Per portare assistenza nelle zone più lontane del mondo

UN’AMBULANZA A VELA

A 70 anni suonati salpano per solidarietà a bordo del loro 16 metri, trasformato in un piccolo ospedale galleggiante. Cinque anni per consacrare la propria passione per il mare a una finalità umanitaria. Ecco la storia di Massimo e Paola Vecchietti.

Il giro completo del mondo a vela a 70 anni. Quello che il dottor Massimo Vecchietti e la signora Paola Broggi si apprestano a fare non è però una gara. Nessun record, né di anzianità, né di percorrenza: in palio c’è la solidarietà agli ultimi del mondo. Il progetto, sotto l’egida della Croce Rossa italiana e internazionale, è toccare le isole meno battute del pianeta per portarvi assistenza medica. “Sarà proprio la Croce Rossa a indicarmi dove sostare, scegliendo località toccate da emergenze, povertà o catastrofi naturali”, ci dice lo skipper dottore – “con la sola esclusione dei teatri di guerra”. Qualcosa di ben più strutturato delle pure eccellenti iniziative portate avanti negli anni dagli Auriemma, che già alla fine degli anni ’80 avevano deciso di tagliare con la routine per perdersi nel mondo in barca “alla ricerca del contatto con persone, culture e tradizioni di cui prima ignoravano perfino l’esistenza”, come recita una loro biografia.

a vela in giro per il mondo

La barca

Quello di Massimo (72 anni) e Paola (71) sarà un periplo compreso tra i 20° Nord e i 20° Sud di latitudine, a parte qualche puntatina fuori da questa fascia, come nel caso della Nuova Zelanda. La durata prevista è di cinque anni, quasi quanti ne sono serviti per preparare la barca, il “Patchouli II”, un Amel Super Maramu di 16 metri armato a ketch. Per renderla idonea a questa esperienza straordinaria, sono stati necessari interventi agli interni e adeguamenti alle attrezzature dello scafo per circa 70.000 euro.

L’elettronica è tutta nuova, con doppio plotter, ecopilot (che guarda il fondale in avanti), radio SSB connessa al pc per la ricerca in automatico della frequenza migliore, telefonia satellitare Iridium. Poi un dissalatore da 100 litri/ora più un sistema di purificazione dell’acqua. Per l’energia, le sette batterie da 120 Ampere sono supportate da 400 watt di pannelli solari, 500 watt di impianto eolico e un idrogeneratore da 12 Amp a 6 nodi di velocità.

Il motore è stato sbarcato e portato a zero ore, il sartiame interamente sostituito e un nuovo tender con la chiglia in alluminio, più adatto per lo sbarco in zona reef, ha preso il posto del gommone tradizionale. La cuccetta che si trova fra il quadrato e la cabina di poppa è stato trasformato in un lettino da visita e sui gavoni soprastanti è ricoverata la principale strumentazione medica. I due capaci armadi posti nei corridoi di fronte ai bagni sono stati trasformati in magazzino per i medicinali. La lavastoviglie è stata sbarcata e sostituita con un frigo aggiuntivo per i farmaci che hanno bisogno di essere conservati al freddo.

Medico per vocazione, velista per scelta, carattere franco, battuta facile e una predilezione per Matteo Salvini, Massimo Vecchietti ha le idee chiare. “Il nostro scopo è recarci lì dove un medico non c’è o viene occasionalmente con un postale” – ci spiega – “e dare sollievo a popolazioni spesso abbandonate a sé stesse o in difficoltà. Mia moglie (che pur non essendo medico ha lavorato nella sanità, ndr) e io navighiamo da tanto tempo per diletto e abbiamo sempre creduto che se uno non si pone il tema di fare il giro del mondo almeno quando è in pensione non è un vero appassionato di mare. A questo obiettivo abbiamo deciso di abbinare uno scopo più importante, che desse un reale senso a tutto questo”.

Un’idea maturata già dieci anni fa, con il “PatchouliI”, un Maramu di 14 metri, ma, una volta preparata, la barca è caduta da un invaso in Grecia compromettendo la possibilità di intraprendere il viaggio. “Se non altro non abbiamo perso il valore, perché l’assicurazione ha coperto tutto”, spiega l’armatore, “ma ho dovuto ricominciare tutto daccapo”. Trovato un nuovo scafo ci sono voluti più di quattro anni per il suo approntamento, lavorandoci da solo in prima persona e dedicandoci soprattutto i sei mesi freddi dell’anno, “fondamentale il supporto del Marina di Loano”, ci dice.

