VHF, QUESTO (S)CONOSCIUTO di Redazione Nautica il 27 Gen 2025 di Carlo Romano Sono abbastanza contrariato, per non dire infastidito, dal sentire persone con barche anche importanti che, quando si parla di Vhf, cadono dalle nuvole o comunque non sembrano minimamente interessati alla cosa. Sono sconcertato dalle risposte che sento da amici tutti patentati – pardon, giusto dire “Abilitati al Comando” – con i quali mi capita di avere quasi degli scontri sull’argomento. Sommario Perché è indispensabileI principi della trasmissioneI documenti necessariCosa prevede la leggeL’uso del VHFIl DSC Perché è indispensabile Spesso mi sento dire che non serve, tanto abbiamo tutti il telefonino. Il cellulare è l’ancora della salvezza, “tanto c’è il mitico 1530 che può risolvere i problemi”. Peccato che a volte non c’è campo o che il telefono sia scarico. E allora che si fa? Qualcuno poi, rifacendosi all’obbligo del Vhf oltre le 6 miglia, sostiene “visto che navigo sottocosta a che serve?”. È così che spesso vengo accusato di essere pessimista, di avere a bordo troppe cose, anche superflue. Ma che riguardano la sicurezza, dico io. Ma andiamo con ordine. Come detto, il Vhf è obbligatorio oltre le 6 miglia (11 e rotti km) ma, a mio avviso, dovrebbe essere reso obbligatorio sempre, forse con l’eccezione di un paio di centinaia di metri dalla costa, proprio perché è uno strumento al quale, come un attaccapanni, si può appendere la vita. Occorre installarlo ad almeno uno/due metri dalla bussola e dall’antenna per via del campo magnetico che emette in trasmissione e, altra cosa che reputo importante, che sia sempre sotto fusibile che però sia del tipo “riarmabile”, perché quello in vetro o lamellare, se bruciato, va invece necessariamente sostituito: vi voglio vedere a cercare il ricambio, magari in un momento concitato. I principi della trasmissione Altra cosa: quanti conoscono i principi della trasmissione? La lunghezza dell’antenna influisce sulla portata del segnale in uscita e, dato che la frequenza dei canali marittimi Vhf oscilla tra i 156,050 e 157,425 Mhz (MegaHertz), la lunghezza d’onda è all’incirca di 2 metri. Ecco che, se l’antenna è lunga quanto la lunghezza d’onda, il segnale “esce” dall’antenna più potente, andando più lontano. Chiedo scusa agli amici radioamatori per l’uso disinvolto dei termini. D’altronde sono anch’io un vecchio “OM”. Altra cosa importante è la posizione dell’antenna. Più è in alto, più il segnale va lontano: facile per le barche a vela, che possono ricorrere alla testa d’albero; assai meno per le barche a motore. Ovviamente questo riguarda pure i Vhf portatili che, oltre a essere dotati di antenne molto piccole, hanno pure una potenza di 6 Watt al massimo, mentre quelli fissi ne hanno 25. I documenti necessari Passiamo alla burocrazia. Molti sono convinti che, una volta ottenuto il Certificato Limitato di Radio Telefonista Navale, tutto è risolto. Niente di più sbagliato. Una volta ottenuto questo documento (il Ministero lo concede al costo di due marche da bollo), occorre dotarsi della Licenza di Stazione o Licenza d’Esercizio. Dunque, si deve fare domanda in bollo al vecchio Mise (Ministero dello Sviluppo Economico), oggi Ministero del Made in Italy, su apposito modulo scaricabile dal sito ministeriale dell’Ispettorato Territoriale per le Radiocomunicazioni, situato in ogni capoluogo di regione, allegando un’altra marca da bollo e compilando i campi richiesti: oltre alle proprie generalità, il nome del comandante, del natante o il nome dell’imbarcazione con il suo numero (se immatricolata); marca, modello, potenza e numero di matricola del Vhf allegando la dichiarazione di conformità che si trova di solito nell’ultima pagina del manuale d’uso dell’apparecchio. Allegare copia di un documento di identità in corso di validità e un’altra marca da bollo che verrà applicata sulla Licenza e una busta preaffrancata che servirà per ricevere il documento. Cosa prevede la legge Insomma, la legge obbliga i