Prove di navigazione a motore Prova di navigazione del Riva 68 Diable Il nuovo 68’ Diable con un design sportivo armonizzato allo stile e all’eleganza che da sempre contraddistinguono le imbarcazioni Riva... di Stefano Navarrini il 28 Dic 2021 Continua a leggere
Cambusa Cucina a bordo: aggiungi un pesce a tavola È fra i protagonisti delle tavole natalizie e non solo. Apprezzato da chi ama navigare anche perché in fondo porta un soffio di mare, il pesce è un alimento prezioso che va però conosciuto per indirizzare al meglio le proprie scelte. Senza dimenticare i problemi di impatto ambientale ai quali certamente non sfugge. [caption id="attachment_121181" align="aligncenter" width="600"] Pesci e molluschi ben allineati sul tavolo di un ristorante o sul banco della pescheria sono indubbiamente un’attrazione a cui è facile cedere. I pescatori più in gamba preferiscono però servirsi direttamente in mare.[/caption] Se la gola non fosse quella subdola tentazione di fronte alla quale è così dolce cedere, forse alla luce delle minacce che riceviamo ogni giorno dai media faremmo bene a vivere d’aria. Tralasciando gli allarmi obesità, ma soprattutto tralasciando il Covid, fra microplastiche, OGM, polli “aviariati”, pesticidi che contaminano frutta e vegetali, anabolizzanti per mucche e maiali e via dicendo, essere ancora vivi sembra proprio un miracolo. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=121177" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Stefano Navarrini il 28 Dic 2021 Continua a leggere
Cultura Nautica Il triangolo delle Bermuda, fra mistero e fantasia Il Triangolo delle Bermuda, non è vero ma ci credo questo è l’assioma che da anni mantiene vivo l’interesse su quella zona del mar caraibico... di Stefano Navarrini il 28 Set 2021 Continua a leggere
Prove di navigazione a motore Prova di navigazione del Solaris Power 44 Open Un design di forte personalità per un open che unisce la piena gestibilità degli spazi aperti a interni luminosi e accoglienti... di Stefano Navarrini il 28 Set 2021 Continua a leggere
Cultura Nautica • Storia Storie di navi: una nave chiamata Beagle Era in fondo una nave di scarsa importanza, ma ebbe la fortuna di ospitare a bordo un giovane naturalista che, in un viaggio di cinque anni, si convinse che nelle teorie dell’epoca sull’origine delle specie c’era qualcosa che non andava. Il termine è probabilmente di origine gaelica, ma il suo significato è sempre rimasto poco chiaro. Per noi “Beagle” è più modernamente legato a una simpatica razza canina e, in particolare, a Snoopy, lo splendido bracchetto filosofo di Charlie Brown. Se però volessimo essere un po’ più seriosi potremmo anche ricordare che “Beagle”, non si sa per quale strana ragione, era anche il nome di una nave divenuta famosa non tanto per le sue imprese quanto per quelle di un suo inaspettato ospite, Charlie anche lui, ma di cognome Darwin. [caption id="attachment_113398" align="aligncenter" width="567"] Il Beagle apparteneva a una classe di navi poco fortunata che la Royal Navy voleva destinare a compiti di servizio, fra cui anche la ricerca scientifica. Nonostante fosse assai poco considerato per le sue qualità marine, il Beagle circumnavigò il globo in cinque anni di ricerche scientifiche e cartografiche.[/caption] Il “Beagle” non era una nave da strapparsi i capelli quanto a bellezza di linee e qualità marine. Era stato commissionato il 13 giugno 1817 come parte di un ordine totale di 115 navi che formavano la Cherokee Class e messo in lavorazione l’anno successivo presso i Woolwich Dockyard al costo prestabilito di 7.803 sterline. Il Beagle, che fu poi varato l’11 maggio del 1820, apparteneva a una serie di navi destinate a servire la Royal Navy per i piccoli trasporti interni, per ricerche scientifiche e geografiche, o per compiti di servizio, pur essendo armate con un numero variabile di cannoni (come nel caso del Beagle che, nella sua seconda spedizione, quella che ospitò Darwin, di cannoni ne aveva sei) per essere pronte a eventuali impieghi bellici. La Cherokee Class fu concepita da Sir Henry Peake al fine di ottenere navi agili e snelle adatte a operare anche in acque basse, ma il suo progetto non deve aver avuto un gran successo presso i marinai, visto che queste unità furono presto denominate “coffin brigs”, dove “brigs” sta per brigantino e “coffin” sta per bara. In effetti molte di esse affondarono ma - riportano le cronache - più per l’inadeguatezza dei compiti loro assegnati che per difetti di progetto o di costruzione. Però è anche vero che il loro bordo libero basso e la struttura flush-deck facilitavano le imbarcate d’acqua, la quale poi faticava a scivolar via a causa delle massicce impavesate. In parole povere, le Cherokee erano una sorta di bagnarole, tanto che William James, nella sua Naval History, si chiedeva per quale ragione la Royal Navy continuasse a investire in quella che definiva “inutile classe”: vuoi vedere che c’era una storia di mazzette anche lì? [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=113387&" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Stefano Navarrini il 31 Ago 2021 Continua a leggere
Prove di navigazione a motore Focus sul Princess S78 Princess S78, quando la semplicità fa eleganza e quando il comfort di bordo si sposa alle prestazioni: il tutto con la qualità costruttiva... di Stefano Navarrini il 28 Lug 2021 Continua a leggere
