Cosa fare per prevenire e recuperare l’ Uomo a mare di Stefano Navarrini il 1 Apr 2019 Uomo a mare, improbabile, per fortuna, ma non impossibile, e sicuramente più gestibile se si è preparati. Un uomo in mare può essere un imprevisto facilmente risolvibile o un evento ai limiti della tragedia. Può capitare a chiunque, a prescindere dall’esperienza e dalle capacità fisiche. Può capitare per un incidente o per imprudenza, per fatalità o per una causa imprevista e imprevedibile. Se non capita è decisamente meglio, perché finire accidentalmente in acqua durante la navigazione può essere un quasi gradevole bagnetto fuori programma, se magari si cade da una barca a vela con una bava di vento in piena estate, o sfiorare la tragedia se si finisce a mare da una barca che naviga a 30 nodi con mare formato in pieno inverno. Uomo a mare come può capitare? Prendendo in pieno con il piede il carrello della scotta del fiocco, è un attimo, una leggera ma imprevista inclinazione della barca, l’equilibrio precario che improvvisamente cede, la presa che sfugge, le gambe che si appoggiano alla draglia, la draglia che non regge l’appoggio, l’appoggio che manca… e si finisce inevitabilmente in mare. Cosa deve fare lo skipper per recuperare una persona caduta in mare Il nostro skipper pronto si è già messo prua al vento, con la randa che cala di botto nel suo easy bag, e il winch del rullafiocco già in piena azione. Motore acceso, rapida virata, e vedo la prua che punta verso di me. Ed ecco il fianco della barca sfilarmi lento accanto, superarmi, un colpetto di marcia indietro e la barca è ferma a due bracciate da me: in un attimo sono a bordo e la navigazione riprende. La manovra è contro tutti i tradizionali dettami del recupero uomo a mare, però è stata rapida, pratica, funzionale anche se permessa solo dallo stato di grazia del meteo. In mancanza di un plotter dotato di tasto MOB o di altre soluzioni tecniche, l’unica possibilità è affidata all’abilità dello skipper, che dovrà rimettersi sulla rotta esattamente opposta tenendo conto di tutti gli eventuali spostamenti dovuti alle manovre, nonché a vento e corrente. Prima di perdere le speranze, tuttavia, dopo aver lanciato tutti i possibili segnali di soccorso, va tenuto presente che a seconda delle circostanze la sopravvivenza di un uomo in acqua può protrarsi per ore prima di entrare in ipotermia (oltre 10 in estate, non più di 2-3 in inverno e, se può essere una consolazione, le persone grasse resistono più a lungo); se quindi ritroverete il vostro naufrago in soddisfacente stato di salute, come avviene nella maggior parte dei casi, ricordatevi di annullare il may-day: eviterete alla Guardia Costiera o a chi per essa un’inutile operazione di soccorso. Sistemi individuazione uomo a mare Esistono ad esempio sistemi come quello sviluppato dalla Olas (Marine Pan Service) basati sulla connessione fra un braccialetto che può essere indossato al polso come un orologio e uno smartphone o tablet con la relativa App. In caso di caduta di uomo a mare la connessione Bluetooth si interrompe, ed entra in funzione l’App che mostra sul display del cellulare una grande freccia con la rotta da seguire e la distanza necessaria per raggiungere il bersaglio. Esistono anche i PLB (Personal Locator Beacon), versione mini dell’EPIRB, che in questo caso può essere messo anche nella tasca della cerata o appeso al collo. Il PLB è un trasmettitore di soccorso COSPAS-SARSAT che fa capo al centro di Bari, in grado di trasmettere un segnale satellitare a 406 MHz indicando la posizione dell’uomo in mare: dotato anche di luce stroboscopica ha l’unico difetto di dover essere attivato manualmente. Altra soluzione, forse un po’ meno precisa ma più economica, è quella di una boa autogonfiabile come quella della SeaCurity (F&B Yachting): agganciata all’esterno della battagliola e sempre pronta all’uso, una volta attivata diventa un’asta di segnalazione in materiale fluorescente alta due metri, dotata in testa di luce automatica, ma anche di salvagente anulare per il naufrago, nonché di ancora galleggiante per mantenere la posizione, e di due tasche per alloggiare un segnalatore AIS. Una chicca per i solitari è invece il sistema wireless della Fell Marine: costa poco più di € 200 (Magellano Store) e in caso di caduta accidentale fuoribordo spegne immediatamente il motore della barca. Come detto, il mercato si è molto arricchito di questi sistemi MOB, e a prescindere dall’esperienza dell’equipaggio e dalle rotte di navigazione inserire fra le dotazioni di sicurezza uno di questi prodotti è sempre una scelta intelligente. Se poi qualcuno decide di finire a mare di notte, mentre l’allarme dell’equipaggio interromperà il vostro quarto in cuccetta mandatelo pure al diavolo, ma dovrete comunque andare a recuperarlo. Anche in questo caso un aiuto può venire dall’elettronica, dato che oltre ai mezzi già citati, e alla dotazione di una lampada stroboscopica di cui avrete dotato tutte le persone di turno al timone, esistono oggi le “termocamere”, ovvero telecamere sia fisse che palmari che, sfruttando una tecnologia basata sulla sensibilità al calore dei raggi infrarossi, consentono di individuare un bersaglio anche nella totale oscurità. Questi interessanti gadget, non proprio economici ma neanche stellari (le Scout della FLIR/Raymarine costano poco più di € 600) possono ovviamente tornare utili in molte altre situazioni, come ad esempio la navigazione in piena nebbia. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!