Biologia Marina per subacquei: Anellidi marini di Nautica Editrice il 17 Lug 2016 Sommario Cosa sono gli Anellidi MariniAnellidi Marini come si riproduconoIl rito dell’Eunicide dell’OceaniaAnellidi “erranti” o “sedentari”L’Arenicola o “verme dei pescatori” Cosa sono gli Anellidi Marini Gli Anellidi sono animali dal corpo vermiforme suddiviso in segmenti ripetuti, detti metameri. Il primo segmento è detto prostomio e porta occhi ed organi di senso, sul secondo, il peristomio, è situata l’apertura orale mentre sull’ultimo segmento, che ha nome pigidio, si trova l’ano. Gli Anellidi possiedono una parete del corpo muscolare dotata di muscoli circolari e muscoli longitudinali, i quali sono fra loro antagonisti: la contrazione dei muscoli circolari fa sì che l’animale si allunghi, muovendosi in avanti, mentre quando si contraggono i muscoli longitudinali l’animale si accorcia. Anellidi Marini come si riproducono Negli Anellidi i sessi sono separati. Le cellule genitali maturano in ogni segmento poi sono espulse dal mare. Alcuni generi non hanno addirittura orifizi genitali; in tal caso la riproduzione sembra un problema insolubile. Ma non lo è, perché la natura ha in serbo la soluzione: fa scoppiare gli individui sessualmente maturi! Questa maturità è spesso caratterizzata da metamorfosi. I vermi sviluppano allora setole natatorie e lasciano il fondo per salire in superficie. Nelle belle notti d’estate se si illumina il mare immergendo una lampada se ne vedono talvolta abbandonarsi a una danza nuziale prima di emettere i germi o di scoppiare. Le trasformazioni sono talmente marcate che queste forme nuziali sono state scambiate per specie diverse. Così per esempio il corpo può dividersi in una metà anteriore non modificata e in parte posteriore assai differente e ricolma di seme: in altre parole, bruco davanti, farfalla di dietro. Il rito dell’Eunicide dell’Oceania Ma l’esempio più bizzarro è quello d’un Eunicide dell’Oceania, un grosso anellide dei coralli, che libera la sua metà sessuale la quale sale in superficie per darsi, sebbene senza testa, a una danza frenetica. E ciò accade a data fissa: all’ultimo quarto della luna di ottobre, a mezzogiorno, col tempo bello e a bassa marea. I vermi sono tanto numerosi che l’acqua si fa lattiginosa. Nelle Samoa e nelle isole Figi gli indigeni le pescano proprio allora, con grandi feste, per farne una scorpacciata. Nei Sillidi la parte sessuale acquista una sua testa mentre prolifera dietro la “madre”. Può vivere anche a lungo dopo essersi distaccata e tanto bene che fino al 1845 fu descritta come una specie distinta. Ma vi è di meglio: negli Autoliti, parecchi individui sessuali, derivati l’uno dall’altro a partire dall’individuo capostipite, restano uniti per salire in superficie e si staccano solo nel momento di fecondarsi. Caso ancora più complicato: in certe specie, gruppi sedentari, sempre femmine, producono forme diverse, cioè maschi, femmine, ermafroditi, che depongono uova o larve in un vero rompicapo biologico! Anellidi “erranti” o “sedentari” Tutti questi Anellidi sono “erranti”; molti altri sono “sedentari”. Quando si fissa, ogni animale regredisce: perde gli organi di locomozione e anche quelli sensoriali che sono divenuti inutili. Vi sono pure Anellidi che si fabbricano dei tubi per dimorarvi e in cui trascorrono la vita. Devono però sviluppare le branchie: nella loro stretta casa non possono più respirare con tutto il corpo e devono spingere al di fuori gli organi respiratori. I quali sono ventagli, ciuffi, piume, pennacchi a ricchi colori e belle forme, che si dispiegano alla sommità del tubo, sempre pronti a sparire al minimo allarme. Sono sedentari i Sabellidi, il cui tubo poco resistente e pergamenaceo serpeggia tra le pietre e il cui ciuffo dorato sembra quello di una palma; i Serpulidi dai tubi calcarei più corti e contorti, spesso riuniti in masse, che mostrano solo timidamente un doppio brillante pennacchio; i lunghi Chetopteri dal corpo rosa, dalla soffice corona, luminosi di notte; gli Spirografi mediterranei che costruiscono verticalmente un involucro per aprire una quadrupla spirale imbutiforme; gli Spirorbi, più piccoli, il cui tubo ripetutamente avvolto su se stesso a spirale si ritrova spesso sulle conchiglie; gli Ermellidi i cui tubi di ghiaia agglomerata sono tanto accostati da formare ciò che sembra una vera roccia. La Terebella merita una menzione speciale perché la sua arte può mostrarsi anche in un acquario. Distruggendone il tubo, il corpo nudo si adorna di colori vivi e madreperlacei; e si arma di piccole appendici, organi locomotori degenerati, che permettono al verme di avanzare o