Aspetti legali della Sanificazione delle imbarcazioni di Redazione Nautica il 29 Mag 2020 Torna al sommario La regolamentazione internazionale e comunitaria per la sanificazione a cura dell’Avvocato Andra Petragnani Ciancarelli In questo numero proseguiamo l’analisi delle tematiche direttamente collegate all’attuale pandemia, iniziato sul numero di Nautica di maggio affrontando un argomento di assoluto interesse tanto per i privati quanto per gli operatori, approfondendo anche la regolamentazione internazionale e comunitaria della materia: la sanificazione. Per tale ragione abbiamo chiesto il contributo di un esperto: l’architetto Francesco Baratta, Consigliere AS.PRO.NA.DI. In questo periodo di grande attenzione alla sanificazione di tutto, vi è un oggetto che per le sue caratteristiche ed utilizzo richiede una particolare attenzione: l’imbarcazione. Che si tratti di un’unità di proprietà oppure presa in charter, può richiedere – in particolar modo quando utilizzata da persone non conviventi – un’accurata pulizia e sanificazione per difendere i suoi occupanti non solo da cattivi odori ma soprattutto da virus o da batteri. Dobbiamo distinguere tra “pulizia” (rimozione meccanica delle particelle estranee visibili, come polvere, macchie, sporco eccetera, da oggetti e superfici con l’impiego di acqua e/o sapone), “disinfezione” (trattamento per eliminare o ridurre a livelli di sicurezza i microrganismi patogeni, capaci cioè di indurre una malattia, presenti su materiali), “sanificazione” (rendere la carica microrganica ambientale a livelli non dannosi). I disinfettanti, per essere tali, devono essere registrati presso il Ministero della Salute come presidi medico chirurgici. Infine abbiamo la “sterilizzazione” con la quale, oltre alla sporcizia, viene eliminata anche ogni forma di vita. Gli interventi di sanificazione sono obbligatori o consigliati in determinati ambienti di lavoro e bisogna scegliere quali poter utilizzare a seconda degli ambienti o degli oggetti. L’interno di un’imbarcazione è sicuramente un ambiente che, qualora debba essere sanificato, richiede attenzione per la tipologia e la diversità dei materiali. Una moquette non è un pavimento di gres. Tra i vari metodi possibili vi è il trattamento con il gas ozono o la tecnologia a plasma freddo, che si basa sul fenomeno della ionizzazione. L’ozono è un gas con una molecola costituita da 3 atomi di ossigeno (O3) dal caratteristico odore pungente, instabile sul lungo periodo. Non può essere immagazzinato in bombole ma deve essere preparato attraverso appositi apparecchi, come per esempio quelli che, tramite piccole scariche elettriche controllate, convertono l’ossigeno dell’aria in ozono sfruttando il cosiddetto effetto corona. L’effetto netto della reazione è la conversione di tre molecole di ossigeno in due molecole di O3. Grazie al suo forte potere ossidante (le reazioni di ossidazione possono produrre radicali liberi, responsabili dell’avvio di una reazione a catena che danneggia le cellule), l’ozono viene impiegato per disinfettare, sanitizzare o deodorare. Dopo un certo tempo dalla produzione si decompone completamente ritrasformandosi in ossigeno. Inoltre, essendo più pesante dell’aria, l’ozono penetra anche nei materiali e quindi, agendo in profondità in tessuti, moquette, superfici lignee o plastiche o altro, sarebbe potenzialmente ideale per sanificare un’imbarcazione specie se dedicata al charter. L’inattivazione dei virus è stata finora meno studiata di quella dei batteri; è comunque noto che anch’essa avviene rapidamente in seguito ad ozonizzazione, anche se richiede una somministrazione di gas a concentrazioni superiori rispetto a quella necessaria per i batteri, che però può anche essere pericolosa se non controllata. L’ozono non causa inquinamento secondario; infatti, a reazione avvenuta, esso si degrada a ossigeno molecolare senza lasciare residui nocivi. Quindi l’ozono è potenzialmente ideale per sanificare un’imbarcazione e gli impianti di aria condizionata che, se lasciati accesi, lo trasportano in tutti gli ambienti (ovviamente chiusi e senza presenza di persone o animali), sanificando le tubazioni e gli ambienti stessi ed è di facile ed economica produzione. Fin qui è tutto perfetto, tuttavia, per ottenere tale effetto sanificante (su cui però vi sono anche opinioni contrastanti), si deve fare attenzione al controllo di molti parametri tra i quali la concentrazione nell’aria e la durata del trattamento, nonché, ovviamente, prevedere la ventilazione dell’ambiente dopo l’utilizzo poiché in determinate concentrazioni può essere velenoso o danneggiare alcuni materiali. Di conseguenza, visto che senza particolari e costosissimi apparecchi non è possibile controllare il livello di concentrazione dell’ozono, bisogna attenersi scrupolosamente alle prescrizioni dei costruttori CE seri. In Italia il Ministero della Sanità con protocollo del 31 Luglio 1996 n°24482, ha riconosciuto l’utilizzo dell’ozono nel trattamento dell’aria e dell’acqua, come presidio naturale per la sterilizzazione di ambienti contaminati da batteri, virus, spore, muffe ed acari. Nel prossimo numero torneremo sull’argomento analizzando la normativa di riferimento di origine comunitaria ed internazionale. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!
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