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(a cura di Andrea Mancini e Luca Mauro)
(a cura di Bianca Gropallo)
L’editoriale
Chi conosce lo stile di questa pagina sa bene che evito di utilizzarla per lanciare i contenuti interni della rivista, finalità per la quale esistono ben altri strumenti, come gli “strilli” di copertina, il sommario, i social eccetera. Stavolta, però, farò un’eccezione, sollecitata da una mail di vibrata protesta inviata in redazione da un cantiere che, nel resoconto dei saloni pubblicato lo scorso mese di novembre, ha scoperto un piccolo errore – quasi certamente non compiuto dalla redazione – riguardante una sua barca.
Devo perciò fare una premessa. Forse a molti non è chiaro – magari per colpa di noi che non lo abbiamo mai troppo decantato – ma Nautica è l’unica rivista al mondo (e sottolineo al mondo) che ai saloni che contano si presenta con un plotone di giornalisti (e sottolineo giornalisti) che osservano con i loro occhi (e sottolineo con i loro occhi), ad una ad una, tutte le novità, settore per settore.
Migliaia di dati “freschi” che, proposti in resoconti specifici, vanno successivamente a integrare quelli riguardanti le unità che risultano già ufficialmente sul mercato, fino a formare un annuario: quello che pubblichiamo in questo stesso numero. Si tratta di un lavoro immenso che ci espone consapevolmente alla possibilità – anzi, purtroppo, alla probabilità – di commettere qualche malaugurato errore al quale poniamo rimedio tempestivamente con i doverosi errata-còrrige.
Attenzione, però: a queste nostre inesattezze si sommano quelle compiute dalle fonti, cioè da chi, a voce (nei saloni o al telefono) o per iscritto (in comunicati spesso illeggibili), ci fornisce (non sempre in buona fede) informazioni scorrette. Capita molto spesso, per esempio, che presso un certo stand, l’incaricato di un cantiere vada a memoria dichiarandoci che non c’è stato il tempo di preparare una scheda tecnica; che della sua barca dispone soltanto di rendering e che le fotografie ce le farà pervenire a breve (cosa che puntualmente non farà); che “il prezzo deve ancora essere stabilito” (mentre invece esiste eccome); che, a proposito di una sua incertezza circa un dato importante che non ricorda, ci farà sapere a breve (anche questa una cosa che puntualmente non farà). Capita pure che, successivamente alla nostra visita, vengano modificati alcuni dettagli: che so, che per motivi commerciali un certo accessorio dichiarato optional al salone di Cannes diventi standard al salone di Genova.
Cosa più che lecita, ovviamente, ma… a saperlo. Allo stesso modo, nello spirito di una sempre sollecitata ma spesso disattesa collaborazione reciproca, non sarebbe male se un cantiere che ha deciso di interrompere la produzione di un determinato modello ci avvisasse giusto in tempo per poterlo eliminare dall’annuario che deve uscire. Verrebbe da dire, amaramente, che questo malcostume è un segno dei tempi.
Quasi rimpiango gli anni in cui il titolare di un cantiere mi telefonava adirato, magari alzando la voce, per protestare il fatto che in una nostra prova avevamo dichiarato una velocità massima inferiore a quella “ufficiale”. Magari alzavo la voce pure io e tutto finiva lì, spesso con la promessa reciproca di stringerci la mano alla prima occasione, davanti a un buon caffè.
Oggi, forse per la loro incapacità di comunicare direttamente, molti di questi super-iper manager della nautica italiana incaricano direttamente i loro avvocati che, usando il loro speciale vocabolario, ci accusano magari di “diffamazione a mezzo stampa” per aver scritto che tale barca non è poi così esteticamente innovativa come invece dichiarato nel comunicato che ne annuncia il varo.
Non è un esempio di fantasia: è successo veramente. Sono i rischi del giornalismo. Di quello vero. Quanto sarebbe più facile, tranquillo, senza problemi, passare i comunicati stampa così come arrivano in redazione. O anche spedire i nostri articoli ai diretti interessati perché possano approvarne la pubblicazione dopo averli corretti a loro piacimento.
Ma sarebbe un altro mestiere, che non piace né a noi né ai nostri lettori. Dunque, godetevi l’annuario che troverete in questo fascicolo di Nautica, magari con qualche errore. Ma siate consapevoli che potreste sondare le edicole fisiche e digitali di tutto il mondo e non trovereste niente che possa assomigliargli. Perdonate l’immodestia.
Corradino Corbò