Nautica On Line – Barche d’epoca, Moonbeam, una nobile, vecchia signora di Elena Casillo il 15 Gen 2017 LA STORIA DI RAGGIO DI LUNA Charles Plumtree Johnson, eminente avvocato londinese e figlio del medico personale della regina Vittoria, amava le barche, amava le regate, e amava un nome: «Moonbeam». Così chiamò il suo primo cutter acquistato nel 1893 (ma costruito da William Fife Senior nel 1858) con cui regatò per sei anni, e «Moonbeam» fu anche un disegno di Shepherd fatto costruire nel 1899, che però non diede grandi risultati. «Moonbeam», infine, fu lo splendido yawl commissionato a William Fife Junior e varato nel 1903 per la gioia del nostro avvocato, ovviamente membro del Royal Yacht Squadron e del Royal Thames Yacht Club, che con questa barca si tolse molte soddisfazioni. Quella stessa barca, che Dixon Kemp giudicò «uno dei più riusciti yacht da regata costruiti da Fife», solca oggi il mare con la stessa grazia ed eleganza di quando inanellò i suoi primi bordi nelle fredde acque di Fairlie (Scozia). Nulla sembra essere cambiato rispetto al progetto originale, persino la stravagante bandiera da regata, quella luna crescente in campo blu voluta da Charles Plumtree, torna a sventolare ogni volta che la barca è impegnata in qualche confronto agonistico. Persino le vele, tagliate in un tessuto di un suggestivo giallo antico, riprendono almeno cromaticamente il tono dell’originale cotone egiziano. «Moonbeam», che nacque contemporaneamente al più celebre degli America’s Cupper di Fife, «Shamrock III», vanta fra le barche d’epoca un singolare primato. Nei suoi ottantanove anni di vita, infatti, non fu mai abbandonata a se stessa, mai trascurata: quella che vediamo oggi, in altre parole, non è una barca risorta dalle ceneri di un relitto, ma la stessa signora del mare che vide la luce a inizio secolo. La sua storia, lunga ma semplice, può essere seguita con precisione. Dal suo porto base nella mitica Cowes, nell’isola di Wight, passò infatti a Brest quando fu acquistata da un industriale italiano, M.F. Maroni, che lavorava a Parigi. « Moonbeam» era nata per correre, ed anche in quell’occasione non mancò di distinguersi vincendo la «Coupe Anton» nel 1920. Pochi anni dopo, passata in Mediterraneo, a Cannes, tornò a far parlare di sé vincendo la «Course Croisière de la Mediterranée». Il precipitare degli eventi e gli anni bui della seconda Guerra Mondiale non ci hanno lasciato molte testimonianze, salvo la voce che forse la barca fu utilizzata dalla resistenza francese. Probabilmente non per regatare. In mani francesi, comunque, la barca finì sicuramente al termine delle ostilità. Fu infatti acquistata da un celebre aviatore d’oltralpe, Felix Amiot, che nel 1948 la portò nel suo cantiere a Cherbourg, e lì la tenne in secco ed accuratamente protetta per ben 23 anni. Nulla si sa sulle motivazioni di questa strana scelta, ma sappiamo che in seguito la barca soggiornò per breve tempo nel Mediterraneo orientale, per poi riprendere la via di casa e finire nelle mani del suo attuale proprietario, il quinto, un eminente psicologo londinese. Nella sua lunga vita «Moonbeam» ha ovviamente subito qualche modifica, un pò per volontà dei diversi armatori succedutisi nel tempo, un pò per le esigenze di navigazione e soprattutto di manovra, necessarie al giorno d’oggi. «Moonbeam», ad esempio, nacque come tutti i racer d’allora, senza motore. Oggi monta un Perkins da 120 HP che gli consente una velocità di 10,5 nodi, e per maggior comodità l’asse dell’elica, che inizialmente usciva su un lato, è stato posto sulla mezzeria della barca. Rispetto al progetto originale, come già detto, è cambiato anche l’armamento delle vele, passato da yawl a cutter. Per il resto la struttura primaria della barca è rimasta inalterata. Ecco quindi fasciame e ponte di coperta in teak da 5 cm, le ordinate anch’esse in legno, e la zavorra fusa in piombo da 21000 kg. Gli interni, elegantemente rivestiti da pannellature in mogano (amovibili per consentire l’ispezione del fasciame), e impreziositi da sapienti giochi di specchi e divani capitonnée, hanno subito un leggero remaking degli spazi per migliorarne la funzionalità crocieristica. Così una moderna cucina ha sostituito la vecchia stufa a carbone, mentre dietro le scale è stato ricavato l’attuale vano motore. Al posto di quella più antica, creata appositamente nel 1926, è stata invece realizzata una toilette per l’equipaggio, ed un generatore è stato nascosto in un armadio del locale officina. Sul ponte, infine, è stata installata una serie di winch per facilitare la manovra delle vele. Manovra che peraltro continua a richiedere un equipaggio molto esperto e molta attenzione nelle strambate perché il boma di «Moonbeam» spazza il ponte ad altezza di gnomo, ed è bene essere sempre pronti a mettere al riparo la testa. Questi ultimi restauri, realizzati nel 1988 presso gli ex cantieri della Camper and Nicholson (Shamrock Quay) a Southampton, hanno dato a «Moonbeam» il definitivo tocco di classe per brillare come una stella (lei che già era un «raggio di luna») nell’affascinante mondo delle barche d’epoca. Charles Plumtree Johnson, che volle fortemente questa barca in un passato tanto remoto, ne sarà certo contento. Così come William Fife la cui «firma», un draghetto inciso sulla prua di ogni sua barca, sorride ancora al mare. Scheda tecnica Lunghezza f.t.: m 31,00 Lunghezza al galleggiamento: m 19,10 Larghezza: m 4,90 Pescaggio: m 3,30 Altezza albero sull’acqua: m 24,80 Lunghezza boma: m 16,90 Massima sup. velica: mq 558 circa Dislocamento: 67 tonnellate Questo articolo ti è piaciuto? Condividilo!
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