Vandal Explorer 14 di Andrea Mancini il 30 Lug 2024 Il fuoristrada del mare Lo hanno chiamato explorer, ma è riduttivo. Un classico explorer, infatti, è caratterizzato dall’essere una barca comoda e marina, robusta e senza fronzoli, idonea alle lunghe navigazioni ma, ahimè, inevitabilmente lenta. Vandal Explorer 14 m, invece, pur mantenendo inalterate tutte queste qualità, è una barca che sa essere anche veloce, molto veloce dato che è capace di superare i 40 nodi. Un po’ come i moderni fuoristrada, capaci di percorrere le piste in una savana e attraversare un guado, ma anche di viaggiare a 130 km/h sull’autostrada. Il progetto Ma partiamo dall’inizio. Tutto nasce in Olanda, quando i proprietari di Tender Works, azienda leader nella produzione di tender di lusso per superyacht e servizi limousine, iniziano a pensare a una barca diversa, non orientata al loro classico mercato di riferimento. “Non trovavo barche per le mie esigenze” racconta Ben Mennem, co-fondatore del cantiere. “Volevo una barca il più grande possibile, con i fuoribordo più potenti possibile, che fosse gestibile in autonomia, in ogni condizione, con la quale girare il Mediterraneo con mia moglie. Volevo una buona velocità di crociera, consumi tutto sommato contenuti e un range che mi permettesse di fare, per esempio, da Ibiza alla Sardegna senza problemi”. È nato così un catamarano d’alluminio di 14 metri realizzato in collaborazione con Espen Øino, il designer degli yacht tra i più grandi al mondo, e l’architetto navale Scott Jutson. Risultato: un catamarano assistito da foil. E, proprio qui sta il trucco che permette al classico explorer, robusto ma lento, di diventare un explorer moderno. Come un moderno fuoristrada. Infatti, le due innovazioni – la configurazione a catamarano e i foil – consentono di superare i limiti di velocità della classica carena dislocante dell’explorer che, sulle dimensioni di una barca di 11,50 metri al galleggiamento, sono nell’intorno dei 10 nodi, per spingersi ben oltre senza avere necessità di potenze eccessive. Più nel dettaglio, se le forme affusolate e penetranti degli scafi del catamarano forniscono il massimo beneficio principalmente alle velocità immediatamente superiori alla velocità critica di 10 nodi riducendo le dimensioni delle onde prodotte, i foil iniziano a lavorare in modo significativo oltre i 20 nodi sollevando parzialmente la barca dall’acqua. Il tutto permette una significativa riduzione della resistenza idrodinamica a vantaggio delle prestazioni, sia in termini di velocità raggiunta con una potenza contenuta sia in termini di consumi e quindi di autonomia. Per inciso, se al fine di contenere la larghezza a soli 4,40 metri i due scafi del catamarano sono asimmetrici in modo da ridurre la reciproca interferenza delle onde prodotte all’interno, le ridotte dimensioni dei foil non fanno volare la barca ma la sollevano parzialmente riducendo significativamente la resistenza anche del 20-30 %. Inoltre, essendo posizionati tra i due scafi senza sporgere pericolosamente dal fondo della carena e senza aumentare il pescaggio, essi sono anche passivi, ovvero fissi, non si muovono, a tutto vantaggio della semplicità e della robustezza. Tutto questo permette ai due fuoribordo XTO Yamaha da 425 HP che costituiscono la motorizzazione standard di spingere la barca a oltre 40 nodi di velocità massima e, al contempo, di avere ben 400 miglia di autonomia a 30 nodi. Queste caratteristiche tecniche sono abbinate a un design estremamente marino, essenziale con un layout funzionale. “In un certo senso – afferma il designer Espen Øino – è l’antitesi di ciò che trattiamo normalmente nello studio. Mi è piaciuta l’idea di poter tornare alle origini e di pensare a ciò che realmente è necessario avere a bordo e a quello che invece non serve”. Il risultato è una barca in cui la forma è diretta conseguenza della funzione, come l’evidente ferramenta tubolare esterna nera industrial style che la fa apparire una pura work boat. Oppure la motorizzazione fuoribordo che permette di risparmiare lo spazio della sala macchine, contenere i pesi e avere una manutenzione molto più semplice. Per quanto riguarda la gestione degli spazi, la coperta è pensata per essere vissuta integralmente con una tuga aperta in diretto collegamento con l’ampio pozzetto di poppa aperto sull’acqua e modulabile, che si può chiudere integralmente con un sistema di tende. Sul grande flybridge, invece, oltre alla seconda timoneria e alle aree relax, è presente un roll-bar che nasconde la gru per il varo del tender. Sottocoperta, infine, su uno scafo troviamo l’accesso a una comoda cabina che si estende tra i due scafi a prua e raggiunge una larghezza molto interessante, mentre sull’altro scafo c’è l’accesso al bagno completo di doccia. Per maggiori informazioni: www.vandalmarine.com Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!
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