L’impianto di acqua dolce sanitaria di Francesco Baratta il 29 Nov 2023 L’impianto dell’acqua dolce è uno dei sistemi base di qualsiasi imbarcazione. Ovviamente su piccoli natanti è estremamente semplice, mentre su imbarcazioni o navi da diporto cresce in utenze, servizi e complessità. Lo schema principale è identificato dai seguenti componenti: Serbatoio/i con indicatori livello e circuito di riempimento Tubazioni di adduzione rigide e/o flessibili con relative valvole di chiusura e raccorderie Pompa di pressurizzazione (autoclave) con pressostato Rubinetti ed erogatori vari A tali componenti vanno poi aggiunte parti che possiamo considerare complementari ma imprescindibili, quali il boiler per l’acqua calda, il serbatoio di espansione più altri accessori che possono essere presenti o meno, quali l’impianto di filtraggio, l’attacco a banchina diretto, il dissalatore, il decalcificatore e altri apparati alimentati ad acqua dolce. flange serbatoio Sommario Serbatoio con indicatore livello e circuito di riempimentoTubazioni di adduzione rigide e/o flessibili con relative valvole di chiusura e raccorderiePompa di pressurizzazione (autoclave) con pressostatoRubinetti, doccette ed erogatori vari Serbatoio con indicatore livello e circuito di riempimento Il serbatoio dell’acqua dolce sanitaria, che dovrebbe sempre essere posizionato a centro barca (per non incidere sull’assetto), il più in basso possibile (per stabilizzare l’imbarcazione) e mai sotto i letti (per evitare che il rumore dello sciabordio al suo interno disturbi il sonno) è realizzato solitamente in acciaio inox o polietilene rigido e, in casi più rari, anche in pvc alimentare flessibile o anche ricavato nello stampo in VTR. In quest’ultimo caso bisogna sempre verificare (con apposita certificazione del cantiere) che la resina a contatto con il liquido sia per uso alimentare, altrimenti l’acqua perde la sua potabilità. È opportuno verificare che lo stesso sia ben agganciato e incastrato alle strutture dell’imbarcazione e che non vi ristagni acqua al di sotto o sui lati. Periodicamente sono da stringere le fascette delle tubazioni flessibili – se presenti – ad esso connesse. Da verificare è anche la precisione dell’indicatore elettrico, riempendo progressivamente il serbatoio (conoscendone o calcolandone la capienza) a ¼, ½ , ¾ e 4/4 e riscontrandone ad ogni parziale il livello indicato dalla lancetta. Il tappo di imbarco deve sempre essere ben stretto e avere la guarnizione di tenuta efficiente; inoltre dovrebbe sempre essere situato lontano dall’imbarco carburante per evitare errori di riempimento o contaminazioni tra i due in caso di fuoriuscite. A tal fine va sempre rispettata la regola di non tenere mai aperti contemporaneamente i due imbarchi. Da verificare periodicamente anche che lo sfiato dell’aria sia pulito. Il serbatoio deve essere periodicamente pulito per evitare cattivi odori e la proliferazione della legionella o altro. Un buon sistema, soprattutto durante il periodo invernale, è quello di svuotarlo completamente e poi riempirlo con acqua miscelata con certa quantità di amuchina e/o aceto e/o cloro a seconda delle indicazioni dei vari produttori e poi svuotarlo di nuovo. Meglio ancora, se il serbatoio dispone di una flangia di ispezione a tenuta stagna, è bene pulire il suo interno con una spugna per ben eliminare l’eventuale biofilm che si crea sulle pareti. autoclave flowjet Tubazioni di adduzione rigide e/o flessibili con relative valvole di chiusura e raccorderie Le tubazioni (oggi quasi sempre semirigide in PLT) devono sempre essere ben fissate su tutto il percorso e occorre saltuariamente verificare che non ci siano perdite, in particolare sul circuito dell’acqua calda (le cui tubazioni devono essere in materiale resistente almeno fino a 100° C e di colore rosso) . È buona norma avere sempre a disposizione qualche raccordo di riserva, un paio di manicotti e spezzoni di tubi per riparare eventuali perdite. Nelle imbarcazioni ben progettate, all’inizio del circuito si trova un collettore con varie valvole di intercettazione che permettono di isolare un circuito che perde, senza dover interrompere l’acqua a tutte le utenze. Autoclave con vaso espansione Pompa di pressurizzazione (autoclave) con pressostato L’autoclave è il cuore dell’impianto di acqua dolce. Ce ne sono di diversi tipi ma in sostanza si tratta di sistema composto da un motore elettrico, una pompa e un pressostato. Oltre che differenziarsi per potenza e voltaggio, i motori elettrici non presentano particolari problematiche. Il corpo-pompa invece ha caratteristiche costruttive differenti: può essere con girante in gomma, con girante centrifuga metallica o plastica, tipo flojet. Il tutto, ovviamente, ha