Il triangolo delle Bermuda, fra mistero e fantasia di Stefano Navarrini il 28 Set 2021 Sommario Il triangolo delle Bermuda: il triangolo maledetto!Triangolo delle Bermuda da Cristoforo Colombo ai cinque aerei del Volo-19Dove si trova l’arcipelago delle Bermuda?A quale stato appartengono le Bermuda?Triangolo delle Bermuda, una storia anticaIn cerca di veritàCrateri profondi fino 45 metri e gas idratiGli aerei travolti dalle nuvole esagonaliOltre i confini della fantasia Il triangolo delle Bermuda: il triangolo maledetto! Non è vero ma ci credo, o comunque mi diverte crederlo. Questo l’assioma che da anni mantiene vivo l’interesse su quella zona del mar caraibico anche nota come “Il Triangolo Maledetto”, apparentemente responsabile della sparizione di centinaia di navi e aerei. Tanti i film dedicati a queste misteriose sparizioni di cui il primo nel 1978: Il triangolo delle Bermude (El triángulo diabólico de las Bermudas), scritto e diretto da René Cardona Jr con Gloria Guida e John Huston e uno realizzato nel 2001 con la regia di Lewis Teague, con gli attori Luke Perry, Dan Cortese, Olivia D’Abo: Mistero alle Bermuda. In costante equilibrio fra leggenda e realtà, il Triangolo delle Bermuda mantiene intatto il suo fascino. Fermo restando che se la fantasia ha spesso partorito ipotesi improbabili, esistono sulla singolarità di questo tratto di mare testimonianze inconfutabili accumulatesi nel corso degli ultimi decenni, se non dei secoli. Gruppo di seducenti isolette perse nell’oceano, le Bermuda danno anche il nome a un triangolo, più ipotetico che geografico, all’interno del quale sono accadute nei secoli inspiegabili sparizioni di navi e aerei. Se già Colombo ne diede testimonianza secoli fa, la sparizione dei cinque aerei del Volo-19 resta uno degli episodi più famosi e inspiegabili. Triangolo delle Bermuda da Cristoforo Colombo ai cinque aerei del Volo-19 Vale infatti la pena ricordare, ad esempio, che a riportare la prima singolare anomalia registrata in questo tratto di mare fu già Cristoforo Colombo nel corso del suo primo viaggio oltre Atlantico, il quale nel suo diario di bordo riportò strane anomalie della bussola e inspiegabili luminosità atmosferiche. Siamo nello storico, anche se talmente antico e offuscato dal tempo da avere un’attendibilità assai relativa, però…però cominciamo da capo e, a parte il sottolineare che negli ultimi anni questi fenomeni non si sono più ripetuti, cerchiamo di capire di che cosa stiamo parlando. Dove si trova l’arcipelago delle Bermuda? Il Triangolo delle Bermuda non è una realtà geografica né una forma geometrica perfetta, come il triangolo di Pitagora, per capirci, ma viene convenzionalmente disegnato tenendo come punti di riferimento la Florida meridionale, le Bermuda e Porto Rico per un’estensione di circa 1.1000.000 kmq. A quale stato appartengono le Bermuda? Sono britanniche e quindi la lingua più diffusa è l’inglese. Un arcipelago formato da decine di isolotti, tra la Florida e l’isola di Puerto Rico. Una zona, vale la pena ricordarlo, particolarmente battuta sia dal traffico aereo sia da quello marittimo, cosa che secondo i dati della United States Coast Guard giustifica pienamente l’alto numero di incidenti. Considerazione a cui si può aggiungere che gran parte delle sparizioni di navi e aerei avvenne in tempi in cui i sistemi elettronici di navigazione erano ancora un po’ primitivi. Senza andare necessariamente ai numerosi eventi registrati verso la metà dell’800, o a quello clamoroso della USS Cyclops (AC-4), nave da rifornimento della Marina degli Stati Uniti in rotta da Barbados a Norfolk con un equipaggio di 309 persone, scomparsa dopo la partenza il 4 marzo 1918, l’ultima sparizione di una nave di grandi dimensioni, il cargo Poet, risale al 1980 e viene spontaneo pensare che in questi ultimi anni lo sviluppo tecnologico della strumentistica abbia inciso non poco nella