Il misterioso occhione, luoghi e tecniche di pesca di Nautica Editrice il 21 Ago 2016 Il suo nome italiano è Rovello (Pagellus bogaraveo), ma è meglio conosciuto con alcuni nomi dialettali comunissimi: occhialone, occhione, bezugo, pizzornia o pezzornia, mafrone ecc.Tutti i nomi concentrati in uno, occhione, che noi utilizzeremo per indicare questo bel pesce, che appartiene alla famiglia degli Sparidi e all’ordine dei Perciformi.Per intendersi, l’occhione rappresenta una variante del comune pagello e la sua forma, come anche il colore, è simile a quella del congenere suddetto, ma dimostra di avere abitudini di vita diverse sotto molti aspetti.E’ un pesce gregario che ama sostare in copiosi banchi nelle vicinanze del fondo, a profondità piuttosto cospicue, dai meno 150 a meno 500 metri e oltre! Divide i substrati sul quale vive, che sono ricchi di conchiglie, madrepore e coralligeno ai confini dei grandi rilievi rocciosi in presenza di fango, con naselli, merlane, pesci lama, scorfani di fondale e … cernie. La sua taglia media è di circa 800 grammi, ma a volte si tirano su prede di oltre due chilogrammi!Nell’ambito della pesca sportiva, l’occhione si rivela un pesce molto ricercato, sia per la bontà delle sue carni, sia sotto il profilo sportivo poiché offre al pescatore estenuanti combattimenti … a fil di lenza! Lo si insidia col comune bolentino di profondità e con i salpabolentini elettrici, pescando sulle grandi secche al largo in prossimità della scarpata sulla piattaforma mediterranea.Analizzeremo adesso cosa occorre ai nuovi “aficionados” della pesca di profondità all’occhione, sia per quanto riguarda le imbarcazioni occorrenti, che in termini di attrezzature apposite che devono essere correlate di finali, esche ecc.Alle barche e alle attrezzature seguiranno i consigli ed i suggerimenti di come affrontare i luoghi ed i momenti migliori della pesca. Infine, spiegheremo in modo dettagliato come si svolge l’azione di pesca vera e propria. Le barche occorrentiVisto e considerato che gli occhioni si pescano a determinate profondità marine, abbastanza rilevanti e, quindi, in genere distanti svariate miglia dalla riva, occorreranno imbarcazioni adeguatamente sicure. Per fare un esempio, andranno egregiamente bene i fisherman intorno a otto metri di lunghezza, magari equipaggiati con due motori. Ai fisherman aggiungeremmo le barche da pesca professionali di buona stazza, che si rivelano molto marine, ma hanno l’handicap di non essere veloci durante gli spostamenti e quando si presenta il bisogno di rientrare alla svelta in porto nel momento in cui il tempo volge al peggio. Logicamente, l’unica eccezione per poter utilizzare i natanti e le imbarcazioni di stazza ridotta si verifica allorquando le zone di pesca vengono rilevate nelle strette vicinanze della costa. Le attrezzature con i relativi finaliRiguardo alle attrezzature primarie, cioè agli elementi che fanno le veci della canna e del mulinello, nel bolentino di profondità, in generale vige l’utilizzo del salpabolentino elettrico.Certi attrezzi tecnologici possono non essere usati solo quando l’azione di pesca si esegue su fondali “minori”, intorno ai 150 metri di profondità, per la quale sono sufficienti i recuperi manuali di realizzazione artigianale che si trovano comunemente in commercio.Comunque, i salpabolentini elettrici, visto il loro vasto campo d’impiego e la loro straordinaria efficienza, sono attrezzi di gran lunga superiori e quindi consigliabili per la loro grande versatilità d’uso. A tale proposito, la Kristal Fishing, azienda specializzata in questa specifica produzione, propone interessantissime soluzioni di salpabolentini o recuperi elettrici. Alcuni di questi prodotti, di costo contenuto, si applicano direttamente sul portamulinello del manico di una canna ordinaria da traina. Altri modelli