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L’editoriale
Quella del comandante – o skipper, che dir si voglia – è una figura che nel diporto più comune, quello che non si avvale necessariamente di equipaggi professionali, non ha la stessa sacralità riscontrabile nella marina mercantile e, più ancora, in quella militare.
Finisce così che ne risultino sfumati quei doveri, compiti e diritti che invece sussistono, indipendentemente dalla grandezza del mezzo sul quale dovrebbero essere esercitati. Intendiamoci, non è un problema esclusivo del nostro settore.
Basti pensare alla totale leggerezza con la quale in tanti si mettono al volante della loro automobile, esercitando di fatto le funzioni di “comandante”, appunto. Tanti che poi sono esattamente gli stessi che, se possiedono una barca, si mettono al timone con una disinvoltura che, spesso, troppo spesso, sconfina in una colpevole incoscienza.
Torna quindi utile, come spunto di riflessione, lo studio recentemente pubblicato da Altroconsumo – associazione di consumatori e utenti composta da circa 350.000 soci – su come guidano gli italiani: un’articolata statistica basata sulle risposte che circa 1.700 utenti, tra i 18 e i 74 anni, hanno dato a un questionario relativo al loro stile di guida. Purtroppo non sorprendenti, i risultati sono terribilmente inquietanti.
Uso del cellulare: circa il 25% invia/legge messaggi mentre guida, percentuale che sale al 46% nella fascia di età compresa tra i 18 e i 25 anni. Uso di alcoolici: il 13% guida anche dopo averne bevuto. Cintura di sicurezza: il 25% non la indossa in città, percentuale che sale al 41% nel Sud e nelle Isole. Limiti di velocità: il 71% non rispetta il limite dei 50 chilometri orari stabilito per i centri abitati. Incidenti: il 10% ne ha causati negli ultimi 3 anni; di questo 10%, il 21% ha provocato feriti o morti; principali cause dichiarate, distanza di sicurezza o precedenza non rispettate, manovre irregolari, velocità eccessiva.
Ebbene, essendo la trasgressione, l’imprudenza e persino la criminalità scelte di vita, cioè tratti strutturali di un carattere individuale, non si può pensare che un individuo che si mette alla guida della sua auto sotto l’effetto di sostanze stupefacenti possa trasformarsi in virtuoso quando pilota il suo motoscafo. Ora molti di noi, appassionati di mare, stanno per smettere i panni portati nel lungo inverno e indossare finalmente quelli di comandanti o anche solo di passeggeri. Ai primi, rivolgo la solita calda raccomandazione di essere responsabili sempre, in ogni circostanza.
Ai secondi, rivolgo l’esortazione a non essere mai passivi, semplicemente “trasportati”, ma ad essere fermi e decisi quando è in gioco la propria vita e quella dei propri cari. Si chiama “controllo sociale” e consiste, per esempio, nel chiedere a chi guida con il cellulare in mano di metterlo via; a chi va troppo veloce, di rallentare; consiste nello scendere a terra se, al momento di salpare, ci si rende conto che lo skipper ha bevuto; nel chiedergli di non partire, se il tempo è brutto. Funziona, credetemi.
Corradino Corbò
Le ricette di CAMBUSA