Il contratto di refitting di uno yacht (Seconda parte) di Redazione Nautica il 30 Ott 2020 Torna al sommario Leggi la prima parte Nell’ottica di continuare l’analisi del contratto di refitting, si è ritenuto utile affrontare l’argomento anche sotto il profilo finanziario al fine di valutare l’effettiva convenienza a ristrutturare un’unità da diporto, indipendentemente dalle sue dimensioni, tenendo in considerazione il suo valore reale. A tal riguardo abbiamo chiesto un parere al Silverio Salvatore, dottore commercialista in Pescara ed esperto di estimo navale. “Per fornire una risposta dobbiamo subito introdurre due concetti di base: quelli di ‘valore di mercato’ e di ‘valore venale in comune commercio’ di un bene. Cerchiamo di entrare pian piano in questi concetti, tutto sommato semplici, ma di non immediata percezione. Quello comunemente utilizzato negli scambi è il valore di mercato che può coincidere con il prezzo, cioè con la somma di denaro pagata per concludere un affare. Il valore di mercato attribuito a un bene e che influenzerà la formazione del prezzo è spesso guidato da un atteggiamento più o meno inconsapevole sia del venditore sia del futuro acquirente. Si tratta dell’attribuzione del cosiddetto ‘valore di affezione’, cioè un valore personalissimo che attribuiamo a un determinato oggetto, quando per necessità o per scelta decidiamo di porlo in vendita; il valore di mercato inoltre è la risultante della condizione del momento per il mercato di riferimento e della volontà di chi, per un verso o per un altro, ha il controllo di quel mercato in quel determinato momento. Riferendosi al mercato dell’usato delle barche da diporto sono spesso i broker che definiscono i prezzi delle unità nell’ottica di accelerare le transazioni o di massimizzare il proprio intervento nella compravendita. Il valore di mercato muta in aumento o in diminuzione al di là dell’effettiva condizione dell’unità, a seconda della circostanza che il bene venga venduto in un’area territoriale piuttosto che in un’altra, in una stagione o in un anno diverso. Quello che, dunque, vorremmo conoscere è il reale valore dell’unità che acquisteremo o che stiamo per porre in vendita, non influenzato da valutazioni personali o da situazioni contingenti del mercato, dal tempo e dal luogo della vendita. Chiariamo subito che conoscere l’entità di questa grandezza non ci permetterà di concludere la compravendita a un prezzo diverso da quello riferito al valore di mercato valido in quel momento. E, allora, perché desiderare di conoscere il valore venale della barca? Quale utilità può avere questo dato? La risposta è nel concetto di determinazione del ‘valore venale in comune commercio’ per un determinato bene. Dal punto di vista terminologico, nella teoria dell’estimo, il valore venale in comune commercio coincide con il concetto di ‘più probabile valore di mercato’. Il valore venale è il valore che un bene ha in un mercato di riferimento ideale, perciò “comune“ ed è un dato essenzialmente teorico, riferito concretamente a un bene, ma anche a un diritto, ed è sempre il risultato di una attività complessa svolta da uno o più professionisti con molteplici competenze, in grado di valutare lo stato di efficienza tecnica, lo stato giuridico dell’unità e la sua capacità prospettica di produrre utilità in termini economici e di soddisfazione di bisogni. A differenza del valore di mercato, il valore venale è quel tipo di valore riferito alla somma dei valori di più componenti del bene, eliminati i riferimenti a eventuali fattori soggettivi. In termini generali il valore venale si può determinare applicando un coefficiente di devalutazione al valore di sostituzione o ‘valore al nuovo’ del bene. Nel caso delle unità da diporto, il valore venale si esprime in funzione del costo di costruzione o del prezzo di vendita del nuovo, che in modo semplicistico possiamo ritenere espressione del valore di sostituzione. Il coefficiente ragionato di devalutazione viene determinato tenendo conto dell’efficienza tecnica dell’unita, del suo gradimento sul mercato, della sua capacità futura di dare soddisfazione ai bisogni di un armatore attraverso il suo utilizzo. La ragione che ci porta alla ricerca di questa particolare valutazione è il suo carattere tendenzialmente oggettivo che diviene, al di là del prezzo di acquisto o di vendita, l’unico valido riferimento ai fini legali, in caso di contestazioni e ai fini assicurativi in caso di sinistro. Ma la caratteristica saliente è la sua capacità di darci un riferimento svincolato dalle perturbazioni del mercato esistenti al tempo e nel luogo della vendita e consente, tra l’altro, di valutare la tenuta del nostro investimento, dandoci esatta cognizione del potenziale prezzo di rivendita. Uno degli errori più comuni che si commettono nella gestione di un’unità da diporto acquistata usata, è quello di scegliere la strada del refitting massivo e generalizzato senza considerare il reale valore che l’unità può raggiungere e come questo valore si rapporta con il valore di mercato di unità consimili. Il rischio che si corre è quello di affrontare interventi di manutenzione significativi che innalzano artificialmente il valore dell’unità oltre il valore di mercato. Queste scelte hanno senso per unità di pregio, figlie di un grande progetto, dotate di originalità e durata nel tempo, ma sono un vero danno per unità di serie che possono solo essere, simpaticamente, definite ‘datate’, in cui la realizzazione di un set di tendalini ha assorbito metà del loro valore di mercato”. <p style=”text-align: center;”>Scarica pdf Nautica Novembre 2020</p> Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!
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