simili o di varia grandezza e potenza hanno la loro staffa autonoma da applicare sul trincarino della barca. Assorbono pochissimo amperaggio e offrono recuperi sicuri in qualsiasi condizione di mare. Altri tipi di attrezzature vengono impiegati in modo complementare, ma non per questo sono meno importanti: cioè l’ancora e la vasca per il pescato.La prima deve essere necessariamente pesante e deve essere rapportata al peso e alla stazza dell’imbarcazione su cui si deve operare. Ad esempio: 14/22 chilogrammi più alcuni metri di maglie di catena per una barca di circa 10 metri. Le marre dell’ancora dovranno essere possibilmente estraibili per razionalizzare il trasporto e la sua collocazione a bordo. A questo elemento portante seguirà il calumo, che dovrà essere di cordame di nylon, possibilmente galleggiante. Saranno sufficienti spezzoni di circa 250/300 metri ciascuno, congiungibili con dei moschettoni inox ad innesto rapido. Logicamente la sezione del calumo varierà in rapporto al peso dell’ancora e alla stazza dell’imbarcazione; le sue misure spazieranno da 10, 14 millimetri ed oltre. Un contenitore a tenuta termica, che può essere parte integrante di un vano della barca, oppure un freezer tipo Igloo saranno necessari per un perfetto mantenimento del pescato. Alcuni fisherman vengono personalizzati appositamente per questa pesca al momento della loro costruzione. Vengono inserite delle serpentine frigo nelle vasche per il pescato per trasformarle in autentiche ghiacciaie.Altri tipi di attrezzature come un raffio, un grande guadino e almeno un coltello ben affilato faranno parte del “corredo” indispensabile insieme alla valigetta portaminuteria.Infine, si rivelano di fondamentale importanza gli apparati elettronici navali che tutte le imbarcazioni oggigiorno possiedono, cioè l’ecoscandaglio, il loran o il gps. Questi strumenti permettono l’esatta localizzazione delle poste più fruttuose ed il loro successivo ritrovo. Le lenze, che fanno parte delle attrezzature primarie, vanno scelte e sistemate come segue.Alla bobina del salpabolentino elettrico avvolgeremo circa 1500 metri di dacron da 80 libbre, che si rivela un materiale ben equilibrato per questa pesca specifica: è resistente, morbido, leggero e poco elastico per meglio avvertire con una certa sensibilità le tocche dei nostri amici pinnuti. Il calamento, invece, sarà di monofilo di nylon come i braccioli ed avrà una sezione di mm 1 con una lunghezza da definire a nostra discrezione, secondo il numero dei braccioli legati. La sezione dei braccioli sarà dello 0,70 e la loro lunghezza di circa 20 millimetri.Come ami, sempre a nostra discrezione, ne impiegheremo alcuni di numerazione variabile, secondo la taglia dei pesci. In genere vanno all’1/0 al 4/0 e devono essere adatti al caso, quindi molto robusti. Si consigliano quelli temperati al carbonio o forgiati speciali.A seconda delle correnti che regnano nel luogo di pesca, sceglieremo di conseguenza le nostre zavorre, che varieranno nelle grammature da 600 grammi circa fino a 1500 grammi di piombo. Elencati gli elementi del finale, passiamo al suo montaggio, che avrà le sembianze tipiche “a bandiera”, la cui estremità superiore verrà fissata tramite una cappiola alla girella moschettone della lenza di dacron (lenza madre o trave), e quella inferiore sarà legata ad un’altra girella moschettone che a sua volta recherà il piombo.Dunque, il montaggio avviene semplicemente interponendo sul calamento una girella a tre vie per ogni bracciolo da fissare. La distanza varierà di circa 30 centimetri tra un bracciolo e l’altro. Si consiglia di aggiungere, ad ogni girella a tre vie, 3 o 4 centimetri di scoubidou trasparente a funzione pater noster per evitare imbrogli. Ogni tre braccioli, è consigliabile inserire all’interno di uno scoubidou uno starlight per potenziare