Floating Restaurant: un nuovo modo di fare ristorazione in “mare” di Elena Casillo il 31 Gen 2023 Un ristorante galleggiante capace di spostarsi da un porto all’altro, portando in giro un raffinato menu di pesce. Il racconto del progetto attraverso le parole del suo inventore. Gli amanti del mare e della buona tavola che abbiano voglia di sperimentarsi in un’impresa di ristorazione avente come location… l’acqua, si facciano avanti. Sì perché l’acqua, che sia di mare, di fiume o di lago, è il panorama che si godrà dal “secondo piano” del Floating Restaurant, assaporando una cucina locale di pesce a un prezzo fisso. Tutto ben organizzato, al fine di rendere proficuo e rapido l’investimento. Curiosi di saperne di più, abbiamo intervistato Gianmarco Albani, CEO e co-founder di Opera Prima Mare. Innanzi tutto, com’è nata l’azienda? Personalmente ho lavorato nel settore commerciale con diversi cantieri. A un certo punto, con Antonello Porello, titolare di una società che si occupa di pitture e vernici con sede ad Alba, e Massimo Mondino, che ha una società di carpenteria in provincia di Cuneo, ci siamo ritrovati concordi nel desiderare – come si suol dire a Milano – una “barchetta” tutta nostra. Ed ecco Opera Prima Mare: tre soci che fanno mestieri diversi ma che coinvolgono sempre, intrinsecamente, il settore nautico. E l’idea del Floating Restaurant? Il Floating Reastaurant nasce dall’idea di dare qualcosa di diverso e in più rispetto a un ristorante su piattaforma in acqua. È un concept di livello medio/alto che, basato sul My Way System ideato dallo chef Maurizio Montali, permetterà anche a chi non è prettamente del settore ristorazione di poter acquistare a un prezzo molto accattivante – si parte da 235.000 euro + Iva – il proprio Floating Restaurant e, successivamente, di gestirlo con l’aiuto di 3 persone, offrendo un menu di 10/12 portate composto da piatti di mare, anche con specialità locali. In futuro sarà anche possibile accedere a un centro acquisti unificato per la spesa, ordinandola a un prezzo calmierato con trasporto direttamente in loco, mantenendo così sempre aggiornato lo stock iniziale, composto da prodotti di pescheria – visto che, come detto, i piatti saranno a base di pesce – e vini di tutti i tipi, senza etichetta ma di alta qualità. Chi sa poco di ristorazione avrà comunque bisogno di assistenza. Assolutamente sì. Soprattutto pensando ai giovani con poca esperienza, offriremo un affiancamento da parte dei nostri chef – in primis lo stesso Maurizio Montali – per un periodo di formazione di 6 mesi. Seppure oggettivamente contenuto, l’investimento per le tasche di un giovane è comunque importante. Avete valutato i tempi di ammortamento? Il piano di ritorno dell’investimento prevede 10 mesi di lavoro continuativo. Tenga pure conto che avere un Floating Restaurant significa poter spostare il proprio ristorante di porto in porto ed essere sempre pronti all’accoglienza in qualsiasi momento. Passando agli aspetti più nautici, può darci qualche dettaglio del progetto? Lo scafo è lungo 15 metri e largo 4,50, in alluminio. Sul primo ponte ci sono la cucina, un magazzino/deposito, la toilette, un banco adibito a bar/reception e un tavolo per disabili. Sul secondo ponte abbiamo una raffinata location, illuminata con led, per un massimo di 24 persone. L’uso è sia estivo sia invernale, grazie a una copertura con tetto elettrico e a una chiusura perimetrale. Perché alluminio? L’alluminio è un materiale modellabile e la lavorazione può essere definita “tailor” poiché ciascun prodotto è assolutamente unico e diverso dall’altro. È riciclabile al 100{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} e quindi eco-oriented; è di circa il 35{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} più leggero della vetroresina, più resistente e ignifugo. Ha un’unica pecca: è molto costoso e ha bisogno di personale e macchinari specializzati per la realizzazione del progetto. Ma siamo fortunati ad avere in casa – grazie al nostro socio Mondino – il personale e i macchinari, riuscendo quindi a risparmiare sui costi di produzione e a consentirci la realizzazione di progetti di imbarcazioni medio/piccole precedentemente escluse dalle produzioni in alluminio – il nostro modello Hybrid 37 ne è un esempio – battendo la concorrenza. Ci sono problemi dal punto di vista normativo? La questione è in mano a due agenzie di certificazioni che se ne stanno occupando e che ci hanno presentato diverse possibilità per l’Italia. All’estero la burocrazia è molto più easy. Il Floating Restaurant sarà presentarlo come barca da lavoro o come struttura galleggiante e quindi seguirà la normativa a seconda della collocazione che avrà: mare, fiume o lago. Da ciò dipenderanno anche le dotazioni di sicurezza. Se sarà classificata imbarcazione, avrà le dotazioni di sicurezza previste per questa categoria, quindi razzi, zattera di salvataggio, giubbotti eccetera. Se invece sarà classificata come struttura galleggiante, la normativa impone le dotazioni previste per una houseboat. E per quanto riguarda la movimentazione? Il Floating Restaurant sarà autosufficiente per i piccoli spostamenti all’interno di acque ferme, utilizzando un motore endotermico a gasolio, anche perché la benzina è vietata sulle imbarcazioni con accesso al pubblico. Lungo la costa, dovrà essere rimorchiato. Hybrid 37 Potrà creare problemi, magari di carattere estetico, nei porti nei quali opererà? Assolutamente no, per un semplice motivo: è davvero bello ed elegante. Chiunque sarà ben contento di averlo come vicino di barca. Quando potremo vederlo realizzato? Il progetto sta partendo in questi mesi con un primo modello realizzato a Loano che sarà visibile la prossima primavera. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!
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