Le attrezzature: equilibratura dei componenti di Nautica Editrice il 21 Ago 2016 Secondo gli usi e i costumi che ci provengono da oltre oceano ed anche secondo considerazioni logiche e razionali, la potenza della canna, del mulinello e della madrelenza debbono avere una certa tal quale corrispondenza. Però, applicando alla lettera i più rigorosi criteri americani, constatiamo che una canna da 12 libbre dovrebbe esser servita da un minuscolo mulinello del 2,5/0 nel quale andrebbe avvolta una madrelenza dello 0,30 se in nylon o da 12 libbre se in dacron. Orbene, chi nei nostri mari pratica seriamente la traina avvertirà subito che in questo schema “classico” c’è qualcosa che zoppica: ossia che il mulinello e la lenza madre sono decisamente sottomisura rispetto alla canna. Ne consegue che, se non vorremo avere la certezza quasi matematica di perdere quei pochi pesci decenti che riusciremo ad agganciare, dovremo addivenire a qualche “arrangiamento”. Così, restando nel- l’ambito dell’esempio appena fatto, armeremo la canna da 12 libbre con un mulinello del 4/0 e con una madrelenza in nylon dello 0,50 o in dacron da 30 libbre. Ad ogni buon conto, qui di seguito indichiamo alcuni rapporti adatti alle acque di casa nostra. Del tipo, della resistenza e della lunghezza dei terminali ci occuperemo in seguito con riferimento alle singole prede; ma, forse, qualche anticipazione come esempio in materia di traina con fili di nylon non guasta: spigola 0,30/0,40 – dentice 0,40/0,60-ricciola 0,60/0,80 – serra grande 0,40/0,45 – aguglia e occhiata 0,15/0,20 – sgombro e sugarello 0,25/0,30 – pelagici in altura (giganti esclusi) 0,50/0,90. Lunghezza tipo, per non sbagliare: 10 metri. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!