di retrocedere nella sua galleria. E si vede il muratore prendere granelli di sabbia coi lunghi e sottili tentacoli che circondano il ciuffo rosso delle sue branchie e costruire una nuova casa con straordinaria rapidità. L’Arenicola o “verme dei pescatori” L’Arenicola o “verme dei pescatori” non solo ha consumi intermedi tra quelli degli erranti e quelli dei sedentari (senza essere fissata vive in tubo a U scavato nella sabbia o nel fango) ma ha pure una costituzione anatomica intermedia fra i due gruppi (il suo corpo ha caratteri di transizione: setole sensitive sul primo dei tre segmenti, branchie a ciuffo sul secondo, nudo il terzo). La “tana” ha due aperture, una sempre aperta, quella della parte della testa, e l’altra segnata da un cercine di terra. Questo verme è un “mangiatore di detriti”; la sua bocca a imbuto ingoia fango (vari metri cubi al giorno!), il tubo digerente ne estrae gli elementi nutritivi ed elimina continuamente i rifiuti. Una variante a questo tipo di alimentazione ha procurato un posto onorifico ad altri animali fuor del comune: Echiuridi (che non sono veri Anellidi ma “Vermi aberranti” privi di segmentazione) otturano la loro “tana” con un velo di muco; poi, all’interno, si muovono ripetutamente avanti e indietro. Hanno così inventato la pompa: infatti, coi loro movimenti aspirano l’acqua attraverso quel velo di muco che trattiene le particelle alimentari. E hanno così inventato anche il filtro; dopo di che, si mangiano anche questo. Tra i Vermi aberranti si trova tutta una folla di organismi singolari. Ne considereremo due soltanto, scelti tra quelli che vivono nei nostri mari. A bassa marea, sulle coste della Manica, si trova talvolta una sorta di matassa color cioccolato: si tratta di un Nemertino, un verme nastriforme largo pochi mm, ma che srotolato può toccare 30 metri di lunghezza. In generale si srotola quando vuole cambiare rifugio facendo avanzare la sola testa in esplorazione; se questa trova un angolo propizio, aderisce alla pietra e solo allora dipana il gomitolo del suo corpo per riformarlo nel nuovo posto. Dopo la Manica, il Mediterraneo; dopo il verme a bobina, il verme di gomma; dopo il verme color cioccolato, quello smeraldo. Giochi di parole a parte, la Bonellia è un verme color smeraldo scoperto nel 1820 presso Genova da un italiano che lo descrisse per primo; ma un quarto di secolo più tardi un austriaco ne trovò altri in Dalmazia e dimostrò che il collega aveva confuso l’ano con la bocca. Questo verme che non si sa da che parte prendere abita le piccole cavità delle rocce in prossimità della superficie. Il suo corpo in forma di peretta di spruzzatore resta nella cavità; ne esce solo la tromba che termina con due labbra dischiuse, una tromba che si può allungare sino a due metri, diventando filiforme mentre le labbra vanno in cerca del nutrimento. Nel 1858 il grande zoologo francese Lacaze-Duthiers studiò la Bonellia nelle Baleari ed ebbe la sorpresa di trovare solo femmine. Qualche anno dopo, un tedesco risolse l’enigma studiando in laboratorio lo sviluppo delle uova di Bonellia: se le uova si fissano su una roccia, su un’alga, danno femmine; se si posano sul corpo della madre, danno invece. maschi. Maschi lunghi 1 o 2 millimetri che risalgono sulla tromba, penetrano nella bocca, raggiungono l’interno della femmina ove vivranno quietamente fecondando le uova al loro passaggio. Lacaze-Duthiers li aveva visti, ma li aveva presi per parassiti! Fino ad oggi ci è stato assai difficile inserire gli animali inferiori entro le linee evolutive che hanno portato sino agli animali superiori. Soltanto l’origine dei Metazoi dai Protozoi è logica, diciamo anzi sicura. Ma non possiamo dire con altrettanta certezza che siano le Spugne, né i Celenterati a spiegare il seguito della storia. Al contrario, gli Anellidi si scrivono perfettamente nella linea centrale dell’evoluzione instaurando la simmetria bilaterale, la struttura segmentata, i tessuti differenziati e sviluppando il sistema digerente e quello respiratorio. Ma da chi provengono gli Anellidi? A questo punto le pagine del libro della vita sono strappate. In Australia, nella provincia di Adelaide, sono stati scoperti resti fossili di un Anellide Polichete, già molto evoluto, entro terreni precambriani, dunque anteriori all’epoca primaria, risalenti a circa 600 milioni di anni fa. Questi fossili, insieme a impronte di Meduse rimaste nei medesimi terreni, sono i più antichi perfettamente e nitidamente riconoscibili. Abbiamo dunque poche speranze di poter sapere quanto sia accaduto prima… Questo articolo ti è piaciuto? 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