Barcellona: raduno barche d’epoca XVII Puig Vela Classica di Serena Laudisa il 17 Dic 2024 Foto di Nico Martinez – Puig Vela Classica Fast is Fun! Da sempre e in ogni mare Sommario Due secoli di racer a vela in salsa catalanaPrimi di settembre 2024I GruppiLe regateLe classificheMeteo e manovre12M Traditional12M Grand PrixBermudianiAuriciAurici – classe PClassici 1Classici 2Classic IORBIG BOATSClassici Moderni Due secoli di racer a vela in salsa catalana L’anno che si è appena concluso ci ha regalato un evento davvero speciale.Ritrovare sullo stesso specchio d’acqua due secoli di architettura navale non capita tutti i giorni e se poi hai come sfondo una città bella e movimentata come Barcellona mentre si prepara alle fasi finali della Coppa America, la sensazione è quella di vivere giorni che resteranno nella storia. Primi di settembre 2024 Come sentinelle svettano nel porto catalano le gru delle basi in cui gli sfidanti e il defender sono indaffarati per la partecipazione ai match race e alleregate di flotta che precedono la Louis Vuitton Cup. Distanti fra loro e blindatissime negli accessi, le basi vengono parsimoniosamente aperte a un pubblico contingentato, composto prevalentemente da famiglie e amici dei team. Il momento clou è il dock out quando, in modo più o meno creativo e festoso, si salutano gli equipaggi ogni volta che lasciano la base per regatare. Per tutti ci sono maxi schermi per seguire in diretta le regate e animazioni sui palchi del villaggio ma l’atmosfera della Coppa qui è piuttosto circoscritta agli addetti ai lavori. Più allegre e accessibili, le banchine riservate alle barche del raduno vintage con il loro melting pot di tante diverse categorie e storie. I Gruppi Fra i raggruppamenti di 12M, P Class, Aurici, e i vari sottogruppi in cui è stata suddivisa la flotta, gli organizzatori del Real Club Nautico di Barcellona hanno contato la presenza internazionale di 77 barche e oltre 800 regatanti. Schivando una meteorologia capricciosa, con acquazzoni mattutini e condizioni molto variabili, le regate sono state divertenti e combattute e gli avvistamenti degli AC 75 che in volo sui loro foil si allenavano sfiorando il nostro campo di regata, pieno di armamenti di ogni tipo e di ogni tempo, sono stati momenti indimenticabili. Del resto basta confrontare la velocità massima di un 12M dei primi anni ‘80 con quella di un AC 75 di oggi per trovare con difficoltà un altro sport in cui velocità e tecnologia abbiano avuto in una quarantina di anni una simile impennata. Per alcuni raggruppamenti combattutissime fino all’ultima prova, le regate di Barcellona hanno però lasciato un certo amaro in bocca a due fra i più competitivi equipaggi italiani presenti. Le regate Nella seconda prova, Crivizza, veloce sloop del 1966 progettato da Alan Buchanan, è stato violentemente abbordato da Lidia, un progetto di Herreshoff varato nel 1964 portato da un armatore la cui aggressività ha fatto pari con la sua indifferenza verso l’imperativo che vuole che l’incolumità di equipaggi e barche – in particolare quelle d’epoca, da preservare come pezzi da museo – prevalga sempre sulla competizione. Bilancio della collisione: gravi danni per Crivizza per una lunghezza di tre metri a partire dal pulpito di poppa; distaccamento tendineo e osseo per un gomito del timoniere Gigi Rolandi, armatore con la moglie Ariella. Grazie a una vittoria nella prima prova, una compensazione ottenuta nella seconda e un quinto nella terza, l’equipaggio si è comunque portato a casa, insieme a tanti danni, il terzo piazzamento sul podio. Le classifiche Prima nella classifica Classic IOR con due vittorie e un secondo posto, a pochi istanti dalla premiazione Ojalà II dell’armatrice Susan Holland si è vista sfilare la vittoria dopo una protesta del comitato di regata a prove concluse che l’ha