possessori di un apparecchio radiotrasmittente di dotarsi della relativa autorizzazione. Nel nostro caso specifico, la mancanza della Licenza d’Esercizio è sanzionata con un’ammenda che va da 300 a 10.000 euro. Attenzione che la cosa è valida anche se l’apparecchio è solo installato o posseduto, se si tratta di un portatile, mentre se si detiene l’apparecchio nella navigazione oltre le sei miglia senza il certificato di Radiotelefonista, la sanzione va da 50 a 500 euro. Per tutto ciò, è interessante leggere l’articolo 29 del Codice della Navigazione da Diporto e i Codici 164 e 165 delle radiocomunicazioni marittime. Per ogni dettaglio è disponibile il sito ministeriale: https://nautica.mimit.gov.it/Licenze/EsercizioRadioelettricoDiportoV1164 e altro interessante è https://www.salute.gov.it/portale/temi/documenti/usmaf/formazione2017/Stazione_Radio_USMAF.pdf L’uso del VHF Ora vorrei dire qualcosa a proposito dell’utilizzo. Quando si salpa è buona norma sintonizzarsi sul canale 16 in modo da ricevere o trasmettere comunicazioni di servizio o soccorso, senza dimenticare che nei primi 3 minuti di ogni mezz’ora va mantenuto il silenzio radio, ovvero non trasmettere, poiché in questo lasso di tempo il canale è strettamente riservato alle emergenze. Altra cosa che molti ignorano è che non si possono usare i canali per conversazioni private, a meno che non si tratti di brevi cenni sul meteo o questioni riguardanti la sicurezza. Ad esempio, anche se non è propriamente consentito ma è abbastanza tollerato, posso chiamare su un canale apposito – di solito l’8, il 9 o il 77 – un amico che naviga su un’altra imbarcazione per chiedergli se laddove si trova le condizioni sono ok o se c’è qualche problema ed è meglio tenersi alla larga. Basta scaricarsi la tabella dei canali Vhf per capire che tipo di comunicazioni si possono fare, tenendo conto che, per le conversazioni private, occorre un abbonamento apposito al servizio di Corrispondenza Pubblica erogato da aziende specifiche, ma i costi non sono proprio a buon mercato. Da ricordare che un uso improprio del radiotelefono è punito con una sanzione di 670 euro e anche con l’arresto fino a sei mesi, se ricade sotto il reato di “procurato allarme”. Un canale da tenere d’occhio è il 68, sul quale vengono trasmessi ininterrottamente il Bollettino Meteomar e gli Avvisi ai Naviganti. Il DSC Una nota, ora, a proposito del DSC, quel pulsante che sull’apparecchio è protetto da uno sportellino rosso. Quanti che hanno a bordo un VHF sanno esattamente cos’è e come lo si usa? Vediamo. Una volta acquistato l’apparecchio, per l’utilizzo del DSC (Digital Selective Calling) in automatico digitale sul canale 70 internazionale, occorre inserire nella sua memoria il codice di nove cifre o caratteri denominato MMSI, che viene rilasciato sempre dallo stesso Ministero, previo un corso che tecnicamente non è alla portata di tutti, con il relativo esame da sostenere a Roma presso il Ministero stesso oppure, secondo le ultime notizie, anche on line. Percorso difficile e complicato, in quanto tratta materie come elettronica, radiocomunicazioni, satelliti eccetera. Da ricordare che sia la Licenza di Esercizio sia il codice MMSI valgono dieci anni dalla data del rilascio, dopo di che occorre rinnovarli. Personalmente, sebbene non faccia navigazioni oceaniche o particolarmente importanti, da quando ho inserito il codice MMSI nel mio Vhf mi sento molto più tranquillo. Un’ultima notazione di ordine pratico. Non ci vuole molto a imparare il codice internazionale denominato ICAO – quello che a volte si sente nei film di guerra o di avventure: A=Alfa, B=Bravo, C=Charlie, D=Delta e via così – che è fondamentale per fare lo spelling di nomi e sigle ed essere compresi in qualsiasi parte del mondo, invece di ricorrere al “provinciale” Ancona, Bari, Como, Domodossola eccetera che comprendiamo soltanto noi italiani. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!
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