Clima: l’opinione della scienza di Stefano Navarrini il 2 Dic 2024 Intervista al dottor Ernesto Azzurro, dirigente di Ricerca del National Research Council CNR-IRBIM, Institute for Marine Biological Resources and Biotechnology. Ernesto Azzurro, dirigente CNR-IRBIM Gli attuali tentativi di contenere l’effetto serra sono sufficienti a garantirci un futuro migliore? ” The road to climate hell is paved with good intentions “. Dico questo perché, a partire dal protocollo di Kyoto nel 1997, nonostante i molteplici accordi internazionali per la riduzione dei gas serra, siamo chiaramente entrati in una zona rossa. I dati ce lo dicono da tempo e ora anche i più scettici, se ancora ce ne sono, hanno iniziato a vedere ‘cose che succedono’. In tutto questo, il tempo non è un nostro alleato: con l’accordo di Parigi, ci siamo impegnati a ridurre le emissioni di gas serra almeno del 40% entro il 2030 e nel 2021 l’UE si è prefissa di arrivare a zero emissioni nette entro il 2050. Questo obiettivo diventa giuridicamente vincolante nell’UE e questo è un bel passo avanti, tuttavia, se vogliamo evitare di trovarci di fronte a conseguenze irreversibili dovremo tagliare le emissioni di circa il 7% ogni anno. Questo significa cambiare i piani di investimento e il modo in cui gestiamo le risorse del pianeta. Sommario Quali potrebbero essere gli sviluppi del Mediterraneo alla luce degli attuali cambiamenti climatici?Fra i fenomeni più macroscopici c’è l’invasione di specie aliene: qual è la situazione attuale? Ma è solo colpa del riscaldamento?Quali potrebbero essere gli effetti di questa tropicalizzazione sull’ecosistema mediterraneo? Che cosa possono fare i semplici cittadini, oltre ad essere spettatori del fenomeno? Quali potrebbero essere gli sviluppi del Mediterraneo alla luce degli attuali cambiamenti climatici? Il Mediterraneo viene considerato un hotspot per i cambiamenti climatici. L’aumento delle temperature in questo mare è triplo rispetto alla media oceanica. È un mare particolarmente vulnerabile e gli effetti del riscaldamento sono e saranno molto più visibili rispetto ad altri mari del mondo. Aumento dei fenomeni metereologici estremi, mortalità di massa di organismi marini, proliferazione di specie aliene e di patogeni, impatti su pesca e acquacoltura sono solo le principali conseguenze che dobbiamo aspettarci. Fra i fenomeni più macroscopici c’è l’invasione di specie aliene: qual è la situazione attuale? Il Mediterraneo è il mare più invaso al mondo. Abbiamo da tempo superato le 1000 specie introdotte. Di queste, oltre il 70% ha stabilito popolazioni permanenti, quindi specie che rimarranno con noi ma anche con i nostri nipoti e pronipoti. Molte di queste specie possono essere considerate invasive, ovvero creano problemi. Queste sono oltre 100. Il fenomeno è in rapida crescita. Pensate che, solo prendendo le specie ittiche introdotte, queste sono più che raddoppiate negli ultimi 20 anni. Se fino agli anni 2000 se ne contavano circa 90, oggi siamo arrivati a circa 230 (contando anche quelle entrate dallo Stretto di Gibilterra). Ma è solo colpa del riscaldamento? Non si può semplicemente dire che le invasioni biologiche siano una conseguenza del riscaldamento. Infatti ogni specie invasiva deve prima essere introdotta e questo, in Mediterraneo, accade continuamente attraverso i vari vettori che oggi ci offre la globalizzazione: non solo il Canale di Suez, ma anche i traffici navali in genere, le acque di zavorra, le attività di maricoltura, il trasporto di piattaforme, il rilascio da acquari eccetera. Poi certamente, il riscaldamento, ma anche l’aumento della salinità, sta favorendo enormemente le specie tropicali, a discapito di specie native abituate ad un mare temperato. Quali potrebbero essere gli effetti di questa tropicalizzazione sull’ecosistema mediterraneo? Ironicamente parlando, pescheremo marlin al largo di Ostia e troveremo squali tigre lungo la costiera amalfitana? Sia lo squalo tigre sia il marlin sono stati già segnalati in Mediterraneo, ma in maniera del tutto occasionale. Tuttavia possiamo dire con una buona dose di confidenza che, per questi grandi predatori, non ci sono pericoli che possano dar luogo a delle invasioni nel Mar Mediterraneo. Gli effetti della tropicalizzazione sono molteplici, sia per gli ecosistemi marini sia per le attività economiche che si basano su questi ecosistemi, a cominciare dalla pesca. Il primo punto, probabilmente il più facile da osservare è quello del rapido cambiamento delle specie e quindi delle risorse di pesca. Specie tropicali avanzano mentre specie Mediterranee a carattere temperato perdono terreno o scompaiono localmente. Ci sono poi effetti sugli habitat. Ad esempio i pesci coniglio – arrivati da una ventina d’anni in acque italiane – sono erbivori cosi efficaci da riuscire a rimuovere tutta la copertura algale dei fondi rocciosi, quando sviluppano popolazioni abbondanti. Infine possiamo avere effetti più complessi sulla rete trofica e sul funzionamento dell’ecosistema stesso. Bisogna però dire che molte di queste specie, come del resto sta accadendo in tutto il Mediterraneo orientale, potranno essere pescate e sfruttate commercialmente e questo è certamente un punto positivo che ci offre alcune possibilità per gestire il problema. Che cosa possono fare i semplici cittadini, oltre ad essere spettatori del fenomeno? Comincerei dicendo che osservare un fenomeno ha già la sua importanza, soprattutto quando queste osservazioni vengono documentate e condivise con i ricercatori. Negli ultimi venti anni i biologi marini di tutto il Mediterraneo hanno fatto un grande lavoro per creare dei sistemi in cui pescatori, subacquei o semplici appassionati, potessero condividere le loro osservazioni. Grazie alla diffusione dei social network, questi sistemi sono ad oggi un sistema formidabile per monitorare le nuove introduzioni e la progressiva espansione delle specie aliene in Mediterraneo. Noi al CNR gestiamo un gruppo Facebook chiamato Oddfish che ci ha permesso di ricevere moltissime segnalazioni di specie aliene, alcune di loro mai segnalate prima in Italia o nell’intero Mar Mediterraneo. Invitiamo quindi chiunque sia interessato ad iscriversi a questo gruppo dove si imparano anche moltissime cose sulle curiosità del mare. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!
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