relegata in fondo alla classifica squalificandola nelle ultime due regate per un’avaria al motore che l’ha costretta a uscire dal porto a traino. Né più né meno come la flotta dei 12M che hanno partecipato al raduno. Due episodi questi che lasciano un certo dispiacere soprattutto a quegli appassionati d’antan che ricordano come fu proprio l’anziano Commodoro del Real Club Nautico di Barcellona, Miguel Sans Mora, il primo armatore di barche d’epoca a iscriversi e a vincere, con un equipaggio familiare e uno spirito totalmente corinziano, il primo raduno di barche d’epoca del Mediterraneo, quell’indimenticabile primo San Pellegrino Veteran Boat Rally che Nautica ha ideato e organizzato nel 1982 in Sardegna con il Yacht Club Costa Smeralda e il marina di Porto Rotondo. Ed è in onore del proverbiale fair-play dell’antico Commodoro del club organizzatore del Puig Vela Classica che, insieme a quelle delle vincitrici di questa straordinaria edizione, vi raccontiamo a fianco della storia della prima dei Classic IOR Emeraude, anche quella di Ojalà II. Meteo e manovre Meteo capricciosa e inciampi a parte, a rendere comunque unica questa edizione del raduno catalano è stata la possibilità di osservare, per una volta tutte insieme, tante eccellenze della progettazione navale di ogni tempo. Tra le manovre con la sola forza delle braccia degli armi aurici e le pedalate dei cyclor sugli AC 75 che abbiamo visto volare sulle acque di Barcellona corre un’eternità, ma da sempre e in ogni mare, la competizione a vela ha rincorso in ogni modo la velocità. Oggi, a discapito del gesto atletico di un tempo, c’è l’adrenalina delle velocissime manovre in equilibrio sui foil, l’esercizio della forza fisica può essere appaltato alle pedalate di cyclor con curriculum olimpionici, tecnologia, velocità e stabilità vengono governate con una rapidità che non si allena sull’acqua o in palestra ma con il joystick di una playstation. Però l’obiettivo resta sempre lo stesso: vincere sempre meglio la resistenza al passaggio degli scafi nell’acqua. Percorrendo a ritroso i capitoli della storia delle regate a vela, qui solo accennati nella descrizione delle barche vincitrici del raduno, ci si accorge di come in passato non sempre una maggiore modernità abbia rimato con migliori performance e quanto sia a tutt’oggi difficile trovare formule e regolamenti che permettano di riunire in una stessa classifica barche di epoche e scuole di progettazione tanto diverse. Ma quando c’è passione, a 50 o a 8 nodi, nel volo di un foiler o nell’impercettibile scivolare sull’acqua nella bonaccia di un 6 M, che si vinca o si perda, giocare con il vento resta sempre bellissimo. LE VINCITRICI 12M Traditional Northern Light NORTHERN LIGHT (US-14)Progetto Sparkman & Stephens Anno 1938Cantiere Henry B. Nevinds, NY Armo SloopLOA m 21,4 Northern Light (US-14) è stata progettata secondo la Third Rule da Olin Stephens, al suo secondo tentativo di costruzione di un 12M, nel 1938. Lo scafo è in doppio fasciame di mogano e cedro. Ribattezzata Nereus, è stata con regolarità una concorrente degli eventi del NYYC. Nel 1958 naviga come sparring partner per il vincitore dell’America’s Cup Columbia (US-16) e nel 1964 per Constellation (US-20). Dopo altri due cambi di proprietà, il ripristino del suo nome originale e alcuni lavori di ristrutturazione degli interni, affonda incidentalmente in un’ansa del lago Michigan. Nel 1984 Robert Tiedeman la recupera, la restaura e la fa navigare insieme alla compagna di scuderia Gleam (US-11) sia in servizio charter che in regata nella baia di Narragansett. Nel 2001 Northern Light è a Cowes per l’America’s Cup Jubilee e nel 2009 di classifica seconda nella divisione Vintage del Mondiale che si svolge a Newport. Seguono poi diversi anni in rimessaggio, in attesa che due appassionati regatanti svedesi, Hans Eliasson e Lasse Moise, la spediscano in Svezia in un cantiere a Vindövarvet a nord di Stoccolma, per il restauro del secolo. Nel 2020, dopo 9 anni di assenza dai campi di regata, torna in acqua e al timone del velista olimpico svedese Magnus Holmberg, Northern Light vince la Robbe & Berking Sterling Cup del 2022. 