rarefazione di questa tipologia di eventi, fermo restando che pur considerando la possibilità dell’errore umano, non tutti gli episodi a conti fatti hanno una spiegazione logica. Una delle sparizioni più enigmatiche avvenute all’interno del Triangolo delle Bermuda: il Cotopaxi, un cargo americano di 77 metri scomparso nel 1925 con 32 persone a bordo: il suo relitto è stato però identificato lo scorso anno al largo della Florida. Triangolo delle Bermuda, una storia antica All’interno del Triangolo delle Bermuda sono avvenute fin dal 1840 misteriose sparizioni di navi e aerei che non hanno mai trovato una soddisfacente spiegazione, perché parlare di UFO, basi strategiche sommerse, mostri abissali, finestre del tempo e via dicendo di certo alimenta l’immaginazione ma ha forse scarsa attinenza con la realtà. Questo ha portato anche alla nascita di due partiti opposti, quello dei sostenitori del mistero e quello dei miscredenti. Nel primo partito, ovviamente, non esistono solo quelli che ingenuamente seguono teorie ufologiche o paranormali, ma anche quelli che sfruttando l’immaginazione popolare hanno affondato la penna in libri e articoli che hanno fruttato loro fama e denaro. Fra tutti il celebre Charles Berlitz, autore nel 1974 del popolare “The Bermuda Triangle”, più volte accusato di un sensazionalismo fine a sé stesso e ricco di tesi ampiamente smentite. La Cyclops, una nave da rifornimento degli Stati Uniti lunga oltre 165 metri, scomparsa nel 1918 con 309 persone a bordo. In ogni caso, se molti episodi possono essere facilmente contestati, alcuni vantano credenziali inconfutabili come quelle della Marina degli Stati Uniti. Il riferimento è alla famosa sparizione del Volo 19, ovvero all’inspiegabile ed inspiegata sparizione di una squadriglia di cinque aerosiluranti Grumman TBF Avenger in volo di addestramento con un totale di 14 aviatori. Partiti da Fort Lauderdale, in Florida, il 5 dicembre 1945, i cinque aerei scomparvero dopo circa due ore di volo a circa 363 chilometri a Nord-Est della base di partenza, dopo un concitato scambio di messaggi radio in cui avvertivano di avere tutti gli strumenti in avaria, di avere carburante per soli 75 minuti di volo e di non trovare più la direzione di rientro. Altrettanto inquietante il fatto che il Mariner inviato immediatamente alla loro ricerca scomparve altrettanto misteriosamente, anche se una nave orbitante in zona affermò di aver visto in cielo una forte esplosione. Ma forse la cosa più inquietante di tutte fu che la gigantesca operazione di ricerca messa in moto dalla Marina, che coinvolse aerei e navi militari e civili, non rilevò alcun detrito né alcun corpo dei 27 dispersi pur avendo battuto con la massima attenzione una zona comunque assai estesa. Considerando le sparizioni che si avvicendarono negli anni successivi c’è da pensare a una localizzazione temporale dei vari eventi che potrebbe riallacciarsi all’ipotesi di fenomeni naturali che vedremo più avanti. Quel che è certo è che le irrisolte e numerose sparizioni di navi e aerei in quegli anni, tutte perfettamente documentate dalle istituzioni civili e militari, non hanno mai avuto spiegazione: “cause of the loss cannot be determined”, questa la chiusura comune alle varie inchieste. Nelle foto un ufficiale e un marinaio della Cyclops. In cerca di verità A prescindere dalle più fantasiose ipotesi, è stato calcolato che ad oggi le vittime del Triangolo delle Bermuda superino il migliaio e, se vogliamo dare per buono che dato l’alto traffico aereonavale della zona questa cifra sia in qualche modo giustificabile, è quantomeno singolare che non si sia mai trovato un solo corpo nonostante la mole di ricerche messe in campo dalle autorità statunitensi. Il che varrebbe anche per i relitti sommersi di aerei e navi, se non fosse che all’interno del Triangolo delle Bermuda, su una superficie avente una profondità media di 5791 metri, si