di Andrea Mancini e Luca Mauro

Presentiamo un progetto che, pur non soddisfacendo le specifiche di completezza richieste per partecipare a Nauticontest, merita una menzione speciale perché ben fatto e interessante sotto vari punti di vista.

Un progetto di un natante, che possiede obiettivi chiari e ben determinati.

La cabina mobile di prua nella sua posizione usuale (sopra) e nella posizione sopraelevata che fuoriesce sul ponte di coperta (sotto), dove sono presenti due gradini meccanizzati che favoriscono la “salita” in cabina

Furha

Progettisti Marina Pierotti, Orazio Sceusa, Francesca Romana Traietti, Alice Pellegrini
Università/Scuola di Specializzazione Quasar Institute for Advanced Design
Corso di Laurea/Master Master in Yacht Design
Anno conseguimento titolo di studio 2024

Introduzione

“Una imbarcazione day cruiser destinata a crociere giornaliere di carattere conviviale.” Così i quattro giovani designer, Marina Pierotti, Orazio Sceusa, Francesca Romana Traietti, Alice Pellegrini, definiscono il loro progetto Furha elaborato come tesi di laurea del Master in Yacht Design dell’Istituto Quasar di Roma.

Un progetto di un moderno motoryacht di 12 metri interessante sia per la ricerca di nuovi contenuti stilistici sia per alcune novità in termini di utilizzo dello spazio a bordo, prima tra tutte la cabina prodiera resa mobile, che si alza dal suo normale livello all’interno dello scafo per emergere parzialmente sul ponte di coperta, mettendo così in diretta comunicazione l’interno con l’esterno.

I quattro hanno osato troppo? È un azzardo?  Cerchiamo di scoprirlo.

Furha sistema pistoni
Il sistema di pistoni idraulici immaginato per alzare e abbassare l’intera cabina mobile di prua

 

Layout e design

In sintonia con gli obiettivi progettuali che vogliono privilegiare gli spazi esterni e la loro facile fruibilità comunitaria, il Furha è caratterizzato da un originale layout di coperta asimmetrico che permette un migliore sfruttamento dello spazio.

Mentre gli arredi sono spostati tutti a sinistra, a destra è stato previsto un percorso rettilineo molto razionale che va dalla spiaggetta di poppa al tambuccio che permette l’accesso sottocoperta.

In questo modo gli ospiti a bordo possono spostarsi da estrema poppa, dalla spiaggetta poppiera e la contigua zona prendisole, alla dinette al centro, dotata di tavolo ed ampia seduta a C, fino ad arrivare alla postazione di guida posizionata molto avanti proprio per lasciare più spazio per gli esterni.

Spostamenti che, grazie proprio al particolare layout asimmetrico, possono avvenire senza che chi si si trova in dinette, piuttosto che sul prendisole di poppa, debba lasciare spazio per la persona che si sta spostando da poppa a prua.

La cabina mobile di prua nella versione chiusa, con la luce che proviene dalle due lunghe finestrature a scafo, e aperta, nella quale il contatto con l’esterno è diretto

Occhio attento agli esterni

Come detto, la scelta dei quattro progettisti è stata quella di privilegiare gli spazi esterni, la vivibilità all’aperto. Non a caso, anche la cucina si trova sul ponte di coperta, sulla murata destra, lungo il corridoio di passaggio prua poppa.

Di conseguenza gli interni sono ridotti al minimo: appena scesi sottocoperta, dal disimpegno si accede ad un bagno, ad una cabina ad altezza ridotta per due cuccette di emergenza e alla cabina prodiera arredata a dinette con due divani a V ed un tavolo al centro, il tutto trasformabile in letto matrimoniale.

Stiamo parlando di una cabina che, pur trovandosi all’interno, può entrare in contatto con l’esterno grazie ad un’idea molto originale e, allo stesso tempo, coraggiosa. E, così, enfatizzare ulteriormente la scelta dei progettisti. Vediamo, allora, di cosa si tratta, in cosa consiste questa cabina che, evidentemente, rappresenta la maggiore peculiarità di questo progetto.

Pregi e difetti di Furha

Soluzioni innovative

Un’ intera cabina che si alza dal suo normale livello per sollevarsi sul ponte di coperta per quasi un metro può essere un vero azzardo, specie se stiamo parlando di una barca di poco più di 12 metri e la cabina si trova a prua, nella zona della barca più esposta alle onde.

Alice, Francesca, Marina e Orazio l’hanno immaginata (e disegnata) alzarsi e scendere grazie a un sistema composto da tre pistoni idraulici, alloggiati in appositi storage nascosti, aventi un’escursione di circa 80 cm. Per superare il problema dell’accesso alla cabina quando questa è in posizione alzata, e quindi il piano di calpestio della cabina stessa è sollevato rispetto al pagliolo, è poi stato implementato un sistema di scale telescopiche meccanizzate.

 

Tutto molto bello, ma i quattro progettisti nulla ci dicono rispetto a quali sistemi di chiusura e fissaggio hanno immaginato, come si ripristina la tenuta stagna quando la cabina è chiusa. Infatti, va ricordato che lo scafo e la coperta sono il nostro guscio in cui l’acqua non deve entrare e che la zona di prua è quella più esposta alle onde.

