Il Big Game made in Italy di Nautica Editrice il 21 Ago 2016 Era il lontano 1971 quando un equipaggio di pionieri, scoperta la massiccia presenza di tonni giganti alle foci del Po, catturava sportivamente il primo di questi splendidi pesci, nelle acque del Mediterraneo. La cattura fu fatta a traina, innescando un cefalo, a opera di Adamo Benfenati, nome rimasto indelebile nelle pagine della pesca sportiva. Quel tonno pesava 170 chili e dava l’inizio alla grande impresa della pesca al tonno gigante, che ha poi preso il nome di big game made in Italy. Da quella prima cattura dovranno però passare molti anni prima che nelle acque dell’Adriatico venga importata la pesca in drifting. Questa tecnica viene importata dalle coste francesi del Golfo del Leone. Dall’Adriatico, il drifting, viene presto importato in Tirreno, principalmente a opera di Paolo Cortiglioni. Qui subisce alcune modifiche a causa dei fondali più alti e della minor taglia delle prede. In linea di massima la pesca al tonno gigante si effettua nei mesi compresi da luglio a ottobre, ma si sono scoperte aree dove esiste uno stock permanente, che permette di pescare anche in inverno. In Italia le scuole si dividono ben presto in due correnti distinte. La scuola del delta del Po con base a Porto Barricata, che riprende la tecnica tale e quale ai francesi, e quindi prevede l’ancoraggio; la scuola della zona del pesarese dove invece, si comincia a pescare con la barca in deriva (da cui la parola drifting). In Adriatico le tecniche cominciano ad affinarsi e si riducono i tempi dei combattimenti e i libbraggi, ma inevitabilmente, quando arriva nel Tirreno, si ricomincia da capo. In Tirreno sono diverse le profondità frequentate dai tonni, ma soprattutto, è diversa la taglia. Anche in queste acque la taglia può arrivare a 200-250 chilogrammi, ma la media è tra i 40 ed i 100. Il drifting al tonno gigante inizia la sua ascesa e diventa una delle discipline più ambite, sia per la possibilità di combattere con prede di tutto rispetto, sia per la sua relativa semplicità, almeno per quanto riguarda le componenti basilari. Questa tecnica infatti non necessita di particolari segreti, nelle sue fasi elementari, diventa più complessa quando ci si comincia a misurare con altri equipaggi, in gara, o con tonni che non ne vogliono sapere di abboccare. La parte tecnica è più che altro legata alle attrezzature e alla composizione della lenza e del terminale. I nodi, la disposizione delle esche rispetto alla pastura, le prime fasi del combattimento, diventano in seguito elementi basilari, che concorrono nel buon esito della pesca. Molto spesso ci si dedica a questa tecnica, senza sapere esattamente cosa succede e cosa fare, se un tonno abbocca. Improvvisamente, quasi inaspettatamente, una canna si flette e il mulinello comincia a cedere filo con la frizione che “urla” sotto la trazione incontrollabile di un pesce che può raggiungere gli 80 km/h. Nonostante si sia dei pescatori esperti per altre tecniche, la prima volta è sempre un’emozione indescrivibile, una scarica di adrenalina che non si può paragonare con nessun’altra esperienza di pesca. Il tonno ha abboccato, vedremo in seguito come poter avere la preparazione adeguata per vincere questo splendido gigante. In Adriatico le basi di partenza più famose e attrezzate sono: Iesolo, Albarella, Porto Barricata, Pesaro, Porto San Giorgio, San Benedetto del Tronto, Giulianova e Pescara. In Tirreno: Piombino e Isola d’Elba, Marina di Pisa, Livorno, Ostia e Fiumicino, Anzio e San Felice Circeo. Il fenomeno drifting, nelle ultime stagioni, è letteralmente esploso in Sardegna, dove sono stati creati moltissimi centri di pesca e charter, in grado di accontentare anche chi vuol fare questa esperienza sotto la guida di professionisti. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!