Avanti piano tra petizioni, interlocuzioni e studi di fattibilità degli ormeggi per la nautica sociale, sotto la spada di Damocle dei divieti alla fruizione della diga foranea nel golfo della Spezia.

diga foranea La Spezia

Dopo le aperture del presidente dell’Autorità di sistema portuale Mario Sommariva e del sindaco Pierluigi Peracchini alla prima petizione con oltre mille firme di firme, risalente all’agosto 2023, si è materializzato l’incarico – da parte dell’Authority – alla società Colmar per uno studio meteomarino teso a una ‘verifica strutturale degli ormeggi a supporto di un progetto di approdo per le imbarcazioni da diporto’.

Ma, al di là delle analisi in corso d’opera, c’è da sciogliere il nodo dell’altolà alla balneazione a tutela della mitilicoltura e della sicurezza della navigazione. Sul punto ha preso le mosse una nuova petizione, promossa dallo stesso sostenitore della prima, Alfredo Gilone, diportista e già Responsabile del Soccorso Nautico Antincendio Portuale e dei Sommozzatori dei Vigili del Fuoco della Spezia.

L’iniziativa

L’iniziativa muove non solo dallo studio di fattibilità degli ormeggi ma anche dal progetto, già incardinato, per lo spostamento dei vivai della mitilicoltura nella rada esterna dovuti all’avvio dei dragaggi funzionali all’espansione del porto commerciale e del rientro nella rada interna, a fine escavi, degli impianti stessi con arretramento verso la città. Un valzer che apre speranze all’approntamento di una catenaria ma che, al contempo, si scontra col divieto di balneazione a causa della destinazione d’uso delle acque al solo allevamento dei mitili. Di qui rilievi e considerazioni.

La prima: “L’infrastruttura della Diga e la limitrofa area di mare sono stati indicati – nel 2010, nel Piano Regolatore portuale e nel 2020 nel Documento di pianificazione strategica – come spazi da destinare  ad attività  turistico/diportistiche”.

La seconda: “Nel 2019 la Regione Liguria, deliberando per la riqualificazione delle zone per l’allevamento dei molluschi, pur ponendo l’off limits alla balneazione nei pressi dei vivai della diga, aveva confermato la balneazione sulle spiagge di Porto Venere e dell’isola Palmaria poste in prossimità di analoghi degli impianti”.

Di qui la contraddizione a cui si ancora l’istanza: liberalizzare un tratto di mare lungo la diga, ampio 15 metri sia sul lato esterno sia sul lato interno, in modo che possa essere consentita la libera balneazione e la pesca, considerando che ciò non inficerebbe nel suo complesso l’attività della mitilicoltura.