trovano alcune fosse oceaniche di notevole profondità, come quella di Porto Rico (8229 metri). Uno dei tanti annunci sulla scomparsa della nave Cyclops che riempirono per mesi le pagine dei giornali. Prima di entrare nel campo del fantascientifico, tuttavia, possiamo riassumere una serie di particolarità (improvvisa e scarsa visibilità sul mare, incapacità di localizzare il sole, black-out degli strumenti, onde anomale) e legarle a fenomeni naturali improvvisi e di durata limitata. Il che spiegherebbe anche il fatto che durante le ricerche seguite a tutte le sparizioni non si siano mai verificati incidenti fra le centinaia di navi e aerei messi in campo. D’altro canto il fascino del paranormale è sempre tra i più difficili da tenere a bada, e ad alimentarlo basta poco. Il 9 marzo del 1957 un DC-6 della Pan Am in volo da New York a Porto Rico evitò la collisione con un oggetto rimasto non identificato solo grazie alla prontezza del pilota. “Un oggetto con un corpo verde brillante circondato da un anello che rifletteva la luminescenza interna”: così lo descrisse Matthew Van Winkle, comandante dell’aereo, che con un’improvvisa cabrata evitò la collisione. Un fenomeno di inspiegabile luminescenza fu denunciato anche da altri piloti che battevano le stesse rotte, ma in merito non si è mai fatta sufficiente chiarezza. Che il Triangolo delle Bermuda sia una zona di forti anomalie geomagnetiche e meteorologiche sembra acclarato, anche se grazie alle moderne tecnologie questi fenomeni possono essere previsti e affrontati. Dalle famose nuvole esagonali allo scontro di uragani, dalla formazione improvvisa di gigantesche onde anomale a quella di immensi gorghi causati dalla fuoriuscita di gas dal fondo marino, c’è quanto basta per dar vita a mille leggende. Inclusa quella del relitto del Cotopaxi ritrovato nel deserto del Gobi: ma quello, in realtà, era solo un film di Steven Spielberg. E anche se la U.S. Coast Guard continua a considerare il Triangolo delle Bermuda una zona come tutte le altre, e se i grandi gruppi assicurativi come i Lloyds di Londra non applicano nessuna modifica tariffaria sulle navi che operano nella zona, sulla base delle decine se non centinaia di testimonianze raccolte, alcuni fatti sono incontrovertibili. C ome ad esempio le alterazioni magnetiche che mettono improvvisamente fuori uso le bussole o la già citata stranezza dell’assenza di detriti o dei corpi delle vittime dopo i vari episodi, pur considerando che la vicina Corrente del Golfo potrebbe aver modificato rapidamente la situazione. Fermo restando che siamo in una zona dove il passaggio degli uragani e lo scontro fra depressioni di grande potenza potrebbe provocare onde anomale improvvise e di grande altezza. La “tempesta perfetta”, in altre parole, non è una prerogativa delle latitudini più settentrionali. Questo, al di là delle più fantasiose ipotesi, potrebbe dar credito alla tesi poco conosciuta dai non addetti ai lavori, che chiama in causa la presenza di grandi concentrazioni di metano intrappolate sul fondo oceanico. Nelle profondità il metano sottoposto alla pressione si solidifica e resta prigioniero di una sorta di crosta protettiva che può occasionalmente cedere causando la formazione di gigantesche bolle di gas che, allo sbocco in superficie, potrebbero creare enormi e ingovernabili gorghi in grado letteralmente di inghiottire una nave, oltre a creare disturbi di ordine geomagnetico. Il tutto è al condizionale, ma fenomeni simili potrebbero essere paragonati ai ben noti antichi crateri scoperti nei mari della Norvegia, nella parte centro-occidentale del mare di Barents, la cui origine si farebbe risalire all’esplosiva fuoriuscita di gas. Crateri profondi fino 45 metri e gas idrati Questi crateri, larghi fino a due chilometri e mezzo e profondi fino a 45 metri, potrebbero secondo i ricercatori essere una potenziale causa dell’improvviso affondamento