Fondo ad hoc per la blue economy

La formula dei finanziamenti extrabancari per sostenere lo sviluppo delle piccole e medie imprese in rapida crescita. Verso la raccolta di 150 milioni di euro da impiegare in progetti virtuosi. L’idea di Giancarlo Vinacci.

Un fondo speciale per finanziare progetti nell’ambito della blue economy, con un occhio particolare verso quelli in materia nautica, tra filiera produttiva e portualità turistica, ma senza escludere nessuna delle sette filiere che secondo la World Bank convivono nel settore: ittica, cantieristica, movimentazioni di merci e passeggeri, attività sportive e ricreative, ricerca, regolamentazione e tutela ambientale, servizi di alloggio e ristorazione, industria estrattiva.

Il progetto

L’iniziativa è prossima a spiccare il volo.

La formula è quella del private debt, cioè a dire finanziamenti attraverso canali extrabancari da investitori istituzionali e privati: strumenti che negli ultimi anni sono diventati sempre più centrali per il finanziamento soprattutto di piccole e medie imprese dinamiche e in rapida crescita, imprese che oggi riscontrano difficoltà crescenti nell’accedere ai tradizionali canali creditizi, spesso poco attenti alle loro esigenze e spesso troppo lenti.

Un fondo di debito – a differenza di un fondo di private equity, puntualizziamo – non finanzia le start up ma supporta le PMI già confortate da un significativo track record e lo fa non entrando nel capitale, acquistando azioni, bensì emettendo e sottoscrivendo mini-bond, obbligazioni.

L’ideatore del fondo dedicato è Giancarlo Vinacci, professionista del mondo della finanza, al vertice dell’Advisory Board di Assonautica Italiana-Unioncamere, già assessore allo sviluppo economico del Comune di Genova, promotore del Blue Economy Summit oggi all’ottava edizione e co-fondatore della Fondazione Vinacci Think Thank nata nel 2019 per promuovere lo sviluppo delle eccellenze italiane attraverso il rafforzamento delle sinergie tra Istituzioni, organizzazioni sindacali, associazioni di categoria e professionali.

Perché un fondo ad hoc?

“Per sostenere, con strumenti dedicati e una conoscenza profonda delle dinamiche e delle potenzialità dell’economia del mare, un settore strategico del Paese: considerando anche la

componente indiretta o l’indotto, si attesta a 161 miliardi di euro, oltre il 9 per cento del valore aggiunto nazionale, con un’occupazione di circa 914.000 persone direttamente coinvolte attraverso le 228.000 imprese presenti in tutte le regioni italiane, anche quelle prive di sbocco al mare”.

Soggetti in pista e stato dell’arte dell’operazione?

“Il fondo, il primo italiano e unico al momento dedicato alla Blue Economy, ha potuto nascere solo grazie a Consultinvest, gruppo finanziario privato e indipendente fondato oltre 35 anni fa e da allora guidato da Maurizio Vitolo, e dalla controllata Zenit Sg, che ha sempre privilegiato l’economia reale. Consultinvest – oltre 4 miliardi di AUM (Assets Under Management, una locuzione che denota il valore di mercato di tutti i fondi gestiti da un’istituzione finanziaria-ndr) – ha interlocuzioni in corso con diverse Fondazioni e Tesorerie di matrice bancaria, con Cassa depositi e prestiti e col Fondo europeo degli investimenti e molti imprenditori del settore.

L’operazione nasce soprattutto grazie alla perseveranza della dottoressa Beatrice Gattoni di Consultinvest che con dedizione e caparbietà è riuscita a creare un team con i migliori professionisti del comparto da Prometeia a DLA Piper”.

Passi compiuti e imminenti?

“L’avvio di un roadshow in varie città italiane più vicine all’economia del mare: Genova, Trieste, Ravenna, Napoli e Taranto.

In programma presentazioni anche all’estero, in particolare a Ginevra, in Svizzera”.

Disponibilità in cassa?

“La semina è iniziata con l’obiettivo di attestarci rapidamente tra i 100 e i 150 milioni di euro. Ma questo potrebbe essere solo il primo round. Stiamo già raccogliendo e analizzando le prime richieste di supporto finanziario”.

Prospettive di impiego?

“Qualsiasi tipo di progetto che riguardi l’economia del mare. Guardiamo quindi alle infrastrutture digitali e non, alla crocieristica, ai porti, alla cantieristica, ai trasporti, alla logistica. Non ci rivolgeremo a startup ma ad aziende in espansione con un taglio medio per singola operazione tra i 3-4 ed i 6-7 milioni di euro”.

Chi valuterà i progetti ai fini del finanziamento?

“Il Comitato investimenti del fondo avrà al suo interno componenti che garantiscono un’elevata conoscenza della materia provenienti da Confindustria Nautica, Confcommercio, dalle Autorità Portuali, dalla Presidenza del Consiglio e ad esempio anche da una divisione di uno dei più noti operatori italiani dotato di un track record unico, per esperienza storicità e volumi mediati, a livello europeo”.