Già il 2023 era stato un anno record. Il 2024 lo ha ampiamente superato, andando oltre ogni  aspettativa.

caretta tartaruga marina
caretta nuoto orizzontale

I numeri

Parliamo della nidificazione di tartaruga marina comune Caretta caretta in Italia, che nell’ultima stagione riproduttiva ha fatto registrare poco più di 600 nidi, con una crescita del 30% rispetto al 2023, quando vennero segnalate 452 nidificazioni.

Subito il mondo scientifico – e non solo – si è posto domande sui motivi di un simile risultato e se si è trattato di una stagione isolata o di un trend crescente. Che può avere risvolti positivi ma anche negativi, probabilmente frutto di varie concomitanze.

Tra queste l’aumento delle temperature medie della superficie del mare nostrum, che ha di fatto ampliato l’areale delle tartarughe, in passato più propense a frequentare le acque del Mediterraneo orientale per deporre le uova.

I numeri in crescita riflettono anche l’intenso lavoro di rilevazione della specie lungo le coste italiane, anche grazie al progetto comunitario Life Turtlenest.

Coordinato da Legambiente, è finalizzato al miglioramento della conservazione della tartaruga marina comune in Italia, Spagna e Francia attraverso attività di monitoraggio, messa in sicurezza dei nidi, ricerca scientifica, campagne di informazione e sensibilizzazione.

osservazione tartarughe
Life conceptu Pelagos

Le regioni italiane

Le regioni con il maggior numero di nidi registrati nel 2024 si confermano al Sud: Sicilia (190), Calabria (147), Campania (104) e Puglia (99). C’è anche il caso record della Toscana, con 24 nidi tra le province di Lucca e Livorno, seguita da Lazio (14), Sardegna (8) e Basilicata (7), ma anche Liguria (5), Molise (2), Abruzzo e Marche (1), denotando una distribuzione capillare dal mar Ionio fino al mar Ligure.

“Il risultato è la prova concreta che la sinergia tra istituzioni, associazioni e cittadini può fare la differenza nella protezione della tartaruga marina”, ha spiegato Stefano Di Marco, coordinatore dell’Ufficio Progetti di Legambiente e Project Manager del Life Turtlenest. “Il progetto ci ha permesso di costruire una vera e propria alleanza con i comuni costieri, gli operatori ecologici che si occupano della pulizia delle spiagge, gli stabilimenti balneari, i turisti e le comunità locali.

nido tartarughe
Nido sotto sorveglianza

Pur nella diversità di ruoli e obiettivi, si è stabilito un ottimo rapporto di collaborazione, frutto del lavoro straordinario di tante associazioni e gruppi che, come Legambiente, operano con i propri esperti e volontari per individuare e proteggere i nidi, dal momento della nidificazione fino all’entrata dei piccoli in acqua.

Tra questi, Tartalazio, Caretta Calabria Conservation, il Centro Recupero Tartarughe Marine del Salento, Tartamare, Filicudi Wildlife Conservation, la Rete regionale per la conservazione della fauna marina della Sardegna, WWF, ARPAL, I Delfini del Ponente e molti altri ancora,nella convinzione che la tartaruga marina sia non soltanto una ricchezza in termini di biodiversità ma anche una risorsa straordinaria per gli aspetti socio economici”, ha concluso Di Marco.

Al contrario dell’Italia, le coste francesi e iberiche hanno registrato una diminuzione nel numero di nidificazioni: una dozzina nel 2024, in calo rispetto ai 14 in Francia e ai 30 in Spagna del 2023.

All’estero

Secondo le stime, dai nidi deposti sono nate circa 40.000 tartarughe tra Italia, Spagna e Francia, che dovranno far fronte a pericoli naturali (predatori, malattie e condimeteo ostili) e creati dall’uomo (pesca, turismo, antropizzazione dei litorali, inquinamento e traffico marittimo, tra i principali).

Una sfida davvero difficile e impegnativa, se si pensa che solo un esemplare su mille arriva all’età riproduttiva di 20-25 anni.

Per questo motivo, i progetti di conservazione della tartaruga marina realizzati negli ultimi 25 anni, grazie ai programmi di finanziamento europei, hanno migliorato in maniera significativa lo stato di conservazione della specie e degli ecosistemi marini.

Schiusura di uovo

Il progetto Life

Una mano importante a capire come, quando e dove nuotano le tartarughe l’ha data un altro progetto Life, il Conceptu Maris. Coordinato da Ispra, attraverso l’osservazione diretta e indiretta (tramite analisi biologica delle acque) dai traghetti di linea nel Mediterraneo centro occidentale di cetacei e tartarughe marine.

Nel 2023, dei 2.453 avvistamenti dai traghetti, in più della metà (1.462) si è trattato di tartarughe marine, la maggior parte Caretta caretta. Gli ultimi dati raccolti da Conceptu Maris, stanno aiutando i ricercatori della Stazione Zoologica Anton Dohrn (partner di progetto) a comprendere meglio gli spostamenti delle tartarughe marine nel Mediterraneo, con un’attenzione particolare alle loro rotte migratorie, che si stanno spostando sempre più a Nord a causa del riscaldamento delle acque superficiali.

tartaruga caretta
tartaruga caretta

Come si spostano

“Molte delle tartarughe che entrano nel Mediterraneo dall’Atlantico si muovono da Ovest a Est, e una parte significativa si concentra nell’area del vulcano sottomarino Marsili, situato nel Tirreno meridionale, la cui sommità si trova a circa 450 metri sotto il livello del mare”, hanno spiegato i ricercatori Marianna Farina e Fulvio Maffucci della stazione Anton Dohrn. “Questo fenomeno è attribuito a correnti circolari che creano zone di convergenza, favorendo l’accumulo di nutrienti e, di conseguenza, la presenza di numerose specie marine, tra cui le tartarughe.

tartarughe in uscita
tartarughe in uscita dal nido

I dati indicano che un numero consistente di individui rimane a lungo in quest’area per alimentarsi, mentre altri continuano il loro viaggio attraverso il Canale di Sicilia, raggiungendo successivamente il Mar Ionio e l’Adriatico”.

Un’ulteriore scoperta significativa, riguarda il comportamento riproduttivo. “I nuovi dati dimostrano che queste tartarughe non si accoppiano esclusivamente nelle aree costiere, come si pensava in precedenza, ma anche in mare aperto, in zone dove si concentra un elevato numero di individui.

Questo comportamento sottolinea l’importanza di tutelare non solo le aree litoranee, ma anche gli ecosistemi pelagici dove le densità di animali sono maggiori”, hanno concluso i ricercatori. Tali scoperte rappresentano un passo cruciale per migliorare le strategie di conservazione delle tartarughe marine, offrendo una comprensione più completa dei loro habitat e delle loro necessità ecologiche.