Alla fine, la cosa più difficile è stato assicurare la barca. Le compagnie sono restie. Prima hanno questionato sulla necessità di riammodernarla, ma anche a lavori fatti si sono tirate indietro. “Alla fine siamo approdati alla Admiral inglese, ma ci ha chiesto una cifra blu” – commenta Vecchietti – “poi siamo riusciti a concludere con la Siat Assicurazioni del Gruppo Unipol”.

Il viaggio

L’avventura comincia a fine maggio, esattamente il giorno delle elezioni europee. “Andremo al seggio di buonora e poi dritti in barca”. Lasciato il Marina di Loano navigheranno lentamente verso le Canarie per una messa a punto finale, in attesa che, a novembre, ci siano le condizioni ideali per traversare l’Atlantico in direzione Saint Martin. Qui Massimo e Paola si metteranno al lavoro affrontando i tanti problemi che ancora persistono dopo l’uragano.

“Quindi navigheremo lungo i Caraibi, soprattutto toccando le isole cha hanno avuto a che fare con Irma e arriveremo a Tobago. Lì decideremo se fermarci per la stagione dei cicloni o andare in Colombia, dove abbiamo già contatti con la Croce Rossa locale”. Quindi sarà la volta Centro America, poi a fine marzo-aprile del 2021 la traversata del Pacifico, con sosta alle Isole Marchesi. “Patchouli II” dovrebbe trascorrere in Pacifico tutto il 2022, toccando diversi arcipelaghi sotto equatoriali per arrivare in Nuova Guinea. Da qui guadagnare lo Stretto di Torres, che la separa dal nord dell’Australia, e affrontare la parte alta dell’Oceano Indiano. Il ritorno in Mediterraneo avverrà attraverso il Mar Rosso, dovendo quindi doppiare il Corno d’Africa e navigare lungo il Golfo diAden.

– Preoccupati della pirateria? – chiediamo. “Ormai è abbastanza sotto controllo” – ci risponde Vecchietti – “comunque le autorità raccolgono un certo numero di barche, da cinque a dieci, per farle navigare in sicurezza verso Gibuti in una sorta di corridoio”. A quel punto i nostri coniugi approderanno in Sudan, dove certo non mancherà loro lavoro, prima di rientrare nel Mare Nostrum.

Un dottore per mare

Ma come si realizza un piano operativo di un viaggio del genere, a cominciare dal punto di vista delle formalità?

“Innanzitutto la mia è una laurea in medicina americana, riconosciuta nel mondo, della quale porto con me la documentazione in inglese e in italiano. Poi ci sono le mie credenziali della Croce Rossa”. In questo caso Massimo ha potuto beneficiare del supporto dell’avvocato Francesco Rocca, che nel 2017 è stato eletto con maggioranza assoluta Presidente della Federazione Internazionale delle Croci Rosse e delle Mezzelune Rosse. Il primo italiano a capo del più grande network umanitario del mondo, il quale potrà supportarlo in tutti gli spostamenti. L’egida della Croce Rossa vuol dire anche l’autorizzazione a issare la sua bandiera, utile in certe aree marittime del mondo.

Una rete di medici solidali e di amici personali farà in modo di far arrivare a bordo i rifornimenti dei medicinali via via consumati, anche grazie al patrocinio della Regione Liguria, conferito personalmente dal Presidente Giovanni Toti. Di base i carichi avverranno in territori d’oltremare, come Papeete, francese, che quindi sono più facili dal punto di vista delle formalità doganali. Un altro canale di supporto, in questo caso logistico, è offerto dalla rete internazionale dei Lions Club, cui verrà comunicato con un mese di anticipo ciascun scalo, in modo che i volontari delle aree più vicine possano attivarsi per accoglienza e ormeggio. “Infine ci auguriamo che qualcuno si candidi a venirci a dare una mano per la navigazione”, conclude il dottore skipper.

Chiunque volesse tenersi in contatto con il “Patchouli II” può farlo attraverso la mail smpatchouli@gmail.com, navigando nel sito www.lecrocieredipatchouli.net o sulla pagina Facebook il viaggio di Patchouli attorno al mondo.