Traumi cranici, fratture, lussazioni e distorsioni di Nautica Editrice il 6 Lug 2016 A questo punto della trattazione è necessario affrontare il problema degli infortuni osteo-articolari e del trauma cranico, sia esso accompagnato o meno da perdita di coscienza.Uno degli eventi più frequenti in barca è il colpo di boma in testa. Inutile raccomandare la massima attenzione a tutte le persone che a qualunque titolo dovessero stazionare a lungo nel pozzetto, e a tal proposito mi riferisco soprattutto ai bambini, i cui movimenti sono spesso incontrollabili, anche se spesso la loro altezza non è tale da metterli in pericolo. Durante la navigazione notturna, quindi, qualora il numero dei componenti dell’equipaggio lo consenta, è opportuno raddoppiare i turni di guardia, avendo comunque l’accortezza di indossare sempre i giubbotti di salvataggio e di assicurarsi alla battagliola con i cavi di sicurezza, specie durante gli spostamenti sul ponte per eventuali manovre con le vele, perché l’evento “uomo in mare” costituisce uno dei più grossi rischi della navigazione, soprattutto durante le ore notturne e se il naufrago ha perso conoscenza. Se dopo aver subito un trauma cranico il soggetto non ha perso i sensi, è lucido, vigile e ricorda tutto, anche quello che stava facendo subito prima del trauma, basta portarlo sotto coperta e distenderlo in cuccetta in ambiente ventilato. Dopo aver ispezionato il capo per escludere la presenza di ferite, bisogna applicare una borsa di ghiaccio sulla zona colpita e procedere al rilievo dei parametri vitali (temperatura, polso, respiro, pressione arteriosa) e al controllo della reazione delle pupille alla luce: per fare ciò basta illuminare alternativamente le pupille con una torcia e controllare se si restringono quando sono colpite dal fascio luminoso. Se la manovra è positiva, si passa al controllo della rigidità nucale: si applica una mano dietro la nuca e si solleva il capo fino a far toccare il petto col mento. Questo primo approssimato esame neurologico, se negativo, ci permette di affrontare con maggiore tranquillità le ore di navigazione che restano per raggiungere il porto più vicino. Nel frattempo il paziente deve essere tenuto sotto osservazione continua, restare digiuno almeno per le prime otto ore dal trauma, può bere solo acqua, the o camomilla a piccoli sorsi, non deve fumare né bere alcoolici o caffè, non deve assumere nessun antidolorifico o tranquillante per almeno le prime 24 ore. Bisognerà prestare particolare attenzione al fatto che il paziente possa essere colpito da sonnolenza improvvisa dalla quale risulti difficile svegliarlo, che non compaiano improprietà del linguaggio, disturbi della vista, vomito, specie se ripetuto. Questo non vuol dire che bisogna impedire a tutti i costi al paziente di addormentarsi, ma bisogna vegliare che sia un sonno regolare, non costellato da bruschi movimenti, lamento continuo e via discorrendo. Se invece il trauma cranico è seguito da perdita di coscienza, per prima cosa bisogna assicurarsi che il paziente non ingoi la lingua o non inali il vomito, se presente. Per fare questo bisogna metterlo in decubito laterale, afferrare la lingua con le dita e successivamente bloccarla infilando magari il manico di un cucchiaio o, meglio, un tubo di Meyo se è disponibile nella cassetta di pronto soccorso. Se alla ripresa dei sensi vi è amnesia per quanto accaduto, se le pupille non reagiscono alla luce o, peggio, sono di diverso diametro, se vi è rigidità nucale, se compare paralisi di uno o più arti contemporaneamente, se vi sono disturbi del linguaggio, se compaiono convulsioni, se sono presenti disturbi del ritmo cardiaco o del respiro, bisogna immediatamente mettersi in contatto con i medici del C.I.R.M. sia per ottenere assistenza sanitaria che per organizzare, di concerto con il Servizio M.R.C.C. e con le Capitanerie di Porto, il soccorso aereo-navale. Nel frattempo bisogna assicurare adeguato supporto rianimatorio con eventuale massaggio cardiaco e respirazione assistita, ai fini di assicurare il mantenimento dei parametri vitali a livelli accettabili. Traumatologia ossea Adesso andiamo ad analizzare la traumatologia ossea, ovvero