Leg 3: un’avvincente e rischiosa cavalcata a sud di Ufficio stampa esterno il 25 Feb 2023 Sarà una tappa straordinaria per la flotta, la più lunga nei 50 anni di storia della regata Con le sue 12.750 miglia, la Leg 3 di questa edizione di The Ocean Race sarà la più lunga di sempre nei 50 anni e 14 edizioni dall’inizio della regata. Domenica, a mezzogiorno, quando le barche lasceranno il molo di Città del Capo, il momento della partenza sarà il più emozionante per amici e familiari. La flotta si dirige verso le acque più remote del pianeta e la posta in gioco è molto alta. Ci saranno lacrime quando i velisti partiranno per un’avventura che si prevede duri più di un mese. Charlie Enright, che ha partecipato due volte alla regata e che è lo skipper di 11th Hour Racing Team, ha dichiarato: “Quando è stato annunciato la rotta di questa edizione della regata, tutti si sono subito concentrati su questa tappa considerandola la più importante. Una tappa che durerà tra i 30 e i 40 giorni”. Ci sono validi motivi per amare e odiare l’Oceano Meridionale. Anche in primavera nell’emisfero meridionale, a latitudini così basse può fare un freddo terribile. Abbastanza freddo da rendere gli iceberg una minaccia da monitorare con i radar. Per lunghi periodi, durante la navigazione tra il Capo di Buona Speranza e Capo Horn, si è a più di mille miglia da qualsiasi altro essere umano. Tranne che per gli astronauti che si trovano a circa 250 miglia di distanza a bordo della Stazione Spaziale Internazionale. Ma l’Oceano Meridionale è anche il sogno di ogni velista. Un’avventura straordinaria in cui ci si può divertire a surfare su onde gigantesche per settimane e settimane. “Il sud può essere incredibile”, spiega Enright. “Cioè, ci sono forti venti da ovest senza una boa sottovento, il sogno di ogni velista, e si può andare in poppa per sempre. Ma è anche uno dei luoghi più insidiosi del mondo”. Nelle due precedenti edizioni della regata abbiamo avuto entrambe le situazioni. Nel 2014/15 eravamo un gruppo di giovani e ritrovarci a guidare la flotta a Capo Horn è stato un momento magico. Ma nell’edizione successiva della regata abbiamo disalberato a circa 50 miglia da Capo Horn. Quindi l’Oceano del Sud può dare e può anche prendere”. Paul Meilhat, skipper di Biotherm, si è iscritto tardi a The Ocean Race. Lo skipper francese ha pensato di non avere molto tempo per accumulare il tipo di esperienza necessaria a bordo, ma la Leg 3 ha contribuito a convincere gli altri velisti IMOCA a far parte dell’equipaggio. “Quando ho annunciato il progetto e ho detto che stavo cercando dei membri dell’equipaggio, tutti mi hanno chiesto di fare questa tappa. È la tappa di cui tutti, pubblico e giornalisti, parlano perché costituisce quasi la metà della regata in termini di miglia ed è la più lunga nella storia della regata. Quindi, sì, è una tappa cruciale. “Ma non dobbiamo dimenticare che avremo 10 coefficienti [di punteggio]. È una parte importante della regata, ma non dobbiamo concentrarci solo su questa tappa, bensì su tutta The Ocean Race. Per questo l’obiettivo più importante è arrivare a Itajaí per poter portare a termine la regata”. Anche gli altri due skipper francesi sono consapevoli dell’importanza di questa tappa nel determinare l’esito di The Ocean Race tra quattro mesi. Né Kevin Escoffier né Benjamin Dutreux danno per scontati i risultati delle prime due tappe. Escoffier e il Team Holcim PRB hanno ottenuto due vittorie di tappa lungo l’Atlantico, ma non danno per scontati i loro primi successi, mentre Dutreux e GUYOT environnement – Team Europe sono arrivati ultimi in entrambe le tappe di apertura. Dutreux è convinto che il tabellone non rappresenti il livello di prestazioni molto più omogeneo della flotta. Dopotutto, team GUYOT ha mantenuto il comando per gran parte della seconda tappa. “Sono molto soddisfatto dell’inizio della regata, anche se il ranking non lo indica”, ha dichiarato Dutreux, che ha saltato la seconda tappa da Capo Verde. “Il tabellone è fatto solo di numeri, ma io credo che il livello sia molto alto e che la flotta sia molto compatta. Siamo in lotta con le altre barche e il nostro punteggio non è buono, ma sono molto contento della forza e dell’impegno che dimostriamo nella conduzione della barca, e questo è il fattore più importante. Sento che stiamo facendo buoni progressi e non vedo l’ora di tornare a bordo e di lottare per il 20{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} della regata in questa tappa pazzesca”. Lo skipper di Team Holcim PRB Kevin Escoffier sembra energico come al solito, anche se non se lo sente del tutto. “A Città del Capo ci siamo riposati un po’, ma non abbastanza. Avrei voluto trascorrere più tempo qui e per lo shore crew è stato difficile preparare la barca in tempo per la prossima tappa. Mancano ancora molte prove. Come ha detto Paul [Meilhat], la cosa più importante è arrivare a Itajaí. Quando siamo partiti da Alicante, a gennaio, spingevamo già la barca al 100{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} di quello che pensavamo di poter raggiungere, forse anche di più. Non so se stiamo forzando troppo la barca. Penso che sia stato abbastanza facile in Atlantico, perché abbiamo dei riferimenti da altre esperienze in questa zona. La prossima tappa, nell’Oceano meridionale, sarà completamente diversa. Dobbiamo trovare un nuovo assetto della barca, per trovare una buona velocità media senza forzare troppo. Su Team Holcim PRB non abbiamo mai fatto 30 giorni di fila in mare. È un’incognita, ma non vediamo l’ora”. Lo stesso vale per Boris Herrmann di Team Malizia, che non nega che la sua barca sia stata costruita pensando all’Oceano Meridionale. “Non si può fare una barca che sia adatta a tutte le condizioni di vento e di onda”, ha detto lo skipper tedesco. “Ma la poppa con vento forte sono le condizioni per le quali noi e i nostri progettisti VPLP abbiamo progettato questa barca. Spero che riusciremo a approfittarne nella Leg 3 e a dimostrare che la barca è adatta a queste condizioni nell’Oceano Meridionale”. Herrmann sottolinea inoltre che è necessario cambiare mentalità quando si lascia l’Atlantico per dirigersi verso sud. “Quello che stiamo per fare, credo sia davvero l’apice di The Ocean Race questa volta e sarà molto diverso dalle altre tappe. È quasi un altro tipo di vela o di regata. In Atlantico siamo abituati a regatare a distanza ravvicinata e a concentrarci sempre sulle prestazioni. Ma navigare nell’Oceano Meridionale è anche una grande avventura. “Se dovessimo aver bisogno di soccorso, una nave da guerra potrebbe impiegare 10 giorni per arrivare in queste regioni e venire in aiuto. Siamo a migliaia di chilometri di distanza dalla terra più vicina. Siamo davvero isolati”. La partenza della Leg 3 è in programma per le 14.15 ora locale di Città del Capo, le 13.15 in Italia. La nostra guida su come seguirla è qui Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!
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