Biologia Marina per subacquei: I molluschi, gasteropodi prosobranchii di Nautica Editrice il 17 Lug 2016 Chi abita questo palazzo di madreperla? Non è il pescatore che ce lo potrà dire: appena pescato, l’animale si ritrae. E prima di tutto, al minimo allarme, ritrae la “proboscide”, un organo sovente molto lungo, simile a un dito di guanto rivoltato, che va a cercare il cibo nelle piccole cavità della roccia, nella sabbia o in altre conchiglie. Come esempio tipico degli Univalvi, o Gasteropodi, prendiamo il Murice le cui numerose specie abbondano sulle nostre coste. Se ne rompiamo la conchiglia esso appare formato da un corpo avvolto a spirale contenente i visceri, da un “muso” cornuto provvisto di una bocca e infine da un piede carnoso munito di un opercolo corneo che al momento opportuno va a tappare esattamente la porta della casa. L’organo più interessante è però la lingua, detta “radula”, temine latino che significa raspa, grattugia. In suo confronto le lime, le raspe, le seghe, i trapani, le frese dell’industria umana appaiono arnesi ben grossolani. E’ ricoperta da una membrana irta di piccoli denti, disposti regolarmente, appuntiti, duri, acuminati. Man mano che la membrana si consuma, viene spinta in avanti. Lavorando perciò sempre nuova, la radula buca le conchiglie più dure. Non è forse proprio un Murice il più temuto nemico dell’ostricoltura? In poche ore queste proboscidi forano le pareti dei Bivalvi, paralizzando con un veleno l’animale, poi aspirando la carne viva. Quali spietate fiere abitano nei fiabeschi palazzi!Da alcune specie mediterranee gli Antichi ricavavano la porpora, simbolo, per essi, del potere. Ma si potrebbe obiettare: come mai, se anche viene schiacciato, il Murice non ha niente di rosso? La domanda è normale perché gli stessi zoologi non avevano le idee chiare a questo proposito sino a che Lacaze-Duthiers fece nel 1858 un viaggio alle Baleari. Un pescatore che lo portava in barca utilizzò un giorno il tempo libero per marcare la biancheria; dopo aver aperto il mantello del mollusco (chiamato localmente “cor de fel”) immerse un bastoncino nella ferita e disegnò una croce sulla stoffa con un segno giallo pallido quasi invisibile. Alle domande del naturalista, Alonso rispose: “Il segno prenderà il colore quando il sole l’avrà colpito”. Vivamente interessato, Lacaze-Duthiers fa marcare anche la sua camicia. Ben presto avverte un odore fetido mentre i tratti del segno si colorano di un viola vivo. E questo fu il punto di partenza per lunghe ricerche. L’organo porporifero è una strisciolina che si stende tra l’intestino e l’apparato respiratorio. Sotto il sole il suo muco biancastro vira prima al giallo, poi al verde, quindi al violetto, mentre contemporaneamente si sviluppa un odore che è stato paragonato a quello della cipolla bruciata o dell’essenza di aglio. E il violetto vira al porporino. Una volta che il colore si è rivelato sotto i raggi del sole, diventa sempre più intenso quanto più vi resta esposto, diventando frattanto sempre meno solubile. E tutto ciò spiega perché, sotto il forte sole mediterraneo, questa tintura fosse tanto apprezzata. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!