Le più comuni malattie infettive dell’infanzia di Nautica Editrice il 6 Lug 2016 Colpiscono i bambini in età scolare, quando i contatti stretti favoriscono la diffusione delle infezioni, anche se tutte o quasi possono presentarsi anche in età adulta. Il contagio avviene attraverso il contatto diretto con il muco o la saliva di un bambino già infetto, oppure con le goccioline respiratorie emesse parlando, con tosse o starnuti. Per questo motivo, si presentano più frequentemente in inverno e primavera. Morbillo, varicella e pertosse sono particolarmente contagiose: circa il 90{2e3577d2bd6aebaa150c85c33fcd353783f1aa6c690283591e00ef60b3336fc8} dei bambini esposti al contagio si ammala. Poiché il periodo di incubazione è di solito piuttosto lungo, può capitare che un bambino apparentemente sano manifesti la malattia durante il viaggio in mare, pur avendola contratta 2 o 3 settimane prima. Imparare a distinguere una malattia dall’altra può essere importante, perché alcune possono avere un decorso particolarmente grave e richiedere lo sbarco immediato del paziente e perché, sebbene la maggior parte siano causate da virus, la scarlattina e la pertosse sono batteriche, quindi, curabili con antibiotici. Quali sono? Morbillo, rosolia, varicella, scarlattina, quinta e sesta malattia, che sono esantematiche (cioè caratterizzate dalla comparsa di macchie sulla cute), e parotite e pertosse, non accompagnate da esantema. Tutte esordiscono con gli stessi sintomi: raffreddore, tosse secca, spossatezza e febbre. Può essere presente ingrossamento dei linfonodi, bruciore agli occhi, insofferenza alla luce (che deve essere sempre tenuta bassa). Le complicanze, anche se poco frequenti, sono in genere otiti, sinusiti, laringiti e broncopolmoniti. L’aspetto e la distribuzione corporea dell’esantema sono invece caratteristici di ognuna, così come alcune complicanze. Nella maggior parte dei casi s’istituisce una terapia sintomatica: con antistaminici, se il prurito dovuto alle macchie diventa troppo fastidioso, e con paracetamolo, se la febbre supera i 38,5°C. È necessario far bere spesso il piccolo, per evitare il rischio di disidratazione e, se la febbre è molto elevata, effettuare spugnature di acqua fredda su gambe e braccia. Non somministrare mai acido acetilsalicilico (aspirina), in quanto può esporre il bambino a una gravissima malattia che colpisce soprattutto fegato e cervello e si rivela mortale nella metà dei casi (sindrome di Reye). A volte, la febbre alta può provocare convulsioni, che si manifestano con perdita di conoscenza, irrigidimento e scosse dei muscoli di braccia e gambe, che durano pochi minuti e non provocano danni permanenti. È opportuno, però, girare il bambino su un fianco, per evitare che la saliva gli vada di traverso e la lingua blocchi la gola; ma non bisogna scuoterlo, né tentare di tenerlo fermo. Come riconoscerle MORBILLO – L’esantema del morbillo interessa prima il viso e poi, nell’arco di 2-3 giorni, braccia, tronco e gambe. Appare come macchioline rosse, con tendenza a confluire tra loro assumendo l’aspetto di grosse macchie, e si attenua in 3-4 giorni lasciando il posto a una desquamazione cutanea. In un caso su mille, il morbillo causa un’encefalite, che in un terzo dei bambini colpiti lascia purtroppo lesioni cerebrali permanenti. Per questo motivo in Italia è obbligatoria la vaccinazione anti-morbillosa, che in genere viene somministrata a 15-18 mesi, associata a quella anti-rosolia e anti-parotite.ROSOLIA – Inizia con un ingrossamento dei linfonodi situati dietro le orecchie e sulla nuca, che sono dolenti al tatto. L’esantema è sempre molto leggero e compare prima sul viso, con macchie piatte di colore rosa che tendono a confluire tra loro, poi, dal secondo giorno, si estende al tronco e alle gambe, dove forma puntini rossi molto piccoli e ben separati. Dato che i sintomi sono in genere lievi, non è necessario imporre al bambino particolari restrizioni. L’unico vero problema della rosolia è legato all’eventualità che una donna contragga l’infezione in gravidanza, qualora non l’abbia avuta in passato, o non sia stata vaccinata almeno 3 mesi prima del concepimento. Il virus, infatti, può essere trasmesso al feto e, soprattutto se il contagio avviene nei primi 3 mesi di gravidanza, può causare gravi malformazioni, come cardiopatie, cecità, sordità e ritardo mentale. VARICELLA – è l’esantema più riconoscibile, perché le macchioline rosse si trasformano, in poche ore, in piccole vesciche contenenti liquido. Se il liquido viene infettato dai batteri normalmente presenti sulla cute (tipicamente in seguito a lesioni da grattamento), si intorbidisce e