Fêtes Maritimes de Brest di Giovanni Panella il 17 Dic 2024 Sommario La tradizione continuaLa storiaLa festaLe goletteI velieriIl pubblicoLe barcheLa ricostruzione della fregataA terraIl commentoLa conclusione La tradizione continua Dopo otto anni, nel 2024 il porto di Brest è tornato ad ospitare le sue Fêtes Maritimes. Un lungo intervallo che ha favorito una riflessione sulla lunga storia di un evento unico. Correva l’estate del 1988, quando la rivista Chasse-Marée, che aveva organizzato una festa marittima che si teneva a Douarnenez, un porto peschereccio della Bretagna e che era ormai giunta alla sua terza edizione, si rese conto che la manifestazione stava riscuotendo un successo di gran lunga superiore alle attese: le banchine erano stipate di folla e il porto non riusciva più a contenere le barche tradizionali ed i velieri venuti da tutta Europa. Si decise quindi che l’edizione del 1992 si sarebbe tenuta a Brest, un porto commerciale che per i sei giorni della manifestazione poteva offrire diversi chilometri lineari di banchina ed i cui spazi potevano essere ulteriormente ampliati utilizzando le aree militari della Marine Nationale, che offrì tutta la collaborazione necessaria. Lancia a vapore La storia La prima edizione delle Fêtes Maritimes de Brest, quella del 1992, dimostrò che la scelta era stata corretta e che era possibile riempire di folla, di eventi e di velieri tradizionali, anche un grande porto. Iniziava così la storia di queste feste, tanto impegnative dal punto di vista organizzativo da richiedere una cadenza quadriennale, che, corrisponde a quella delle Olimpiadi. Il budget dell’evento (che oggi si aggira sui 10 milioni di euro) prevede che almeno un terzo dei costi sia coperto dalla vendita dei biglietti, mentre la parte rimanente è a carico delle amministrazioni locali, degli espositori e degli sponsor. Brest, lo spettacolo Il risultato è che oggi il biglietto d’ingresso giornaliero per accedere all’area portuale si attesta sui 17 euro. La gestione sul campo della manifestazione, tuttavia, non sarebbe possibile senza l’apporto di molte centinaia di volontari (bénévoles), che in gran parte sono affiliati alle numerose associazioni marinaresche di cui la Bretagna è particolarmente ricca. Il pubblico di riferimento delle Fêtes Maritimes de Brest non si limita agli appassionati di marineria tradizionale, ma si allarga alle famiglie, che possono così partecipare ad un evento di turismo culturale: concerti, degustazioni gastronomiche, teatro di strada, sfilate, spazi e occasioni di divertimento per i più piccoli. Brigantino Le Français La festa Oltre alle dimensioni, la specificità di queste feste è sempre stata rappresentata dal movimento: gli scafi, grandi e piccoli, escono continuamente in mare per effettuare delle scenografiche veleggiate d’insieme. Questo aspetto viene ritenuto così rilevante da essere organizzato e regolato da un’apposita: “Programmation Maritime Vire Vire”. La rada su cui si affaccia la città è infatti sufficientemente ampia e protetta dalle intemperanze dell’Atlantico da permettere le evoluzioni, in contemporanea, di un’intera flotta. Tutti i giorni i velieri mollano gli ormeggi, issano le vele e si esibiscono in sfide ed evoluzioni, dove i drakkar norvegesi incrociano i pescherecci di tonno atlantici, mentre sotto la prua del brigantino a palo Belém può spuntare una jangada brasiliana. Jangada brasiliana Per il pubblico, la differenza con altre feste marittime nelle quali, dopo una lunga coda, è dato solo di salire a bordo delle Tall ships e di fare una foto di famiglia davanti alla ruota del timone, è notevole. Qui i velieri si presentano ben vivi sotto le raffiche del vento e lo spettacolo di tante vele ed alberature in movimento risulta davvero coinvolgente. La Recouvrance Le golette Per perizia marinaresca, si fanno notare le due golette a gabbia della Marine Nationale, la