varie portate e prevalenze (in relazione alla necessità delle utenze e alla potenza del motore di trascinamento). Le pompe possono essere autoadescanti, più o meno silenziose, realizzate per funzionamento continuo o alternato e di differente durata nel tempo. Oggigiorno, su imbarcazioni da diporto medie e piccole si prediligono le autoclavi flojet, che assicurano una buona efficienza, un consumo ridotto, risultando peraltro silenziose, leggere ed economiche. Tali autoclavi devono però avere sempre un prefiltro, per evitare che il sistema di valvole il pressostato possano ostruirsi (se non è già installato si consiglia di montarlo) ed è bene che siano dotate di attacchi idraulici rapidi che ne semplificano lo smontaggio. Un punto critico di molte autoclavi è il pressostato, ossia quel dispositivo che, montato su una pompa, fa si che questa azioni il motore elettrico quando vi è una richiesta di acqua, chiudendone il circuito elettrico di alimentazione. Il pressostato può essere di varie tipologie e varie affidabilità: ne esistono alcuni sui quali si può tarare la pressione minima e massima; altri che funzionano a una pressione fissa. Alcuni sono a funzionamento elettronico (12 o 24 o 230 Volt); altri sono totalmente meccanici. Possono anche essere presenti dei piccoli serbatoi di espansione che, garantendo un flusso più omogeneo e meno lavoro alla pompa, vanno controllati periodicamente nella pressione del palloncino utilizzando un semplice gonfiatore per auto con manometro. pressostato elettronico In caso di mancato funzionamento di un’autoclave, dopo aver verificato che arrivi acqua alla stessa (allentando il raccordo sull’alimentazione se sottoposta al serbatoio e verificato che lo stesso sia pieno), possiamo controllare che arrivi adeguata energia elettrica (con un tester su scala Volt) all’ingresso del contatto del pressostato e sul negativo della pompa. Per far ciò, su pressostati meccanici possiamo collegare i due contatti e verificare se la pompa parte; sui dispositivi elettronici possiamo staccare il cavo positivo del pressostato e collegarlo direttamente sul positivo del suo motore verificando che giri e pompi con forza l’acqua (ovviamente facendo attenzione alla corrente elettrica e alle eventuali scintille). Qualora funzioni, saremmo in presenza di un difetto del pressostato che andrà revisionato o sostituito (si consiglia di tenere sempre un pressostato di rispetto a bordo). Spesso capita anche che una bassa tensione delle batterie (cioè inferiore a 11.5 V) non consenta all’autoclave di innescarsi o di fornire abbastanza pressione per far staccare il pressostato e quindi rimanere sempre accesa scaricando a sua volta ancor più le batterie e surriscaldandosi. In presenza di un pressostato elettronico è possibile che la tensione bassa non lo faccia funzionare o che vi sia un relè di potenza rotto tra autoclave e pressostato. Tale inconveniente capita spesso con le autoclavi a girante centrifuga. In questi casi è possibile provare il circuito con le batterie sotto carica o col motore in moto. L’ideale è avere un impianto ridondante con due autoclavi azionabili o separatamente o ad intervento in parallelo o progressivo (ossia una con un pressostato tarato a minore pressione, che con minore pressione di erogazione acqua ci fa capire che l’autoclave principale è fuori uso). Questa è una soluzione di facile installazione che ci garantisce affidabilità e tranquillità, consentendoci di avere l’impianto dell’acqua dolce sempre funzionante. rele su pressostasto elettronico ossidato Rubinetti, doccette ed erogatori vari Tali componenti sono soggetti spesso all’ostruzione dei filtrini posti all’uscita dell’acqua, che periodicamente vanno svitati e puliti con un anticalcare o direttamente sostituiti. L’installazione di un filtro a cartuccia a monte dell’autoclave sicuramente aumenta la durata sia di questi erogatori sia degli stessi rubinetti, che talvolta vengono danneggiati dalle impurità presenti nei serbatoi. Importante è che vi siano chiavi di chiusura centralizzate per poter isolare parte dell’impianto in caso di perdite. Spesso nei circuiti sono presenti delle elettrovalvole (ad esempio, per utilizzare il lavacatena o il pulisci vetri): queste devono essere individuate nella loro posizione a bordo (spesso sono poste dietro armadi o pannelli) e periodicamente – ogni 3/5 anni – smontate, disassemblate, pulite dal calcare e sostituite nelle guarnizioni; è sempre opportuno che sia presente una chiusura manuale a monte per poterle chiudere in caso di perdite; anche in tale caso si ritiene consigliabile tenerne sempre almeno una di rispetto verificandone la tipologia e il voltaggio. Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!