku, comunque alternando il jigging a kabura e inchiku, per rilassare i muscoli e non stancarsi troppo in previsione dell’intensa attività pomeridiana. Passate le ore mezze morte della mattinata arrivano quelle centrali e nonostante possa essere considerato un luogo comune, in tutte le tecniche di pesca il lasso di tempo tra mezzogiorno e le tre di pomeriggio sono quelle in cui i grandi predatori sono più facilmente soggetti a interessarsi alle nostre esche. Queste sono le ore in cui va ottimizzata la pesca, cercando di battere i punti in cui più probabilmente è possibile trovare i predatori nobili in agguato tra le rocce o sotto le cigliate. Passato quello che può essere considerato il momento che offre maggiori possibilità, si entra nel mezzo pomeriggio. In questa fase, a seconda della stagione, il sole comincia a scendere, ma l’attività predatoria ricomincia più tardi, ovvero con il sole basso del tramonto. Fino a questo momento si può impiegare il tempo pescando con l’inchiku oppure cercando i pesci a mezz’acqua fuori dalle secche, o ancora cercandoli a fondo con jig piccoli. Quando il sole comincia ad abbassarsi i predatori rientrano in attività e noi dovremo essere pronti nelle aree in cui sappiamo poterli trovare in caccia. Le ore di sole basso serali sono ottime per le cernie. È questo il momento in cui, forti del loro mimetismo e della scarsa visibilità, escono dalla tane e si allontanano anche di parecchi metri, spesso arrivano addirittura sul fango. La giornata si conclude a sole quasi tramontato, avendo pescato ottimizzando il lavoro fisico con le poste più idonee, negli orari più giusti. È così che funziona il vertical jigging ed è con quest’ottica che va vissuto. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!