Nautica 746 – Giugno 2024

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L’editoriale

 

PAROLE IN LIBERTÀ

bla-bla-bla copia_web“Siamo particolarmente orgogliosi di affermare che con gli XYZ, i loro proprietari possono ‘rimanere fedeli alla navigazione’ poiché il nostro duro lavoro nello sviluppo ulteriore della nostra rinomata idrodinamica, non solo nell’efficienza del carburante ma soprattutto nella dinamica di guida, ci ha permesso di creare un 45 piedi che non assomiglia per niente a un autobus o un camion da guidare, come fanno molte altre barche di questa fascia di dimensioni.

Ciò ti consente, per la prima volta, di passare a una barca da 45 piedi o ad un daycruiser senza la necessità di compromettere la sensazione di brivido ed eccitazione, il comfort di marcia e la sicurezza durante la guida, senza dimenticare l’efficienza dei consumi ed un’ampia velocità di crociera”.

Questo è il copia-incolla di una parte del testo (quasi sicuramente una traduzione automatica) che abbiamo ricevuto in redazione da un cantiere molto conosciuto, assai attivo nella comunicazione.

L’unica differenza rispetto all’originale è costituita dal nostro XYZ che, per decenza, ne oblitera il nome. Basta aver fatto la scuola dell’obbligo per rendersi conto che è un’offesa alla lingua italiana, alla logica, all’intelligenza di chi legge e, molto probabilmente, anche all’onorabilità di chi progetta e costruisce il prodotto di cui straparla.

È pure un tentato suicidio commerciale poiché è del tutto lecito che, di fronte a un tale scempio linguistico, un aspirante armatore si chieda se un’azienda che racconta in questo modo una sua barca – o la fa raccontare dal suo “ufficio stampa” approvandone il testo – non la costruisca con la stessa incompetenza. Probabilmente no, ed è proprio questo il punto: è cioè assai probabile che la qualità del prodotto sia infinitamente superiore rispetto a quella della sua maldestra descrizione.

Per fortuna – lasciatemelo dire senza false modestie – ci siamo noi, che non pubblichiamo i comunicati senza averli passati al setaccio, controllandone il più possibile non soltanto la forma – per esempio sfrondandoli dalla tipica pletora di aggettivi senza senso – ma anche i dati tecnici, che non di rado sono errati o mancanti. Infatti, il grave è che quello di cui sopra non è un caso isolato.

Considerando che di mezzo c’è l’imminente periodo vacanziero, già fioccano i comunicati in vista dei saloni settembrini e, fatta eccezione per le aziende che si avvalgono di uffici stampa propriamente detti, di cose strane se ne vedono parecchie: oltre ai testi farneticanti, ci sono gli annunci di “novità assolute” che in realtà sono sul mercato da anni, fotografie non identificabili, rendering fai-da-te impubblicabili eccetera.

Ovviamente, guai a cestinare qualcosa o il tutto, per rispetto del lettore: ormai le proteste e le pretese di integrazione o di errata corrige partono sempre più spesso da uno studio legale, tradendo quell’amichevole patto di reciproca fiducia che un tempo caratterizzava il rapporto tra gli operatori e i media.

Corradino Corbò  


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