12M Grand Prix Kookaburra II KOOKABURRA II (KA-12) Architetto I. Murray e J. Swarbrick Anno 1985Cantiere Perry – Australia Armo SloopLOA m 20,12 Tra quelli nati sotto il Third Rule AC, Kookaburra II è il secondo dei tre 12M con lo stesso nome, costruiti per la America’s Cup del 1987 a Perth dal consorzio Taskforce America’s Cup Defence ‘87 guidato per la difesa australiana da Iain Murray. I progettisti erano lo stesso Murrai e John Swarbrick, con Alan Payne per le sezioni della chiglia e Derek Clark per le strutture. Nella monumentale opera “The 12MR Class” Luigi Lang e Dyer Jones, ipotizzano che Murray non abbia avuto limiti di spesa nell’allestimento di una base per i tempi rivoluzionaria, con loft per la propria veleria, cantiere, officina e un grande capannone in cui era possibile alare le imbarcazioni. Come il sindacato di Dennis Conner con le Stars & Stripes, Murray & c. diventano apripista dell’ingresso dell’informatica nel monitoraggio delle prestazioni. Le tre barche australiane montano, in custodie a tenuta stagna di plexiglass, un sistema di rilevamento alloggiato sotto la linea di galleggiamento, collegato ai computer che ne analizzano i dati sulla barca appoggio e nel quartier generale di Taskforce ’87. Ispirati in modo innovativo a Australia II, i progetti dei Kookaburra hanno in comune slanci più pronunciati e più bordo libero. La costruzione in alluminio di Kookaburra porta la firma del cantiere Parry e nei Defender Trials del 1987 si posiziona al terzo posto, dietro a Kookaburra III e Australia IV.Dal 2000, Kookaburra II torna sui campi da regata nella scuderia di Patrizio Bertelli. Qui a Barcellona, di nuovo timonata da Torben Grael, è arrivata fresca vincitrice Mondiale di Classe, conquistato lo scorso giugno a Porquerolles. Bermudiani Comet COMET Architetto Sparkman & Stephens Anno 1946Cantiere Henry Grebe – Chicago USA Armo YawlLOA m 16,23 Ispirata ai progetti di Stormy Weather e Dorade, anche queste dello studio newyorchese Sparkman & Stephens, Comet è un cruiser-racer costruito in legno dal cantiere Henry Grebe di Chicago per l’avvocato John P. Wilson, con maestria e ottimi materiali che ne hanno garantito la longevità. Venduta nel 1960 naviga sui Grandi Laghi fino al 1977. Dal 1997 con il nuovo armatore Howard Park, Comet completa in tre anni il giro del Mondo. Nel 2002 il nuovo armatore Peter Wood la trasferisce via cargo dagli USA in Inghilterra. Qui, a partire dai suoi piani originali, la barca viene ribattezzata Cometa e sottoposta a restauro presso il cantiere Gweek Boatyard, in Cornovaglia. Raggiunto poi il Mediterraneo, nel 2007 vince la Porquerolles Classic e nel 2012 un nuovo armatore svizzero le ridà il suo nome originale. Da diversi anni con il suo ultimo armatore e un equipaggio composto prevalentemente da professionisti, Comet è insieme alle sue rivali Manitou, Stormy Wheather, Argyl e Baruna nel gruppo degli yacht più attivi e competitivi del circuito. Aurici Oriole ORIOLE Architetto Nathanael G. Herreshoff Anno 1905Cantiere Herreshoff Manufacturing Co. – USA Armo AuricoLOA m 13,20 Oriole, è l’undicesimo di 18 scafi appartenenti alla classe monotipo dei NY 30, la prima fortunata serie di cruiser-racer creata dal genio di Nathanael Herreshoff e commissionata a partire dal 1905 alla Herreshoff Manufacturing Co. da un gruppo di giovani armatori del New York Yacht Club – fra loro George E. Roosevelt, J. P. Morgan e Alfred Vanderbilt – che volevano regatare su imbarcazioni di armo aurico più piccole e veloci