Traina alle grandi ricciole di Nautica Editrice il 21 Ago 2016 La traina con le esche vive è la disciplina che più affascina, in quanto ricca di componenti tecniche. La maggior parte dei predatori presenti nel Mediterraneo può rimanere vittima di un’esca viva sapientemente manovrata, ma la preda più ambita da tutti i pescatori sportivi è la grande ricciola. Anticamente si usava innescare esclusivamente aguglie vive, portate in pesca quanto più vicine possibile al fondo. In genere le ricciole di branco si catturavano prevalentemente a mezz’acqua, mentre a fondo era più probabile incocciare una ricciola grande, che, data la sua presenza, metteva in imbarazzo i dentici, che non costituivano una minaccia per le esche. Negli anni passati infatti, le grandi ricciole, pur stazionando ai bordi delle secche, effettuavano ripetute incursioni in branco, sui sommi e sulle secche vere e proprie, consentendo buone probabilità di incontro con le esche. Nelle ultime stagioni invece le incursioni si sono rarefatte e prevalentemente avvengono nelle tarde ore del pomeriggio. Per avere la possibilità di incontrare un esemplare di taglia bisogna quindi, essere nel punto giusto, al momento giusto e con l’esca giusta.Le ore migliori sono quelle della sera, prevalentemente con il mare calmo, la stagione di pesca è notevolmente slittata fino a raggiungere il culmine a fine ottobre-novembre e persino dicembre, con alcune aree geografiche in cui anche a gennaio e febbraio ci sono buone possibilità di successo. Le grandi ricciole attaccano prevalentemente le esche a mezz’acqua, quindi, sia con il piombo guardiano, che con l’affondatore, è da preferire innescare le esche più grandi a mezzo fondo e quelle più piccole a fondo, ma soprattutto le ricciole adulte sono diventate sospettosissime, di conseguenza è necessario invogliarle ad attaccare. Nelle ultime stagioni si è notato ch le grandi ricciole sono molto più invogliate ad attaccare altre esche molto più grandi, o inneschi che scatenino la loro curiosità. Già da tempo avevamo individuato che, in questa tecnica di pesca, esca grande equivale a pesce grande, e il motivo è semplice, va cercato nel rapporto spreco di energie/soddisfazione alimentare. Risulta da questo che alcune esche di generose dimensioni sono molto più catturanti dell’aguglia di media grandezza. Il calamaro e la seppia sono esche incredibilmente catturanti, ma se di dimensioni medio-piccole, sono facili prede di dentici piccoli, di tanute e di ricciolette anche di appena un chilo. Il calamaro e la seppia vanno trainati lontani dal fondo, per evitare che vengano attaccati e mutilati da tanute o da grandi fraolini. Un altra esca che ha un grandissimo potere catturante è il cefalo. Notoriamente si è propensi a utilizzare per esca, cefali catturati nell’ambito portuale, ma incredibilmente, forse a causa del colore o dell’odore che presentano, risultano molto più efficaci gli esemplari catturati dalle scogliere naturali. Il cefalo, una volta innescato, non emette moltissime vibrazioni, è necessario quindi utilizzare solo quelli molto grandi (anche di un chilo di peso) e trainarli molto lentamente a mezz’acqua, in modo che siano visibili da lontano. Anche l’occhiata, a patto che sia di generose dimensioni, è un’esca in grado di attirare le ricciole. Appena calata in acqua innescata, emette notevoli distrazioni, attirando i predatori anche da molto lontano. Pescando con le esche vive è necessario prestare particolare attenzione al momento della ferrata. Data la sospettosità dei predatori nel mangiare, dimostrata negli ultimi anni, è necessario ferrare in un secondo tempo.Risulta molto più producente tenere la frizione al limite dello slittamento e, non appena la si sente partire, mettere la leva sullo strike e ferrare. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!