Il Canyon di Caprera di Simone Repetto il 24 Apr 2024 Sommario Il nuovo “Hope Spot” del MediterraneoLa creazioneLe dichiarazioniI canyon sottomariniLa foca monacaLa pesca Il nuovo “Hope Spot” del Mediterraneo Dopo quello delle isole Eolie, l’Italia ha un secondo “Hope Spot” per la tutela della biodiversità marina, che potrebbe diventare una zona a specifica protezione per i cetacei e un’area marina protetta. È il cosiddetto “Canyon di Caprera”, un ampio tratto di mare a Nord-Est della Sardegna, i cui fondali sono caratterizzati da profondi canaloni, tra i 100 e i 1200 metri, dove nuotano specie marine di notevole interesse, dalle tartarughe ai grandi cetacei, passando per la foca monaca. La creazione L’annuncio è stato fatto durante la Monaco Ocean Week, svoltasi nel Principato di Monaco dal 18 al 22 marzo 2024, da parte di Mission Blue, organizzazione no-profit internazionale per la conservazione della biodiversità marina, istituita dalla nota oceanografa Sylvia Earle. Mission Blue annovera 161 Hope Spot nel mondo (7 nel Mediterraneo), che coprono oltre 57 milioni di km quadrati. raccolta zooplancton – One Ocean Fondation I dati scientifici sul Canyon di Caprera sono stati raccolti da One Ocean Foundation (no-profit italiana fondata nel 2018 per la conservazione dell’ambiente marino) insieme a CMRE-NATO di La Spezia, Università dell’Insubria, Parco Nazionale Arcipelago La Maddalena, SEAME Sardinia, CNR-IAS Oristano, Comando Marittimo Ovest della Marina Militare Italiana, Consejo Superior de Investigaciones Científicas – CSIC e il sostegno di Rolex (nell’ambito dell’iniziativa “Perpetual Planet”). Le dichiarazioni “Ci congratuliamo con la One Ocean Foundation e i suoi partner per il loro grande impegno di ricerca, che ha contribuito ad aumentare le attuali conoscenze sulla presenza di biodiversità marina nel Canyon di Caprera. Grazie alle loro costanti attività di monitoraggio, è stato ottenuto l’attuale livello di protezione che contribuisce alla conservazione delle specie chiave nel Mediterraneo”, ha dichiarato la Earle. “Dopo gli ultimi cinque anni di ricerca scientifica, questo è un riconoscimento molto importante per i nostri sforzi e siamo più motivati che mai a lavorare con tutte le parti interessate verso il nostro obiettivo di preservare questo ecosistema straordinariamente ricco vicino alla Sardegna”, ha commentato Riccardo Bonadeo, presidente della Foundation. ricevitori acustici – One Ocean Foundation Per Ginevra Boldrocchi, coordinatrice scientifica del progetto, “la conservazione dei mammiferi marini è una questione prioritaria nella gestione marina, per cui il Canyon di Caprera, che rappresenta un luogo unico nel Mediterraneo, merita un livello di protezione più elevato. Questo nuovo Hope Spot può sicuramente diventare una buona pratica per altre aree simili che ospitano un’incredibile biodiversità di mammiferi marini”. I canyon sottomarini I canyon sottomarini, come quello di Caprera, sono delle enormi fenditure profonde, che creano un ecosistema unico, possibile grazie a una serie di funzioni fondamentali come l’upwelling, ovvero la risalita di acque profonde, ricche di nutrienti, che consentono la crescita e la riproduzione di organismi fitoplanctonici, in particolare le alghe fotosintetiche alla base di tutta la rete trofica, perché attirano animali che se ne nutrono. zifio – Luca Bittau Seame La foca monaca La presenza della foca monaca (Monachus monachus), una delle specie di pinnipedi più rare e a rischio estinzione al mondo, nonché endemica del Mediterraneo, è stata rilevata nel canyon analizzando i campioni d’acqua raccolti dalla Foundation con la tecnica dell’eDNA, con la quale è possibile identificare una specie dalle tracce di DNA (materiale organico) rilasciate dalla stessa nell’ambiente dopo il suo passaggio. Tra i cetacei, oltre a specie comuni come la stenella striata (Stenella coerulealba), il tursiope (Tursiops truncatus), il capodoglio (Physeter macrocephalus) e la balenottera comune (Balaenoptera physalus), nel canyon si possono incontrare anche specie meno comuni, come lo zifio (Ziphius cavirostris), il grampo (Grampus griseus) e il delfino comune (Delphinus delphis). Ginevra Boldrocchi – Seame Sardinia La pesca Le minacce alla vita marina locale provengono spesso dalle attività alieutiche, compresa la pesca a strascico che si è rivelata molto dannosa, ma anche dal solo traffico marittimo. Le collisioni con imbarcazioni, che possono essere fatali, causano danni alle popolazioni di grandi cetacei, tra cui i capodogli e le balenottere comuni. Nelle acque del canyon si trovano spesso reti fantasma, che intrappolano e uccidono gli animali marini, e anche l’inquinamento acustico sottomarino è motivo di preoccupazione, così come l’inquinamento chimico e plastico. grampi – Luca Bittau Seame A queste minacce, si tenta di porre dei rimedi. Jan Pachner, segretario generale della Foundation, in proposito ha affermato: “Stiamo pianificando di implementare boe intelligenti per monitorare il movimento di qualsiasi nave e attività, raccogliendo allo stesso tempo dati sulle correnti oceaniche, sull’acustica e sulla presenza di fauna marina”. balenottere comuni – Luca Bittau Seame La Foundation prevede di collaborare con altre organizzazioni per l’applicazione di tecnologie innovative finalizzate a evitare collisioni con i cetacei, e di contattare altri istituti, nazionali e internazionali, in vista di nuove attività di ricerca nel canyon che possano portare ad istituire una IMMA (Important Marine Mammal Area) per la protezione dei cetacei e in seguito una MPA (Marine Protected Area). La sensibilizzazione del pubblico coinvolge tutte le parti interessate, sviluppando programmi educativi per le comunità locali, dai bambini agli adulti, affinché la prossima generazione diventi un “amministratore autorizzato dell’oceano”. 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