e, soprattutto, più maneggevoli rispetto ai J Class dell’epoca. Con una deroga al regolamento interno sulle dimensioni minime degli yacht ammessi al club, tra il gennaio e l’aprile del 1905 il cantiere varò diciotto NY 30. Il numero 30 indica la lunghezza minima al galleggiamento espressa in piedi (1 piede=30,48 centimetri). Oggi sono oltre una decina le componenti di questa classe che navigano o sono in attesa di un armatore che ne sostenga il restauro. Oriole si è mantenuta come in origine fino alla vigilia della seconda guerra mondiale, momento in cui è stata trasformata in yawl Marconi, e così è rimasta per 50 anni. Nel 2003 viene scoperta dall’esperto di barche d’epoca francese Francis Van de Velde. Sottoposta a un completo restauro presso il cantiere William Cannell a Camden, nel Maine, nel 2005 partecipa al centenario della classe a Newport e poi si trasferisce in Mediterraneo, a La Ciotat. Da anni partecipa con successo ai raduni di vele d’epoca. Attualmente di proprietà dello spagnolo Juan Carlos Eguiagaray, nel 2024 ha vinto anche la regata delle Centenarie organizzata dallo Gstaad Yacht Club durante Les Voiles di St.Tropez. Aurici – classe P OLYMPIAN Olympian Architetto William Gardner Anno 1913Cantiere Mc Lure – Grandi Laghi, USA Armo Sloop AuricoLOA m 16,72 Costruito sui Grandi Laghi nei cantieri Mc Clure nel 1913, su progetto del famoso architetto americano William Gardner – lo stesso che ha progettato Atlantic, per lungo tempo detentrice del il record di traversata dell’Atlantico – Olympian è un classe P che, appena varato, vince nel 1913 e nel 1914 la prestigiosa Chicago to Mackinak Regatta, una regata di 300 miglia che negli Stati Uniti era all’epoca fra le più importanti dopo l’America’s Cup. Per un secolo non ha lasciato Chicago, fino al momento che Bruno Troublé l’ha rintracciata per conto del banchiere Philippe Oddo e ne ha affidato il restauro in un capannone nel Maine a una squadra di talentuosi artigiani guidati dallo specialista di P class John Anderson. Ripristinato l’armo aurico, ricostruiti ponte, boma e albero, la barca è stata riportata alle sue condizioni originali, eliminando tutti gli elementi moderni che si erano aggiunti nel corso del tempo. Tornata in acqua, dopo un passaggio al New York Yacht Club e tre giorni di navigazione a Newport con il suo nuovo armatore, Olympian viene trasportata in cargo a Genova dove arriva a luglio per salpare per Ajaccio e Bonifacio con il suo armatore. Torna a regatare per la prima volta alle Vele di Imperia del 2014 e il suo scafo slanciato e basso sull’acqua si dimostra subito molto veloce e competitivo, assicurandole la vittoria fra gli Epoca e i successi dello stesso anno alle Voiles di St. Tropez e al Trofeo delle Centenarie. Da quel momento è una presenza costante sul podio dei più importanti raduni del circuito Mediterraneo ed è ormeggiata lungo la banchina che la Societé Nautique di Marsiglia ha dedicato alle barche d’epoca. Classici 1 RECLUTA Recluta Architetto Germán Frers Sr Anno 2019Cantiere Buenos Aires – Argentina Armo KetchLOA m 20,04 Germán Frers, è uno dei designer più prolifici e ricercati al mondo ma quando è si è trattato di disegnare una barca per sé ha scelto un disegno di suo padre del 1942. Si tratta del progetto di Recluta, una barca inizialmente pensata per un armatore argentino che ha rischiato di non vedere mail la luce. Per la sua costruzione, iniziata nel 2015 da una squadra di artigiani reclutati da Frers, sono state utilizzate le stesse essenze di legno previste dal progetto originale, tutte reperibili in Sud America. Tra queste c’è il viraró, un legno di media durezza simile all’acacia utilizzato per le strutture e il cedro, più leggero e flessibile, per fasciame, coperta e rivestimenti degli interni. Rispetto ai piani originali, la superfice velica è stata