MER, l’atlante digitale dei mari italiani di Simone Repetto il 30 Mag 2024 Il 2024 vedrà l’avvio del più grande progetto di mappatura delle coste e dei fondali italiani mai realizzato, con l’impiego di sofisticate apparecchiature e tecnologie all’avanguardia. Comprensivo di iniziative volte al ripristino di habitat a rischio e di specie che li caratterizzano. Si tratta del progetto MER (Marine Ecosystem Restoration), elaborato nell’ambito del PNRR per gli anni 2022-2026, che vede Ispra come soggetto attuatore e il Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza Energetica amministratore del finanziamento di 400 milioni di euro che lo sostiene. Gli interventi Il MER prevede interventi per il ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini, il rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi e la mappatura degli habitat di interesse conservazionistico nelle acque italiane. Verrà inoltre acquisita una nuova unità navale oceanografica, dotata di apparecchiature in grado di sondare i fondali fino a 4.000 metri e strumentazione acustica ad altissima risoluzione. Fulcro di tali attività sarà la tecnologia LiDAR, che combina impulsi laser aerei con il tracciamento gps satellitare a terra, grazie alla quale potranno essere rilevati nei dettagli 7.500 chilometri di coste. Ciò permetterà di identificare con precisione gli habitat marini costieri ed formulare previsioni affidabili sulla vulnerabilità delle coste, indagando anche aree poco conosciute o mai monitorate. Allo scopo, l’Ispra ha selezionato il consorzio guidato da Fugro spa, che metterà in campo un approccio rivoluzionario. Verranno utilizzati sensori ottici aviotrasportati, gravimetria aerea (tecnica che utilizza sensori che misurano la gravità, per un maggior dettaglio) e sensori satellitari su una superficie di 10.200 chilometri quadrati, tecnologia multibeam (diffusa per gli studi batimetrici, che utilizza la propagazione delle onde acustiche) su una superficie di 4.000 chilometri quadrati e un veicolo sottomarino autonomo (AUV) per l’osservazione diretta di lunghi tratti costieri. Diversi gli obiettivi mirati. Le mappature Tra questi, la mappatura delle praterie di specie vegetali target, come Posidonia oceanica e Cymodocea nodosa, avendo l’obiettivo di promuovere e accelerare il loro naturale recupero e ripristinare la “connettività̀ ecologica” su almeno 15 aree lungo tutta la penisola. Altra attività del progetto è la ricostruzione di banchi di ostrica piatta europea (Ostrea edulis) in Friuli Venezia-Giulia, Veneto, Emilia Romagna, Marche e Abruzzo. Questi molluschi bivalvi sono considerati strategici per la cosiddetta “ingegneria ecosistemica”, essendo in grado di costruire veri e propri reef calcarei, come fossero scogliere coralline tropicali. Interventi di grande rilievo considerando che, a livello globale, si stima che l’85% dei banchi naturali di ostriche sia andato perduto. Proseguendo nelle azioni, ci saranno il monitoraggio da remoto della circolazione marina superficiale, con il potenziamento delle antenne radar HF costiere (13 nuove rispetto alle 7 esistenti, per una copertura totale di circa 9.800 chilometri quadrati) e la realizzazione di una nuova rete nazionale di boe d’altura per il monitoraggio del moto ondoso, delle correnti marine e dei parametri meteo. Il monitoraggio A diverse miglia dalla costa e all’interno della futura Zona economica esclusiva (ZEE) italiana verranno installate almeno 10 stazioni di monitoraggio, su fondali fino a 3.000 metri. Sarà inoltre ripristinata la Rete ondametrica nazionale (15 punti di monitoraggio, uniformemente distribuiti lungo le coste nazionali), integrando i sensori ondametrici con misuratori di corrente e strumentazione utile alla completa definizione del clima marino e meteorologico, così da fornire elementi nuovi per la comprensione dei cambiamenti climatici in corso. Considerando gli habitat profondi, saranno mappati circa 90 monti sottomarini (seamounts), localizzati nel Mar Ligure, Alto e Basso Tirreno, Mar di Sardegna, Ionio e Adriatico meridionale, immergendo robot sottomarini (ROV) che scansioneranno una superficie di circa 14.000 chilometri quadrati, registreranno video in alta definizione e utilizzeranno strumenti acustici ad alta risoluzione da un’apposita unità navale. Un aspetto importante che emergerà dal progetto riguarderà l’impatto aggiornato dell’inquinamento e dell’abbandono rifiuti. I dati Ispra, mostrano che l’86,5% dei rifiuti in mare è legato alle attività di pesca e il 94% di questi è costituito da reti abbandonate. Il progetto MER intende in proposito individuare e ripristinare almeno 15 aree dove sono presenti attrezzi da pesca o di acquacoltura dispersi, rimuovendoli per preservare la fauna e flora locali. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!