Belle Poule e l’Étoile, che si ispirano a quelle che pescavano il merluzzo sotto le coste dell’Islanda, un’attività descritta nel romanzo “Pescatore d’Islanda” di Pierre Loti. Va sottolineato il fatto che la Marine Nationale, per la formazione nautica dei suoi quadri, abbia deciso di utilizzare dei velieri da lavoro. Provate a immaginare che l’Amerigo Vespucci sia sostituita da leudi o da trabaccoli… Cancalaise I velieri Per quanto riguarda la superficie di tela a riva, risultano imbattibili La Granvillaise e La Cancalaise: sono due riproduzioni di bisquines, velieri che erano impiegati nella pesca a strascico e nel dragaggio delle ostriche sui fondali della Manica e che quindi necessitavano di una notevole forza di tiro. Armate con alberi a pioppo di cui il trinchetto e la maestra portano tre ordini sovrapposti di vele al terzo, avanzano tra le onde come fossero delle torri fatte di tela. Anche i colori delle tante vele in evoluzione in rada si fanno notare per la loro varietà: si va dal bianco, al giallino; dalle tonalità rosso-brune delle velature atlantiche, al nero di alcuni hooker irlandesi, dallo scafo dipinto dello stesso colore… Eleganze delle forme Il pubblico La posizione geografica di Brest facilita la presenza di tanti scafi tradizionali: il porto è collocato proprio all’ingresso della Manica e, oltre alle francesi, può attrarre facilmente le imbarcazioni provenienti dall’Inghilterra, dall’Olanda, dalla Norvegia e dal Baltico, per non parlare di spagnoli, portoghesi e persino di chi si spinge ad attraversare l’Atlantico pur di partecipare a questa grande festa. In termini di biglietti venduti, le edizioni a cavallo del 2000 si attestarono, nel corso dei sei giorni della festa, intono agli 700.000 spettatori, mentre l’edizione del 2016, vide una leggera diminuzione dell’afflusso di pubblico, che raggiunse le 600.000 persone. La flotta in uscita dal porto Nella primavera del 2020, anche se la macchina organizzativa era già all’opera da un paio di anni, l’esplosione della pandemia costrinse gli organizzatori ad annullare l’ottava edizione, prevista per il mese di luglio. Fu un duro colpo per la città di Brest, che aveva sempre investito molto su un evento che ormai poteva vantare una tradizione più che trentennale. Sembrò allora che la storia di queste imponenti feste marittime fosse giunta ormai al suo termine…ma un paio d’anni fa si decise di rimettere all’opera la macchina organizzativa. Etoile du Roi Le barche In termini di unità maggiori, l’edizione del 2024 ha registrato una buona affluenza: il brigantino Le Français, (ex Kaskelot), la goletta portoghese a quattro alberi Santa Maria Manuela, l’ Étoile du Roi, replica di un tre alberi britannico del Settecento utilizzato per la serie televisiva britannica Hornblower, la nave goletta Gulden Leeuw, il brigantino Morgenster… Si è notata però l’assenza dei grandi velieri russi, che di solito partecipavano alla manifestazione e che in quest’occasione non sono stati invitati. Come ha dichiarato François Cuillandre, sindaco di Brest e presidente dell’associazione che gestisce la festa: “Per le prossime edizioni spero di poter rivedere i velieri russi: penso in particolare al Sedov o al Kruzenshtern, i due più grandi velieri del mondo (di 117 e 114 metri di lunghezza). Ritrovarli a Brest vorrà dire che la pace è ritornata!” Brest, lo stand Italiano La ricostruzione della fregata Diverso è stato il caso della ricostruzione della fregata settecentesca Shtandart, la prima nave da guerra della flotta russa, la cui presenza alla festa marittima di Sète dello scorso aprile era stata raggiunta imponendole di non issare la bandiera nazionale. In banchina, si era così osservato lo spettacolo inconsueto di una nave che a poppa non batteva alcun vessillo. Questa volta le autorità francesi all’ultimo momento hanno vietato l’ingresso della nave in porto, suscitando polemiche e