incrementata e gli interni si sono adeguati ai tempi. Varata nel 2019, Recluta ha navigato da Buenos Aires ai Caraibi e poi ha traversato l’Atlantico verso l’Europa e dal 2021 è attiva con equipaggio familiare nel circuito CIM, con una collocazione fluida tra varie classi di regata. Classici 2 KANAVEL Kanavel Architetto Eugéne Cornu Anno 1966Cantiere Pichavant – Francia Armo Ketch bermudianoLOA m 11,00 Kanavel presenta le caratteristiche tipiche dei progetti del grande Eugène Cornu, come la poppa a canoa e una costruzione molto robusta, capace di farle affrontare le condizioni più difficili. La sua costruzione è stata affidata a Pichavant, uno dei migliori cantieri storici di Francia. A fronte di una solida struttura realizzata in teak, mogano, acacia e rovere, Kanavel è stata costruita con particolare attenzione ai pesi. Il risultato è una barca veloce anche con brezze leggere e la sua vittoria qui a Barcellona lo ha dimostrato. Classic IOR Emeraude EMERAUDE Architetto German Frers Anno 1975Cantiere Royal Huisman – Paesi Bassi Armo CutterLOA m 15,20 Costruita in Olanda su progetto di German Frers dal cantiere Royal Huisman, specialista nelle costruzioni in acciaio e alluminio, dal suo varo nel 1977 a oggi Emeraude ha collezionato un eccellente palmarès sui campi da regata internazionali, tanto fra i racer degli anni 70 che, in decenni più recenti, nel circuito per barche d’epoca e classiche del Mediterraneo. Caratterizzato da baglio stretto ed estremità slanciate, piano di coperta flush deck con due pozzetti e interni di raro comfort, il suo progetto si è rivelato molto maneggevole anche in equipaggio ridotto. Voluta dall’armatore Jacques Dewailly per difendere i colori della Francia all’Admiral’s Cup del ’77, Emeraude riscattò quell’anno la prestazione non troppo brillante della squadra francese arrivando seconda in tempo reale alla mitica Fastnet Race. All’epoca alle imbarcazioni progettate per correre l’Admiral’s Cup si chiedeva velocità ma anche la capacità di affrontare la navigazione in Atlantico. Ed è nella ricerca di equilibrio tra questi due requisiti che Frers ha progettato questo scafo d’alluminio I classe IOR. Dal 1997 dell’attuale proprietario, sotto il guidone dello Yacht Club Adriaco di Trieste partecipa a tutte le classiche dell’alto Adriatico gettando le basi per un equipaggio di amici, rigorosamente non professionisti, che da allora fino ad oggi si sono alternati di regata in regata. Nel 2006 Emeraude si trasferisce in Tirreno e subito vince nel circuito Panerai, con uno storico successo alle Regates Royales di Cannes. Nel 2007 è di nuovo prima assoluta tra le barche Classiche del Campionato del Mediterraneo Panerai Classic Challenge. Nel 2010 si aggiudica il Trofeo CIM overall e l’anno successivo regata in Atlantico vincendo la Horta-Douarnenez. Nel 2012 torna in Mediterraneo e da allora fa base in Spagna dove ha continuato a collezionare successi. Questa terza vittoria del Trofeo Puig per il guidone del Real Club Nautico di Barcellona è stato però un successo “a tavolino”, a seguito della squalifica di Ojalà II a pochi attimi dalla premiazione. OJALÀ II Ojalà II Architetto Sparkman & Stephens Anno 1973Cantiere Royal Huisman – Paesi Bassi Armo SloopLOA m 11,54 One Tonner disegnato nel 1972 da Sparkman & Stephens, Ojalà II è stato costruito nel 1973 in alluminio dal celebre cantiere olandese Royal Huisman per lo yachtman inglese Charles Holland. Il suo primo obiettivo era partecipare alla One Ton Cup che si correva lo stesso anno in Sardegna, vinta da Tino Straulino su Ydra e dominata dalla rivoluzionaria Ganbare progettata da un giovane Doug Peterson che dopo essersi fatto le ossa da S&S da il via a una nuova generazione di IOR, più leggeri, aggressivi e veloci. Da allora Ojalà non ha mai smesso di navigare e la famiglia Holland ne è restata