il richiamo delle esche. Le eschePer i nostri occhioni, che dimostrano di essere alquanto voraci, vengono utilizzati con successo i pezzi di calamaro freschissimo, i piccoli polpi chiamati cappelloti o capaccioni, le acciughe o alici e le sardine, sempre freschissime, che vanno innescate a tocchetti: tre bocconi in media per ogni sardina. I luoghi di pesca, i periodi e i momenti miglioriLe poste per pescare gli occhioni riguardano quei settori di mare prospicienti le grandi secche, o meglio i grandi rilievi situati in genere a svariate miglia di distanza dalla costa. I punti migliori sono quelli localizzati ai bordi e sulle scarpate i cui substrati abbondano di coralligeno e madrepore unite nelle strette vicinanze dai “canaloni” o fosse di fango miste a conchiglie e fondo sporco.Le stagioni più fruttuose sono quelle autunnali, seguite da quelle primaverili. Comunque, ciò non è esatto in assoluto. Spesso in pieno inverno, o nel cuore dell’ estate, si possono realizzare notevoli carnieri di occhioni anche di taglia considerevole. Per questi sparidi non ci sono orari ben definiti: sono graditi i momenti seguenti l’alba e quelli prossimi al tramonto, ma spesso nelle prime ore pomeridiane iniziano le cosiddette “tocche” in modo decisamente frenetico. Come si svolge l’azione di pescaSi raggiunge l’ipotetica posta da occhioni con l’ausilio delle carte nautiche del luogo; dopodiché si inizia a scandagliare il fondo e quando localizzeremo il punto a noi più congeniale (una piccola fossata, un ripido sbalzo), ci prepariamo alla calata dei salpabolentini elettrici, che sarà bene non superino il numero di tre unità per evitare imbrogli tra le loro lenze a causa delle correnti marine. Per una migliore azione di pesca sarà necessario ancorarsi a monte del punto scelto, in modo tale da tenere in considerazione l’eventuale scarroccio o deriva causati dal vento e dalla corrente. E’ possibile scegliere la soluzione di sostare sul punto con l’ausilio dei motori. Questo sistema è molto valido ed è di moda tra i pescatori incalliti di occhioni, in quanto permette loro di esplorare in breve tempo numerose poste ed evita il perditempo del recupero dell’ancora. Di contro, c’è il continuo fastidio del motore sempre in funzione.Posizionata la barca sull’ipotetico punto giusto, innescheremo gli ami ed immergeremo nel profondo blu le nostre lenze. Per ottenere una pronta risposta nell’allamata del pesce è necessario richiamare il piombo, appena giunge sul fondo, di almeno una ventina di metri, portandolo in tensione quasi a perpendicolo. Di solito, quando le lenze toccano il fondo, le tocche non si faranno attendere: i famelici occhioni si getteranno avidamente sulle esche. A questo punto, con il dacron tra le dita, daremo un leggero strattone a mo’ di ferrata e attenderemo un minuto circa per permettere ad altre prede di assaporare le gustose esche. Dopodiché ferreremo di nuovo ed inizieremo il recupero serrando la frizione della bobina e regolando la velocità del recupero. Se tutto andrà per il giusto verso, la flessione della canna ci segnalerà che stupende collane di occhioni compariranno magicamente in superficie, altrimenti ripeteremo l’azione di pesca innescando di nuovo. A volte capita che i pesci siano momentaneamente svogliati, ed allora conviene pazientare, specialmente se il posto è proprio quello giusto.Spesso le prede che compariranno in superficie sono miste, e tra queste ci sono pesci lama, scorfani di fondale, merlane, sugarelli di profondità e a volte capita di allamare qualche cernia di fondale anche di peso ragguardevole. Per concludere, abbiate l’accortezza di memorizzare con il loran o col gps il punto che dimostra di dare i suoi frutti, per poterci tornare di nuovo a distanza di tempo. In bocca … all’occhione! Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!