di una nave. Un fenomeno ritenuto plausibile anche nell’area del Triangolo delle Bermuda. Il prof. Igor Yelstov, del Trofimuk Institute of Petroleum Gas Geology and Geophysics, ha sostenuto che “il Triangolo delle Bermuda potrebbe essere una conseguenza delle reazioni dei gas idrati. Questi cominciano a decomporsi mentre il metano ghiacciato si trasforma in gas. In questo modo si producono enormi quantità di gas che rendono il mare molto caldo e instabile, e in grado di far affondare anche grandi navi”. Gli aerei travolti dalle nuvole esagonali Magari, come affermato da molti meteorologi, si potrebbero chiamare in causa le “nuvole esagonali”, ovvero nubi ben studiate dai radar satellitari, che si sviluppano in una singolare forma appunto esagonale quando l’aria fredda si mescola con il calore dell’acqua, creando all’interno vere e proprie bombe d’aria (microbursts) in grado di generare a livello del mare venti di oltre 270 km/h e onde alte più di 13 metri. Oltre i confini della fantasia Se fin qui siamo rimasti nel realistico, è giusto dare spazio anche all’immaginazione che in questo caso ha trovato un terreno ideale per le più folli, ma anche divertenti, supposizioni. Ecco allora che antichi macchinari creati dagli abitanti di Atlantide, che si ritiene sommersa nelle profondità del Triangolo delle Bermuda, sarebbero ancora in grado di alterare le correnti e creare onde gigantesche. Ma c’è anche chi ritiene che sul fondo dell’oceano si trovi una base di alieni che non tollererebbero presenze estranee sul loro territorio e che sarebbero pronti a catturare gli equipaggi di navi e aerei per trasportarli sul loro pianeta…il che spiegherebbe la totale assenza di vittime o sopravvissuti dopo ogni sparizione! Cotopaxi, un cargo americano a vapore di 77 metri realmente scomparso con i suoi 32 uomini di equipaggio nel 1925. A questo proposito, il cacciatore di tesori nascosti Darrell Miklos, al servizio di Discovery Channel, sostiene di aver trovato tracce di un’astronave extraterrestre mentre esplorava antichi relitti nelle profondità del Triangolo delle Bermude. Più che nel campo della fantasia, però, qui siamo in quello della furbizia commerciale. C’è l’ipotesi dell’Atlantide sommersa e delle sue macchine ancora attive, o quella di una finestra temporale capace di inghiottire navi e aerei in un’altra dimensione. Né potevano mancare gli alieni che, secondo gli ufodipendenti, avrebbero qui una loro base segreta nella quale non tollererebbero intrusioni. E che la tesi di una base extraterrestre abbia trovato una trasposizione cinematografica in un celebre film di Spielberg (Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo), dove addirittura vengono restituiti alla Terra gli equipaggi del famoso Volo 19, di certo non supporta la sua validità. E a proposito di extraterrestri come non ricordare la storia del Cotopaxi, un cargo americano a vapore di 77 metri realmente scomparso con i suoi 32 uomini di equipaggio nel 1925 durante una tempesta tropicale, e che nel famoso film di Spielberg viene ritrovato nel mezzo del deserto del Gobi, qui trasportato dagli extraterrestri. Per la cronaca, il relitto del Cotopaxi fu ritrovato al largo della Florida e identificato nel 2020 dopo 15 anni di ricerche. Ancora più suggestiva poi l’ipotesi di una finestra del tempo capace di inghiottire in un attimo navi e aerei, per non parlare di ipotetici mostri marini come il famigerato “squalo delle Bermuda”, una terrificante creatura che sembrerebbe vivere negli abissali canyon del triangolo, ma che in realtà non ha mai avuto alcun riscontro scientifico. Di certo la fantasia popolare non ha limiti, così come la furbizia di chi per i propri interessi alimenta la leggenda del triangolo maledetto che, in ogni caso, fra legenda e realtà continua ad esercitare il suo fascino anche fra i più scettici. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!