l’unica proprietaria. Dopo molti anni di navigazione prevalentemente in crociera e due traversate atlantiche, nel 2008 la barca entra nei capannoni del cantiere Pezzini di Viareggio per un accuratissimo restauro conservativo che ne lascia intatte le caratteristiche originali. Tornata in acqua nel 2010, da allora percorre ogni anno dalle 3.000 alle 5.000 miglia conquistando ogni anno vittorie nei circuiti ORC e CIM del Mediterraneo ed è a oggi è uno dei più competitivi Classic IOR. Il suo segreto è l’affiatatissimo e sempre allenato equipaggio di amici che, a geometria variabile e in puro stile “corinziano”, di regata in regata affianca l’armatrice Susan Holland e lo skipper Michele Frova. BIG BOATS VIVEKA Viveka Architetto Frank Paine Anno 1930Cantiere Fred Lawley – Quincy, Massachusetts USA Armo Staysail SchoonerLOA m 23,77 Viveka è un fast cruiser progettato da Frank Paine costruito da Fred Lawley a Quincy, Massachusetts, a partire dal 1929. La sua è una storia movimentata Il primo committente sembra sia stato un membro della famiglia Morgan che la Grande Depressione costrinse a fermare i lavori in corso. Terminata la costruzione nel 1936 il cantiere riesce a vendere la barca, originariamente battezzata Joan, al Commodoro del San Francisco Yacht Club Cyril Tobin che la trasferisce via terra nella Baia di San Francisco, da dove nel 1939 prenderà parte alla Transpac classificandosi con il nome di Seaweed terza di classe. Durante la Seconda Guerra Mondiale, viene reclutata nella “Hooligan’s Navy”, una flotta governativa di imbarcazioni da diporto utilizzate come vedette sia sulla costa occidentale che su quella orientale. In anni recenti Viveka è di proprietà di Merl Petersen, un personaggio della Bay Area che con lei percorre oltre 150.000 miglia navigando intorno al mondo. Nel 2012 viene venduta a un velista inglese che ne commissiona un refitting conservativo al Rutherford’s Boatshop, il cantiere dello specialista del restauro della Baia di San Francisco Jeff Rutheford. Ma ancora una volta i lavori si fermeranno per mancanza di fondi. È solo con l’attuale proprietario, l’imprenditore inglese Sir Keith Mills, che dal 2019 al 2020 un profondo restauro viene finalmente completato. Seguendo fedelmente i disegni originali di Paine, la barca è stata al 95% ricostruita ma design e materiali impiegati sono rimasti fedeli alle sue origini. Ritrovato l’antico smalto, Viveka è ora nel gruppo di Big Boats che si alternano sul podio di classe nel circuito CIM. Classici Moderni ANIMA II Anima II Architetto Sean Mc Millan Anno 2021Cantiere Spirit Yachts – Suffolk UK Armo SloopLOA m 22,00 Questo potente sloop di 22 m è un Spirit Yachts 72’ custom. Regatando per diversi anni con la moglie su un Dragone, il suo armatore Christian Hentshel ha sviluppato una passione per la costruzione in legno che lo ha portato a rivolgersi al cantiere fondato nel 1993 dallo yacht designer Sean McMillan nel Suffolk, in Inghilterra. Rispettato velista nel circuito delle regate classiche con il suo Spirit 52, Mc Millan è stato un apripista nella progettazione e costruzione di yacht classici moderni. Gli Spirit Yacht hanno in comune uno stile progettuale che richiama gli yacht classici degli anni 30, slanci pronunciati, basso bordo libero, linee morbide e interni contemporanei. Il cantiere ha nella la scelta dei materiali, in particolare delle essenze di legno utilizzate, e nei metodi di costruzione una forte attenzione alla sostenibilità. Costruito in legno e epoxy, Anima II ha uno scafo leggero ma estremamente robusto. Le vele sono state realizzate con tessuti riciclabili e la barca monta pannelli solari. Capitanata da uno skipper professionista, la barca è attiva nel charter, tanto in crociera quanto per un programma di regate in Mediterraneo. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!