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L’editoriale
Settecento. Scritto così, per esteso e in maiuscolo, oppure in numeri ma preceduto dall’apostrofo, è un termine ampio, generalizzante ma fortemente evocativo. Fa subito pensare al secolo dell’Illuminismo, delle grandi rivoluzioni, delle grandi invenzioni. Scritto invece in semplici cifre, è un numero che esprime un valore aritmetico preciso, inequivocabile. Una misura, potremmo dire. E infatti, per noi di Nautica, 700 è il numero che identifica questo fascicolo, esattamente a 58 anni e 4 mesi dal primo, uscito in edicola a marzo 1962. Prima di quella data, la nautica da diporto era un fatto strettamente privato, elitario, tanto da trovare spazio mediatico quasi esclusivamente sui cosiddetti rotocalchi, come sfondo teatrale di qualche avventura clandestina scoperta da un bravo paparazzo. Ma da quel momento in poi, tutto è cambiato. Scriveva l’indimenticabile Vincenzo Zaccagnino in quel suo primo editoriale: “Nautica vi insegnerà ad acquistare un’imbarcazione, a condurla, a conservarla e a ripararla. Nautica traccerà per voi i più meravigliosi itinerari, che potrete seguire avendo la certezza di aver letto dei consigli scrupolosi. Nautica vi terrà informati sulle maggiori novità in fatto di barche, motori e accessori, manderà i suoi inviati alle grandi esposizioni internazionali, nei cantieri, nei centri dove lo yachting vive più intensamente”. E così è stato. Puntualmente. La fedeltà a quei principi – quasi certificata da una proprietà familiare che non è mai cambiata – è la stessa che oggi ci permette di imporre il rispetto di “sua maestà il lettore” a quei tanti parvenu che vorrebbero vederci portatori di messaggi pilotati, banali, passivi. Tutto questo ci costa caro, ne siamo ben coscienti. E tante volte ci piacerebbe pubblicare la raccomandata con la quale un certo cantiere ci punisce per aver pubblicato un test con i dati rilevati da noi e non con quelli pompati da lui. O le proteste per aver tagliato un comunicato, eliminando il florilegio di aggettivi insulsi, irreali, magnificanti. Il fatto è che l’idea di una nautica raccontata per mezzo di slogan, come se si trattasse di un profumo, proprio non ci va giù. Nautica non è per l’uomo che non deve chiedere mai. È per una persona che vuole saperne sempre un po’ di più. Perciò, barra al centro e “alla via così”.
Corradino Corbò