Novità dai Cantieri Cantieri: Fjord, la barca che venne dal freddo In un apparente controsenso, il cantiere che ha rivoluzionato la filosofia dell’open viene dal profondo Nord. Barche mediterranee e solari per eccellenza, benché nate in Norvegia, oggi realizzate in Germania, i Fjord hanno creato un’icona inconfondibile e continuano a rinnovarsi senza tradire l’antico spirito. Come tutte le belle storie, di cui la nautica è particolarmente ricca, anche quella che coinvolse Alf Richard Bjercke ha il suo fascino romantico. Perché a questo intraprendente norvegese, dopo aver visitato la fiera di Hoannover, venne un’idea bislacca: quella di costruire barche da diporto. Tutto normale, si fa per dire, se non fossimo nei tardi anni Cinquanta, quando il diporto era parola ancora astrusa, e soprattutto se non fossimo in Norvegia, Paese nel quale le condizioni meteo non sono esattamente quelle del Mediterraneo. Tosto e deciso come un vichingo, Alf prese in affitto un piccolo negozio ad Arendal e nei primi anni Sessanta incominciò a mettere a fuoco la sua idea: barche piccole, al limite dei 24 piedi, impostate per godersi uscite giornaliere e scoprire il piacere del diporto. Fu un successo? No, fu molto di più, e in pochi anni, lasciato il suo piccolo cantiere e trasferitosi in strutture più grandi, e a quel punto orientandosi su barche più importanti, Alf divenne in breve un costruttore noto in tutta Europa, anche perché le sue barche - che guarda caso si chiamavano Fjord - già si distinguevano per la modernità dei concetti e delle caratteristiche costruttive. Non a caso, erano tra le prime in vetroresina. [caption id="attachment_110973" align="aligncenter" width="600"] Fjord 41 XL[/caption] Abbiamo voluto raccontare la nascita dei Fjord per il suo aspetto romantico ma, facendo un salto di qualche decennio, arriviamo subito al punto di arrivo. Perché, bypassata la lunga crisi petrolifera incominciata nei primi anni Settanta, con tutti i suoi pessimi risvolti commerciali, il cantiere ebbe varie vicissitudini che lo portarono nel 2006 a entrare sotto la grande ala di Hanse Yachts che, mantenendo tutto il consolidato carisma del cantiere norvegese, e quindi il nome, ne trasformò drasticamente l’impostazione creando una nuova tipologia di barca destinata ancor di più a fare storia. Il concetto, basato sul pieno godimento di una barca open, era innovativo in molti sensi, soprattutto considerando che nasceva nel cuore della Germania, e forse addirittura azzardato per molte sue scelte tecnico-estetiche. Ma l’idea era giusta, tanto che oggi possiamo dire… “in principio fu Fjord”. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=110964" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Stefano Navarrini il 30 Giu 2021 Continua a leggere
Noleggio Barche-Charter Grecia, arcipelago Egeo: un mare di isole Grecia, arcipelago Egeo, centinaia di isole, e migliaia di isolotti tra i quali orientare la prua della propria barca navigando quasi sempre a vista... di Stefano Navarrini il 30 Giu 2021 Continua a leggere
Nautica sport Loro Piana Superyacht Regatta, seconda giornata con vento e mare ideali Missy e Highland Fling XVII sono vincitori di giornata e al comando delle rispettive divisioni Porto Cervo, 3 giugno 2021. Una seconda giornata indimenticabile per la flotta impegnata nella Loro Piana Superyacht Regatta, nella quale la Costa Smeralda ha offerto il suo meglio: vento fresco da est-sudest a 15 nodi… di Stefano Navarrini il 3 Giu 2021 Continua a leggere
Accessori e strumenti di navigazione Elettronica: l’ecoscandaglio, il terzo occhio È un must per i pescatori, ma non può farne a meno neppure il diportista. Gadget ogni giorno sempre più tecnologico e affascinante, l’ecoscandaglio è oggi uno strumento dai mille risvolti, che non concede privacy ai pesci e offre maggior sicurezza nella navigazione. Come navigavano gli antichi? Sicuramente male, preda degli umori del vento, con previsioni meteo spesso affidate alla lettura delle viscere di qualche animale sacrificale, e con scarse possibilità di manovra per districarsi da situazioni pericolose come secche e bassi fondali non segnati sulle carte… anche perché le carte, quelle poche disponibili, erano quanto mai approssimative. Ma quanti naufragi si sarebbero potuti evitare se quegli antichi navigatori, invece di affidarsi a un improbabile scandaglio a mano, praticamente un piombo legato a un sagolino, avessero potuto disporre di un serio ecoscandaglio elettronico? Barche e navi dell’antichità non potevano fermarsi in pochi metri davanti a un bassofondale, togliendo manetta, come faremmo noi oggi con le nostre barche, o inserire la retromarcia, che a vela viene molto male, e hanno finito per disseminare i fondali del Mediterraneo di relitti che hanno fatto per decenni - e continuano a fare - la felicità degli archeologi subacquei. Per arrivare ai moderni e sofisticati ecoscandagli presenti oggi su ogni barca, ci sono però voluti un paio di secoli, se consideriamo che un primo rudimentale apparecchio in grado di misurare la profondità fu brevettato solo nel 1913. Oggi, peraltro, l’ecoscandaglio è diventato parte di più complessi strumenti multifunzione che, come minimo, hanno all’interno anche un plotter cartografico, per cui anche chi non fosse direttamente interessato alla pesca, per la quale l’ecoscandaglio è un must irrinunciabile, finirà prenderci necessariamente confidenza. [button title="Leggi tutto l'articolo" url="https://www.nautica.it/mio-account/?wcm_redirect_to=post&wcm_redirect_id=109229" type="secondary"] [button title="Abbonati" url="https://www.nautica.it/nautica-superyachts-formato-digiltale/" type="secondary"] di Stefano Navarrini il 31 Mag 2021 Continua a leggere