fratture, lussazioni, distorsioni. Le fratture delle dita dei piedi vanno immobilizzate solidarmente, ossia incerottando il dito fratturato a quello vicino più grande: l’immobilizzazione va mantenuta per almeno dieci giorni, ma è ovviamente auspicabile che nel frattempo la barca abbia raggiunto un porto dove sia possibile procedere a una visita specialistica con esecuzione di una radiografia.In caso di frattura del dito di una mano è necessario ricorrere all’immobilizzazione o mediante uno splint metallico imbottito, se è disponibile a bordo, oppure applicando una stecca di legno imbottita col cotone (è sufficiente anche il bastoncino di un gelato) che deve essere posta sul lato palmare del dito e assicurata con del cerotto. Il braccio deve essere assicurato al collo mediante un fazzolettone che dovrebbe andare dal gomito alla mano, col gomito leggermente chiuso ad angolo acuto in modo che la mano sia leggermente più alta del gomito: questo assicura un più facile ritorno del sangue venoso verso il cuore, il che evita il gonfiore della mano e riduce il dolore. In tutti i casi, per ridurre il dolore è opportuno somministrare un antidolorifico. In caso di frattura delle ossa lunghe del braccio bisogna ricorrere all’immobilizzazione o con gli “inflatable air splint”, di cui si è parlato nell’articolo sulla cassetta di pronto soccorso, oppure ricorrendo a due stecche di legno imbottite con del cotone che vanno applicate ai due lati dell’osso fratturato per tutta la sua lunghezza (cioè dall’ascella al gomito o dal gomito al polso) e assicurate mediante bendaggio, stretto a sufficienza per assicurare l’immobilità senza però ostacolare la libera circolazione del sangue (assicurarsi che il polso periferico sia percepibile, altrimenti allentare la fasciatura). Il braccio va assicurato al collo come precedentemente esposto. Controllare periodicamente che le unghie non diventino cianotiche e raccomandare al paziente di aprire e chiudere periodicamente le dita per favorire la circolazione. Analogo discorso va fatto per l’immobilizzazione delle ossa della gamba, solo che in questo caso le stecche di legno imbottito devono essere tre, due ai lati e una sotto l’arto e, in caso di sospetta frattura del femore, le stecche laterali devono essere applicate: quella interna dall’inguine alla caviglia e l’esterna dalla radice dell’arto, cioè a metà del gluteo, alla caviglia. Somministrare sempre degli analgesici e un sedativo e contattare immediatamente il C.I.R.M. per coordinare le procedure di soccorso. Per quanto riguarda le distorsioni, specie quelle della caviglia, tenere sempre l’arto sollevato dal piano del letto mediante due cuscini e applicare la borsa del ghiaccio avvolta in un panno. Evitare di bendare subito l’articolazione, perché se si gonfia per edema o piccola emorragia interna per rottura di piccoli vasi (la caviglia diventa blu) il bendaggio aumenta il dolore. Le manovre di riduzione delle lussazioni sono alquanto complesse, quindi è indispensabile mettersi in contatto col C.I.R.M. per ricevere i suggerimenti necessari per un adeguato trattamento. Infine, in caso di ferite della cute procedere prima di tutto al lavaggio e disinfezione con acqua ossigenata o Amuchina o Betadine o altro disinfettante disponibile (non alcool), quindi avvicinare i lembi della ferita e applicare degli Steri-strip o dei punti di sutura se si è in grado di farlo (preferibili sempre i primi se la ferita non è molto profonda). Se è stato reciso un vaso arterioso bisogna innanzitutto bloccare il flusso ematico applicando il Tourniquet: consiste nel porre a monte della ferita un laccio di stoffa, corda o quant’altro non elastico e stringerlo a vite aiutandosi con un pezzo di legno che va posto fra i due capi e fatto ruotare finché l’emorragia non si arresta. Laddove il Tourniquet non potesse essere applicato (arteria femorale alla radice dell’arto oppure arteria carotide per non soffocare il paziente), bisogna effettuare una forte pressione digitale sul vaso fino a frenare l’emorragia. Superfluo in tal caso raccomandare di richiedere immediatamente soccorso al C.I.R.M. e alla Capitaneria di Porto. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!