le vescicole si trasformano in pustole. Nella fase conclusiva, le vescicole, seccandosi, diventano croste, che gradualmente si staccano nel giro di circa una settimana. L’esantema compare prima sul tronco e si diffonde a viso, genitali, braccia e gambe, con una particolare predilezione per il cuoio capelluto. Per evitare che il piccolo si gratti, provocandosi abrasioni che potrebbero infettarsi lasciando cicatrici, è bene mantenere le unghie sempre corte e applicare polveri antipruriginose come il talco mentolato. SCARLATTINA – L’esantema, costituito da puntini rossi che non confluiscono tra loro e che si scolorano alla pressione delle dita, inizia all’inguine, ascelle e collo e si estende a tutto il corpo nell’arco di 24 ore. Tutto il viso appare di colore rosso acceso, tranne le zone del naso, della bocca e del mento che, con il loro pallore, conferiscono al volto un aspetto chiamato “maschera scarlattinosa”. La lingua, di colore scarlatto e con le papille gustative in evidenza, sembra una fragola. L’esantema, che rende la pelle ruvida al tatto, si attenua in 3-4 giorni lasciando il posto a una desquamazione. Poiché la scarlattina è causata da un batterio e può complicarsi con gravissime infezioni che possono colpire cuore, reni, fegato e cute, è molto importante riconoscerla e instaurare al più presto un’adeguata terapia antibiotica. QUINTA E SESTA MALATTIA – Sono così chiamate perché individuate, rispettivamente, dopo le prime 4 e 5 malattie esantematiche. Nella quinta malattia, l’esantema è rosso intenso sul volto (aspetto “a guance schiaffeggiate”); sul corpo può variare dal rosso intenso al rosa pallido e ha la particolarità di accentuarsi o ricomparire dopo un bagno caldo o un frizionamento. Nella sesta malattia le macchie sono costituite da puntini rosa pallido, rilevati al tatto e grandi come capocchie di spillo, che iniziano sul tronco e sul collo per poi diffondersi al viso e all’attaccatura di cosce e braccia. Possono cambiare sede nel giro di poche ore, spostandosi da una parte all’altra del corpo. Si tratta, in entrambi i casi, di disturbi leggeri e privi di complicazioni significative, che riportiamo solo per sottolinearne le differenze rispetto alle altre. PERTOSSE (tosse canina o tosse convulsa) – Questa malattia, il cui sintomo principale è la tosse, colpisce più spesso bambini molto piccoli non ancora vaccinati (la vaccinazione è obbligatoria in Italia), ma è stata descritta anche in soggetti anziani. È una malattia potenzialmente letale, perchè può causare una grave insufficienza respiratoria, broncopolmoniti e, più di rado, emorragie cerebrali. Il suo tempestivo riconoscimento è cruciale, anche perchè solo nelle prime 2 settimane la terapia antibiotica è efficace. In questa fase è presente solo una tosse molto insistente, soprattutto notturna, spesso accompagnata a vomito. Dopo 2 settimane comincia la fase acuta, con attacchi di tosse convulsa (fino a 50 al giorno), sempre più intensi e ravvicinati. Nel tentativo di riprendere fiato dopo l’attacco, il bambino effettua una profonda inspirazione di aria, che, per il restringimento delle vie aeree, produce il caratteristico “urlo”. Per la ridotta ossigenazione del sangue, il bambino assume un colorito bluastro e diventa imperativo somministrare ossigeno e sbarcarlo il più rapidamente possibile. Gli attacchi di tosse sono scatenati da pianto, eccessivo riempimento dello stomaco (somministrare pasti piccoli e frequenti) e aria secca (è utile un’adeguata umidificazione dell’ambiente). Dopo altre 2 settimane comincia la lunga fase della convalescenza (anche 4 mesi) in cui gli accessi si riducono e ricomincia la tosse a colpi staccati che si osservava inizialmente. PAROTITE – Si manifesta con il gonfiore delle ghiandole parotidi, poste in basso dietro l’orecchio. In seguito all’infiammazione, le parotidi (o solo una di esse) s’ingrossano e spingono in avanti e in fuori le orecchie che sembrano così più grandi del normale: da qui il termine di “orecchioni”. Il gonfiore, che si attenua e scompare in circa una settimana, può causare forti dolori che possono essere alleviati dal paracetamolo. è consigliabile dare al piccolo cibi liquidi o semiliquidi e farlo bere con la cannuccia se prova dolore durante la masticazione o la deglutizione. Andrebbero evitati i cibi aspri, come limone o aceto, che stimolano la secrezione di saliva, aumentando il dolore. Le complicanze della parotite sono rare e in genere benigne. Solo l’orchite (infiammazione dei testicoli), che può colpire soggetti in età adulta o adolescenziale, può causare sterilità un caso su 10. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!