manifestazioni, pro e contro. Colori di vele D’altra parte, va detto cha il nome stesso della nave sottolineava la spinta imperialistica della Russia di Pietro il Grande. Shtandart significa “stendardo” e quello inalberato dalla nave riporta i profili dei mari nei quali la Russia imperiale progettava di espandersi: Mar Baltico, Mar Nero, Mar Caspio e Mar Bianco… A sottolineare la tristezza della situazione sta il fatto che il comandante della nave, Vladimir Martus, è mezzo ucraino e non ha mai espresso simpatie per le politiche di Putin, mentre da trent’anni ha continuato a svolgere un ruolo importante nei programmi di iniziazione alla marineria tradizionale, destinati ai ragazzi russi. In totale, le unità di medie e piccole dimensioni si sono avvicinate al traguardo delle mille unità, presentando una notevole varietà di tipologie: dagli yacht storici come il Pen Duik di Eric Tabarly, ai pescherecci atlantici; dai motoscafi d’epoca, alle piroghe etiopi; dalle lance a vapore alle unità di salvataggio. Pen Duick A terra A terra, si potevano ammirare all’opera i più diversi tipi di artigianato marittimo: dagli scultori di polene ai maestri d’ascia specializzati nella tecnica nordica del clinker. In termini di eventi serali, che esercitano un notevole richiamo sul pubblico, quello dedicato ai fuochi artificiali è stato preceduto da uno spettacolo del tutto originale, che ha visto una serie di droni impegnati nel disegnare figure fantastiche contro il cielo. Uno sviluppo tecnologico che è sembrata perfetto non solo in termini di ecologia, ma anche per la salute dei nostri animali domestici. Molto seguite sono state poi le fragorose esibizioni di un elicottero della Marine Nationale che si è esibito nell’ esercitazione del trasferimento di una barella da una motovedetta della Società di Soccorso Marittimo. Una dimensione aerea, se pur in dimensioni minime, era poi rappresentata dalle esibizioni di atleti che montavano sulle tavole foil AFS, sollevandosi dalla superficie del mare e che sembravano sfidare la forza di gravità, al prezzo di uno sforzo muscolare non indifferente. Hooker irlandese Il commento Forse un limite dell’edizione del 2024 si può rintracciare nella presenza un po’ troppo pervasiva del commercio: le feste del mare mantengono un delicato equilibrio tra gli aspetti culturali, la presenza delle associazioni del settore, l’artigianato del mare, l’animazione, gli eventi musicali…mentre un eccesso di venditori di patatine fritte, di hot dogs, di magliette bretoni, o della banale musica spacca-timpani può metter in pericolo l’equilibrio raggiunto. Folla davanti al Village des Enfants L’occasione ha quindi sollevato un dibattito sul futuro di questi eventi e sulla maniera più adatta, ed economicamente gestibile, di preservare il patrimonio culturale ed i saperi che sono rappresentati dai vecchi scafi. A Brest, la presenza ufficiale del nostro paese era delegata, come era già avvenuto nel 2016, all’AVEV (Associazione Vele d’Epoca Verbano) che disponeva un ampio stand davanti al quale erano in esposizione un gozzo cornigiotto ligure ed un’inglesina del Lago Maggiore, i cui legni trattati a vernice suscitavano l’ammirazione dei passanti per la loro eleganza. Brest, uno sguardo sulla storia La conclusione La manifestazione si è infine conclusa nel modo tradizionale, che vuole sottolineare la natura corale e scenografica dell’evento: tutti i velieri hanno preso il mare e, navigando in squadra sotto costa, si sono poi inoltrati attraverso le appuntite scogliere che sorgono davanti alla Pointe de Penhir, gremita di folla e hanno infine fatto rotta verso Douarnenez, il porto dove tutto era iniziato, tanti anni fa. Qui giunte, molte imbarcazioni hanno dato vita ad una festa del mare dedicata alla pesca della sardina, un’attività che ha storicamente caratterizzato questo paese. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!