Così come ci dicono poco o nulla sui cinematismi di movimentazione (pistoni, guide, carrelli), aspetti che vanno studiati attentamente soprattutto in presenza di un oggetto come la barca che si muove, a volte in modo anche molto violento.

Nonostante la necessità di questi approfondimenti, che crediamo sia ben nota ai progettisti, resta l’idea decisamente innovativa “che permette di ridurre ulteriormente il divario tra gli ambienti interni ed esterni, offrendo una vista panoramica senza compromettere il comfort interno”, come ci ricordano loro stessi.

Luce e design

Veniamo ora al design, altro elemento caratterizzante di Furha. Nel disegnare la barca i quattro affermano di essersi ispirati “alle forme naturali e sinuose dell’Antelope Canyon in Arizona, dalle quali sono state tratte le linee dello scafo, la disposizione degli spazi interni ed esterni e la palette cromatica.”

Il richiamo alle sinuosità e ai colori caldi dei grandi canyon americani è sottolineato anche dalle linee di luce che evidenziano le forme e i vari elementi della barca, segno di un consapevole utilizzo della luce nel quale alla funzione tecnica di fornire luce si abbina la resa estetica, il design.

Certo, se da un lato tutte quelle sinuosità, quelle linee curve, caratterizzano in modo evidente il design di Furha, dall’altro lo possono rendere poco fluido, vagamente baroccheggiante. Ma si tratta dei rischi che si corrono quando si tenta di innovare, di percorrere strade nuove.

Attenzione ai dettagli

Nel disegnare Furha, oltre agli aspetti salienti fin qui evidenziati, i progettisti hanno posto una grande attenzione e cura anche per alcuni dettagli, dettagli che com’è noto fanno la differenza. Parliamo, ad esempio, della cura posta nel posizionare le linee luminose che, oltre a enfatizzare il design dell’intera barca, sottolineano la funzione dei vari ambienti ed elementi, come scale, divani, etc.

Molta cura è stata posta anche nel trovare soluzioni armonizzate con il design per quanto riguarda il posizionamento delle bitte di ormeggio ed i relativi passa cavo a murata, specie a poppa dove si integrano elegantemente con un originale spiaggetta costituita da due piani distinti, il piano di coperta e il fondo dello scafo leggermente separati tra loro, che conferiscono modernità e leggerezza all’intera barca.

Grande attenzione è stata poi posta nel disegnare tutto il piano di coperta e gli arredi dove sono stati previsti anche dei tientibene (aspetto di cui spesso oggi ci si dimentica) integrati nei divani aventi anche la funzione di proteggere dei vani dove riporre delle bottiglie.

E poi il prendisole sagomato integrato nel tetto della cabina mobile prodiera e tanti altri piccoli particolari, tutti ben disegnati e integrati nel design complessivo.

Scheda tecnica Furha

scheda tecnica Furha
scheda tecnica Furha

 

Conclusioni

Nello sviluppo di questo progetto, il principale merito di Alice, Francesca, Marina e Orazio è stato sicuramente quello di cercare di percorre nuove strade, proponendo delle soluzioni innovative per quanto riguarda sia il layout e la funzionalità degli spazi a bordo sia il design e lo stile. Assumendosi anche tutti i rischi del caso. Ma fa parte del gioco!

Pertanto, se da un lato la cabina mobile prodiera che fuoriesce sopra il ponte di coperta rappresenta una interessante soluzione mai vista (o quasi), allo stesso tempo è anche una soluzione piena di problemi e insidie che andrebbero analizzati in modo più approfondito.

Allo stesso tempo, il design sinuoso, quasi organico, di Furha meriterebbe una ulteriore riflessione che ne mitighi certi eccessi, anche al fine di rendere le forme dello scafo più idonee alla sua costruzione. Ma per tutto questo c’è tempo!

Per il momento resta il progetto di una barca interessante sotto vari punti di vista, ben disegnata, gradevole e curata anche nei dettagli.

Un progetto notato anche dalla giuria del MYDA (Millennium Yacht Design Award), il concorso internazionale di design di imbarcazioni da diporto promosso ed organizzato da CarraraFiere all’interno del Seatec che presenta progetti di designer professionisti e esordienti, che nel marzo scorso ha ritenuto meritevole di una menzione speciale per “l’originale soluzione distributiva del pozzetto”, così si legge nella motivazione. n

 

Per maggiori informazioni: marina.pierotti99@outlook.it

I progettisti

progettisti Fuhra

ALICE PELLEGRINI, MARINA PIEROTTI, FRANCESCA ROMANA TRAIETTI, ORAZIO SCEUSA
Gli autori del progetto Furha si sono conosciuti a Roma durante il Master in Yacht Design che hanno frequentato presso il Quasar Institute for Advanced Design.

Qui Alice, Francesca, Marina ed Orazio, architetti e designer provenienti da tutta Italia con un variegato bagaglio frutto di differenti percorsi formativi e culturali, hanno messo in comune le loro esperienze e la loro passione per il design e per la nautica per dare vita al progetto Furha, elaborato per la loro tesi conclusiva del Master discussa a gennaio 2024.

Ed ora, dopo aver disegnato insieme una barca, ognuno sta iniziando a disegnare il proprio futuro professionale.